Mercato dell’usato in Italia, quanto vale e come funziona: dall’abbigliamento al software

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epa06417905 (FILE) - A guest inspects the new MacBook Pro computer with the new USB-C ports in a demo room, following the announcement of new products at the Apple Headquarters in Cupertino, California, USA, 27 October 2016 (reissued 05 January 2018). According to reports, Apple has admitted its iPhone and Mac products are affected by two considerable security flaws in the hardware chips. Several technology companies are rushing to fix two considerable flaws in popular computer chips manufactured by Intel, AMD and ARM. The flaws could help attackers to gain access to sensitive information such as banking information and passwords. It is not known if the boards and chips pictured contain the security vulnerability.  EPA/TONY AVELAR

Secondo un’indagine dell’Osservatorio Second Hand Economy, condotta da Bva Doxa, il volume d’affari generato nel 2020 dalla compravendita di prodotti di seconda mano è di 23 miliardi di euro. E nel business non sono presenti soltanto beni fisici, ma anche quelli immateriali come possono essere le licenze d’uso dei programmi per computer

Già in forte crescita prima della pandemia, il mercato dell’usato in Italia, se si escludono alcuni settori direttamente collegati alle restrizioni imposte dal Covid come quello dell’auto, è decollato negli ultimi mesi, raggiungendo secondo un’indagine di Bva Doxa* un valore di 23 miliardi di euro nel 2020. In forte espansione è il second hand legato alla moda che, secondo una stima della società di consulenza Boston Consulting Group, vale tra i 30 e i 40 miliardi di dollari in tutto il mondo con previsioni di crescita nel prossimo quinquennio dal 15% al 20% l’anno. E se nella percezione comune l’usato viene collegato quasi sempre ai prodotti materiali e fisici, nel conto bisogna considerare anche il mercato dei beni immateriali, si pensi ad esempio alle licenze dei software e dei programmi.

Il mercato dell’usato in Italia

I 23 miliardi di euro generati nel 2020 dal mercato dell’usato, secondo la settima edizione dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da Bva Doxa, rappresentano l’1,4% del Pil italiano. L’indagine ha analizzato comportamenti e motivazioni degli italiani rispetto alla compravendita dell’usato. Questa forma di economia circolare sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nel nostro mercato, anche in conseguenza dell’emergenza Covid-19 e della nuova normalità che essa ha creato. Solo nel 2020, risulta ancora dall’analisi di Bva Doxa, sono stati infatti 23 milioni gli italiani che si sono affidati al mercato dei prodotti di seconda mano, il 14% per la prima volta.

Chi compra usato, come e cosa

Definito anche l’identikit di coloro che maggiormente ricorrono all’acquisto di usato: nel 66% dei casi si tratta di laureati, il 65% fa parte della cosiddetta Generazione Z, ovvero i nati dalla seconda metà degli anni Novanta fino alla prima decade del Duemila, il 63% è composto da famiglie con bimbi piccoli. Ovviamente le categorie sono sovrapponibili fra loro. Tra chi nel 2020 ha acquistato o venduto oggetti usati, il 63% ha scelto di farlo online, canale privilegiato soprattutto per la sua velocità (47%), ma anche per la possibilità di comprare o vendere comodamente da casa (44%). Gi italiani acquistano principalmente prodotti per casa e persona (67%), poi sport e hobby (61%), elettronica (55%) e veicoli (33%). Tra le categorie più comprate online anche libri e riviste (30%), arredamento e casalinghi (29%) e informatica (27%).

Il mercato del software usato

E nella categoria informatica, rientra anche il mercato del software usato, un settore in costante crescita, soprattutto da quando, nel 2012, una sentenza della Corte di Giustizia Ue ha regolamentato requisiti e modalità per operare in maniera legale. Difficile reperire dati ufficiali, ma secondo un articolo del Sole 24 Ore del dicembre 2019, il giro d’affari del mercato del software usato ha superato nel mondo quota 130 milioni di euro l’anno, di cui 10 milioni sono relativi all’Italia.

Come funziona il mercato del software usato

Relicense, azienda nata in Germania ma con sede anche in Italia, è una delle maggiori realtà che consentono di vendere o acquistare licenze di software in piena legalità. Nella compravendita di un software usato a essere ceduto è un diritto di utilizzo. Relicense opera come una sorta di intermediario in questo mercato: acquista licenze d’uso di software da grandi aziende e poi le rivende ad altre società in conformità a tutte le disposizioni giuridiche vigenti. Relicense si occupa di tutto l'iter burocratico necessario per produrre la documentazione che attesti l'autenticità e la validità della licenza. L'azienda cliente è, infatti, tenuta a conoscere il nome del precedente proprietario del programma. Per aumentare la trasparenza dell'operazione, e garantire ai soggetti coinvolti che tutto avvenga in sicurezza e nel pieno rispetto della normativa, Relicense comunica anche a chi ha prodotto il software gli estremi del nuovo proprietario.

I vantaggi dell’acquisto e della vendita di software usato in Italia

In questo modo, Relicense riesce a offrire licenze software già usate con prezzi ovviamente più bassi rispetto a quelle di prima mano. Così anziché la versione ultima del programma, spesso non fondamentale per le reali esigenze dell'organizzazione, le aziende possono acquistare la copia di seconda mano con un risparmio che oscilla dal 40% al 70% rispetto al prezzo di acquisto del software nuovo. E i vantaggi di natura economica del software di seconda mano valgono anche nel caso in cui un'azienda decida di vendere licenze non più utilizzate. Il mercato delle licenze usate è già diffuso da tempo, soprattutto in Nord Europa, ma anche in Italia a partire dal 2013 ha iniziato a destare interesse.

* L’Osservatorio Second Hand Economy è stato condotto da BVA Doxa per Subito

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