Twitch e moderazione, la piattaforma live streaming è un buon modello?

Tecnologia

Chiara Piotto

La piattaforma di live streaming di intrattenimento è tra quelle che applicano misure più rigide sulla moderazione dei contenuti e il blocco degli utenti. Che possa essere un modello per altri social?

Dal blocco degli account di Trump alla sfida tra Putin e Twitter, la moderazione dei contenuti sui social assume spesso connotati politici, quando non di cronaca. La normativa internazionale è aperta a sufficienza, sulla questione, da lasciare spazio alle singole piattaforme per decidere come comportarsi. Tra quelle che applicano un regolamento abbastanza rigido si distingue Twitch, lo spazio dedicato al live streaming acquistato da Amazon nel 2014, originariamente dedicato ai videogiochi e oggi teatro di ogni tipo di eventi live di intrattenimento, dallo sport alla musica. 

I moderatori di Twitch

Come su YouTube o TikTok, anche su Twitch le attività ruotano intorno ai creator, ciascuno con una propria community. E il 2020 - con la popolazione mondiale costretta a casa dalle restrizioni anti-Covid - è stato un anno record: 17 miliardi di ore di visualizzazione, in crescita dell’83% rispetto al 2019. Dicevamo della policy interna che regolamenta i contenuti: per tutelare gli utenti, Twitch può intervenire per sospendere in qualsiasi momento gli account che svolgono attività o pronunciano parole inopportune, immorali o rischiose. Gli addetti della piattaforma si trovano quindi, di caso in caso, a scegliere se rimuovere i contenuti dannosi, mandare un avvertimento agli utenti responsabili o sospenderli direttamente. 

Gli interventi di moderazione dei singoli account

Anche l'intervento di moderazione da parte degli utenti è più sviluppato rispetto ad altri social: non soltanto è possibile sospendere o bloccare gli account che ci infastidiscono, ma si possono eleggere "moderatori personali" che aiutino a moderare la community durante un livestream.  

Il "permaban"

A preoccupare i creator, però, è soprattutto il ban imposto dalla piattaforma, che può essere immediato ed essere temporaneo (fino a 30 giorni) o a tempo indeterminato. Questo secondo caso in gergo si chiama “permaban” e non si può contestare: può essere un grande problema per gli utenti che vivono dei ricavati della piattaforma, tramite donazioni e pubblicità. Ad attirare un ban, si legge guardando il regolamento pubblicato online, possono essere frasi o atteggiamenti violenti, contro la privacy, illegali, autolesionisti, pornografici, discriminatori, d’istigazione all’odio, lesive della dignità. Definizioni precise quanto ampie. Ma nel concreto, molti creator pensano che sia difficile schivare così tanti divieti, che lasciano discrezionalità ai moderatori della piattaforma di decidere della loro carriera. 

I due approcci possibili

Ecco quindi che se su altri social gli utenti lamentano regole troppo blande di moderazione dei contenuti, neppure l’approccio di Twitch convince tutti. La questione resta aperta: per gli utenti è meglio dover seguire meno regole di moderazione che rischiano di lasciare impuniti alcuni comportamenti sbagliati o più regole che rischiano di punire anche quando non necessario? 

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