La kermesse milanese ha fatto registrare 162mila presenze, il 10% in più rispetto alla scorsa edizione. Ce ne parla il presidente dell’Aesvi Paolo Chisari che sottolinea il successo degli eSports e dell’area dedicata agli sviluppatori italiani
Su Game Show chiudiamo, ma solo per quest’anno, il ricco capitolo dedicato alla Milan Games Week (GUARDA IL SERVIZIO) con il bilancio della fiera. Per completare idealmente il percorso che abbiamo aperto una settimana fa con il presidente di Aesvi Paolo Chisari che ci introduceva alla manifestazione promossa dall’associazione e organizzata da Campus Fandango Club, gli abbiamo chiesto di tirare insieme a noi le somme, partendo da un dato significativo come il 10% in più registrato sul fronte dei visitatori: 162mila rispetto ai quasi 150mila della scorsa edizione.
Presidente, quello dell’affluenza immaginiamo sia un dato che la soddisfa.
Sì, si tratta di numeri in linea con le nostre aspettative che credo che il terzo padiglione, quello dedicato agli eSports abbia contribuito in maniera determinante a fare lievitare, soprattutto quando c’erano le finali delle varie competizioni on-line.
A parte quella delle arene, quale altra idea si è rivelata azzeccata?
Ha avuto un buon successo, e si tratta di un risultato che mi fa particolarmente piacere sottolineare, l’area degli sviluppatori italiani e posso già anticipare che l’idea è di raddoppiare per l’anno prossimo lo spazio espositivo loro dedicato. Tutta la manifestazione si è svolta poi in un ambiente adeguato, con un clima tranquillo. Direi che nel complesso è stato un lavoro ben fatto.
Quali sono invece le cose da migliorare per la prossima stagione?
Sicuramente incrementare il numero delle postazioni di gioco. Dobbiamo anche puntare ad aumentare il numero dei pubblisher internazionali presenti e potenziare l’offerta legata al mercato dei Pc, che alla Milan Games Week ancora non è ben rappresentato. Insomma, l’obiettivo è ampliare ulteriormente il bacino di espositori.
In generale, si tratta di un risultato che conferma l’annata della Aesvi?
Come Aesvi sono dati buoni e ci fanno ben sperare per il finale d’anno sotto il profilo economico. Ma è sotto quello della presenza istituzionale che siamo cresciuti molto. Si tratta di un’attenzione anche del mondo della politica verso il nostro settore che ci fa piacere perché contribuisce a riconoscerne la rilevanza e soprattutto ci accredita dal punto di vista della qualità.
Si può dire che i videogiochi si siano affrancati da un ruolo minore all’interno dell’industria dell’intrattenimento?
Si può dire che è un processo in atto e che anno dopo anno riserva segnali che fanno ben sperare sul suo esito. D’altronde penso che sia un processo fisiologico, a cui contribuiranno in maniera determinante le nuove generazioni, che avranno un approccio diverso ai videogiochi, considerandoli con maggiore familiarità e meno diffidenza rispetto al passato.