Senza 5G, entro cinque anni taglio a e-sport e gaming

Tecnologia

Aldo Agostinelli

Il futuro del 5G secondo Massimo Basile, Head of Networks and Managed Services di Ericsson Italia 

Secondo i dati dell’ultimo Mobility Report pubblicato da Ericsson, entro il 2020 globalmente si raggiungeranno 190 milioni di abbonamenti 5G nel mondo e 2,8 miliardi nei prossimi cinque anni. Nonostante le polemiche, gli allarmismi, gli atti di vandalismo e le campagne di disinformazione combattute a colpi di fake news sui social, che paventano misteriosi collegamenti tra la connettività mobile e la diffusione del Coronavirus, il 5G avanza nel mondo.

 

“Il 5G è la tecnologia per le comunicazioni mobili che avrà lo sviluppo più veloce di sempre”, spiega Massimo Basile, Head of Networks and Managed Services, Ericsson Italia e Sud Est Mediterraneo: “In Ericsson stimiamo che per arrivare a un miliardo di utenti 5G attivi nel mondo basteranno quattro anni, rispetto ai sei impiegati per raggiungere il miliardo di abbonati alle reti 4G. Entro il 2025 il 45% del traffico dati mondiale passerà sulle reti di nuova generazione”.

Quanto all’Italia?

“L’Italia è stata pioniere nell’introduzione del 5G: se in Europa solo il 20% dello spettro disponibile è già stato allocato, in Italia l’asta per l’assegnazione delle frequenze nelle bande 700 MHz, 3.6 – 3.8 GHz e millimetriche si è conclusa già nel 2018. Siamo stati quindi tra i primi in Europa a lanciare le reti 5G commerciali, ormai un anno fa. Oggi se ne contano circa 80 nel mondo”.

 

Però oltre 500 Comuni italiani hanno adottato provvedimenti contro l'installazione delle antenne 5G. 

“Le ordinanze e le delibere emesse da alcuni comuni italiani rischiano di impedire lo sviluppo uniforme della rete 5G. Tutto questo può avere dure ripercussioni sui cittadini, che potrebbero vivere un nuovo digital gap, e sulle imprese, che non potranno utilizzare le reti di nuova generazione per attuare i processi di trasformazione digitale. È importante che il governo e le istituzioni sanitarie prendano una chiara posizione sull’argomento e mettano in atto una campagna di informazione per spiegare correttamente e in piena trasparenza ad amministratori e cittadini gli aspetti di sicurezza e i benefici introdotti dalle reti 5G”.

 

Quindi le preoccupazioni sul 5G sono infondate?

“Le reazioni avverse al 5G derivano da una scarsa conoscenza della materia. Il 5G, come il 4G e gli standard precedenti, deve essere realizzato nel pieno rispetto di normative che in Italia sono anche più restrittive rispetto a quanto previsto dagli enti internazionali preposti (come lo ICNIRP e l’OMS), e fra le più cautelative al mondo. In Italia la regolamentazione impone dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici 100 volte più bassi rispetto a quelli raccomandati e adottati dalla stragrande maggioranza dei paesi europei (in Italia il limite massimo della densità di potenza, ovvero della potenza ricevuta su una data superficie, è di 0,1 W/m2 contro i 10 W/m2 raccomandati dall’ICNIRP). Questo livello di esposizione, tra l’altro, è svariati ordini di grandezza più basso del livello al quale i campi elettromagnetici producono effetti osservabili sull’organismo, come appurato in 50 anni di ricerche e studi sulle onde radio. Quanti di coloro che sono preoccupati delle radiazioni del 5G ne sono a conoscenza?”.

 

Restando in tema di Digital Transformation, anche le piccole imprese sembrano ritrarsi di fronte all’innovazione. Recenti dati Istat ci dicono che le Pmi hanno fatto poco o nulla per riadattarsi ai cambiamenti sociali imposti dalla crisi del Coronavirus: 1 impresa su 3 non ha intrapreso alcuna azione di carattere strategico, e solo 1 su 10 (con netta prevalenza di unità più grandi) risponde alla crisi con la transizione digitale. Eppure gli enti pubblici italiani sono tra i più avanti d'Europa in quanto ad adattamento alle nuove tecnologie.

 

Se ne deve dedurre che sono soprattutto le piccole e medie imprese a rallentare la digitalizzazione e l’ammodernamento del Paese?

“Covid-19 ha dimostrato l’importanza della digitalizzazione dei processi produttivi e organizzativi per le imprese. Molte aziende sono riuscite a far fronte al lockdown proprio grazie alle possibilità offerte dalla connettività, che ha in parte contenuto l’impatto economico della pandemia. In questo scenario, gli incentivi per l’Industria 4.0 possono rappresentare uno stimolo affinché le imprese mettano in atto percorsi di evoluzione verso la digitalizzazione. Questo non solo renderebbe le aziende più resilienti durante le crisi, ma aprirebbe le porte anche a un nuovo potenziale di business. Infatti, secondo i risultati dello studio “5G for business: a 2030 market compass” realizzato da Ericsson e Arthur D.Little, il 5G sarà il volano per la digitalizzazione delle industrie italiane. Nel 2030 il 5G potrà abilitare 32 miliardi di dollari di investimenti nel processo di trasformazione digitale in 10 settori industriali considerati nell’analisi (manifatturiero, sicurezza pubblica, servizi finanziari, sanità, automotive, trasporto pubblico, media e intrattenimento, energia e utility, retail e agricoltura)”.

 

Sempre secondo il Mobility Report, il traffico dati per la fruizione di contenuti video da mobile crescerà del 30% anno su anno fino al 2025, momento in cui rappresenterà circa tre quarti di tutto il traffico dati su reti mobili. Che ruolo avrà il 5G in questo sviluppo?

“La crescita del consumo di video è dovuta a una maggiore presenza di video integrati online, alla crescita dei servizi di streaming che prevedono video on-demand, e alla migliore risoluzione degli schermi dei dispositivi mobili. Le reti 5G saranno fondamentali per gestire questa crescita così importante e renderanno più fruibile la visione in streaming di contenuti ad alta risoluzione (UHD, 360-degree video, AR, VR, 4K, 8K) e l’utilizzo di applicazioni più immersive, ad esempio nel settore degli e-sport o del gaming. Di fatto senza il 5G molto presto diventerebbe impossibile soddisfare la crescente domanda sempre di contenuti con una adeguata qualità di immagine. Le reti ne risulterebbero congestionate e sarebbe necessario limitare la qualità o impedire la diffusione di nuovi servizi”.

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