Il boom di Overwatch League: perché gli eSports piacciono tanto

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Federico Ercole

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Dopo il successo travolgente della manifestazione di Los Angeles, milioni di persone seguono con passione i match videoludici, andando a fare concorrenza a eventi più noti come la NBA

di Federico Ercole

Ogni generazione ha i propri miti. E questo vale anche per i videogiochi: ai più grandi piacciono i grandi classici come Super Mario, Legend of Zelda o Horizon Zero Dawn. Gli adolescenti vanno pazzi per le competizioni online e gli eSports. 

I campioni del videogioco competitivo ormai guadagnano come blasonati calciatori e sono seguiti da milioni di persone. Lo si è visto bene durante la recente Overwatch League a Los Angeles: un successo clamoroso di pubblico che continua a fare discutere, quasi adombrando eventi sportivi americani consolidati come la NBA. D’altronde non è così difficile sognare di diventare delle star del videogioco, soprattutto oggi che alcuni esemplari dell’intrattenimento elettronico sono stati comparati a vere e proprie attività sportive e sono stati accettati dalle istituzioni di categoria

Solo determinate categorie di videogioco si prestano a essere elette come eSport: racing games, sparatutto o picchiaduro. La nuova tendenza – neppure tanto nuova perché tornei dedicati esistono da più di un decennio - non andrà certo a scapito del videogame inteso come opera e rappresenta invece una differenziazione importante del medium, arricchendolo.

 

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L’eSport è sport? 

Senza dubbio, come diverse attività che richiedono concentrazione, allenamento e sforzo psicofisico, il videogioco può essere comparato a un’attività sportiva. Se si considerano le abilità necessarie per vincere in una simulazione di Moto GP o in una Formula Uno numerica, si noterà che non differiscono così tanto da quelle padroneggiate da un pilota “vero”, tanto che questi spesso si allenano virtualmente.  

Considerare minori le fatiche fisiche e psicologiche di un videogamer professionista rispetto a quelle di un atleta è come quando un giocatore di poker, briscola o scopone scientifico sbeffeggia i ragazzi che giocano con le carte dei Pokemon: un gioco le cui regole sono assai più complesse di quelle del Bridge. 

La problematica dell’obsolescenza tecnologica

Negli anni è cambiata la forma, la praticità e l’efficacia degli sci, delle scarpe da calcio, delle slitte, delle bicliclette o delle racchette da tennis. Tuttavia l’allenamento e il cuore sportivo di quelle attività non sono mai mutate. Con il videogioco invece, così intimamente legato all’evoluzione tecnologica, il discorso è differente. Il futuro campione videoludico deve essere poliedrico, capace in diverse categorie di gioco e sempre pronto ad adattarsi a nuove interfacce. Il campione eSportivo, inoltre, deve essere veloce ad accedere alla fama e considerare che la sua carriera potrebbe non essere lunga come quella degli atleti di altre categorie dello sport. 

 

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