Studio del Mit: riconoscimento facciale funziona meglio con i bianchi

Tecnologia
Un fotogramma dal video di presentazione della ricerca del Mit (YouTube)
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Secondo i ricercatori "alcuni software farebbero più fatica a riconoscere il volto delle persone dalla pelle scura". La differenza nell'accuratezza sarebbe causata dai dati e dagli algoritmi su cui i sistemi si basano

La tecnologia di riconoscimento facciale funzionerebbe meglio con le persone dalla pelle chiara, soprattutto se di sesso maschile. È quanto emerge da una ricerca del MIT Media Lab, che ha messo alla prova vari sistemi d'intelligenza artificiale realizzati per riconoscere il sesso di una persona a partire da una foto. I ricercatori hanno testato questi software su un campione di 1.270 volti. Le percentuali di errore, nel caso di donne con la pelle scura, sono arrivate al 35%.

Algoritmi "di parte"?

A giustificare i dati emersi non sarebbe alcun tipo di pregiudizio. La differenza risiederebbe, infatti, soltanto nei dati e negli algoritmi utilizzati per garantire il funzionamento della tecnologia. Joy Buolamwini, ricercatore de MIT, dopo aver messo alla prova i riconoscimenti facciali elaborati da Microsoft, Ibm e Megvii, ha stabilito che "nel complesso, i soggetti maschili sono classificati più accuratamente di quelli femminili, replicando precedenti risultati" e che "i soggetti più chiari sono riconosciuti con più precisione rispetto a quelli più scuri". L'autore del paper esclude che queste tecnologie siano intenzionalmente difettose nel riconoscimento di alcuni alcuni soggetti, ma "dal momento che la vision technology è utilizzata in settori di alta importanza come la sanità, serve più lavoro per dare punti di riferimento agli algoritmi visivi, adatti a vari gruppi demografici e fenotipici".

I dati

I risultati della ricerca hanno mostrato che, nel caso degli uomini di pelle chiara, la percentuale di errore del riconoscimento facciale si attesta intorno all'1%, dato che sale al 7% per le donne. Nel caso di uomini dalla pelle più scura il margine cresce al 12%, fino a raggiungere il 35% per le donne. Già due anni fa un articolo dell'Atlantic aveva messo in evidenza come il riconoscimento facciale sviluppato da compagnie asiatiche fosse molto più a suo agio nel riconoscimento di persone con tratti orientali, a conferma del fatto che sono gli algoritmi e i dati utilizzati a compromettere l'efficienza di questi sistemi.

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