La mossa del colosso di Shenzhen è stata dettata dall’”incredibile pressione” a cui è stata sottoposta la catena di fornitura dopo il bando voluto da Donald Trump e le sanzioni
Confermando le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, Huawei ha venduto il suo marchio Honor, creato nel 2013 per gli smartphone di fascia medio-bassa. Il colosso di Shenzhen è stato costretto ad agire in questo modo a causa dell’”incredibile pressione” a cui è stata sottoposta la catena di fornitura dopo il bando voluto da Donald Trump e le sanzioni. Honor è stata acquistata da un consorzio di 40 società, che include agenti, rivenditori e distributori del marchio. Huawei non avrà nessuna quota. Anche se l’azienda non ha fornito i dettagli finanziari dell’operazione, le indiscrezioni fornite da Reuters all’inizio di novembre indicano che l’ammontare sarebbe di più di 15 miliardi di dollari.
La scelta di Huawei
È stata la crescente incapacità di acquistare componenti per i suoi dispositivi, come i semiconduttori, a spingere Huawei a vendere il marchio Honor. “Questa vendita aiuterà venditori e fornitori del canale Honor a superare questo momento difficile”, ha spiegato l’azienda. Ogni anno vengono venduti oltre 70 milioni di dispositivi a marchio Honor: perlopiù si tratta di smartphone di fascia medio-bassa rivolti ai giovani o a chi vuole risparmiare.
Il futuro di Honor
Al momento non è chiaro se Honor potrà operare liberamente sul mercato o se sarà sottoposta agli stessi vincoli di Huawei. Tutto dipenderà dalle prossime decisioni dell’amministrazione Usa, che potrebbe scegliere di inasprire le restrizioni imposte finora, lasciarle uguali o allentarle. Quest’ultimo caso sarebbe particolarmente favorevole per Honor, perché le consentirebbe di acquistare dalle aziende statunitensi vari componenti utili. Gli smartphone del marchio potrebbe persino riuscire ad accedere ai servizi di Google, ormai preclusi ai dispositivi di Huawei. Ora che non è più legato al colosso di Shenzhen, il marchio dovrebbe essere equiparabile alle altre società cinesi che non sono state sanzionate o limitate dall’amministrazione Usa. I prossimi mesi saranno cruciali per capire in che direzione andrà Honor dopo la “separazione” da Huawei.