Il primo robot dai riflessi pronti e il cervelletto hi-tech è italiano

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Il cervelletto del nuovo robot ha un codice di controllo che gira su un computer replicando la funzione dei diversi tipi di cellule (foto: archivio Getty Images)

Capace di reagire agli stimoli esterni e interagire con l'ambiente circostante, rappresenta uno dei primi risultati del progetto di ricerca europeo "Human Brain Project" sul cervello umano ed è stato sviluppato dall'Università di Pavia e Politecnico di Milano

Riflessi pronti e capacità di interazione con l'ambiente circostante: il nuovo robot umanoide, di nome "Nao", progettato dall'Università di Pavia e dal Politecnico di Milano è il primo modello dotato di cervelletto artificiale. Capace di reagire agli stimoli esterni come spinte o trattenute, rappresenta uno dei primi risultati concreti di "Human Brain Project", il progetto europeo sullo studio del cervello umano.

 Il cervelletto hi-tech

Nao è dotato di un cervelletto artificiale che altro non è se non "un codice di controllo che gira su un computer mimando la funzione dei diversi tipi di cellule che compongono il cervelletto del topo", spiega Alessandra Pedrocchi del Politecnico di Milano. Il cervelletto è un'area cruciale perché da lui dipende l'interazione con l'ambiente. "Stabilisce come deve essere eseguita un'azione – ha osservato Egidio D'Angelo, direttore del Laboratorio di neurofisiologia dell'Università di Pavia – e lo apprende attraverso l'interazione con l'ambiente, imparando i processi di coordinazione senso-motoria". La novità del nuovo robot umanoide è proprio la sua capacità di riconoscere e associare due stimoli sensoriali temporalmente coordinati, "ad esempio un segnale acustico che viene seguito da una luce laser", ha aggiunto Pedrocchi.

Verso robot più intelligenti e autonomi

Il risultato ottenuto con Nao potrebbe aprire la strada allo sviluppo di robot sempre più intelligenti e autonomi da utilizzare in settori molteplici: dalla produzione industriale fino all'assistenza delle persone. Per il momento il progetto starebbe già consentendo di sviluppare simulazioni delle malattie che colpiscono il cervelletto, in modo da studiare le alterazioni dei comportamenti nei pazienti. La prossima sfida, ha spiegato ancora D'Angelo, "sarà connettere il cervelletto del robot ad alcuni moduli della corteccia cerebrale dove nasce il comando per eseguire l'azione, in modo da ricostruire in modo più completo tutto il circuito".

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