Sarahah, che fine ha fatto la app anonima?

Tecnologia

Chiara Piotto

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Dopo il succcesso estivo, i download della app saudita che permette di inviare messaggi anonimi sono calati in Italia. Restano i dubbi su tutela della privacy e cyberbullismo.

Aveva scatenato dibattiti sull’anonimato online e sui rischi di cyberbullismo. Era diventata virale, gli screenshot dei messaggi ricevuti avevano invaso le bacheche di Facebook. La sua popolarità è durata un’estate, anzi, meno di un’estate.

Cos'è Sarahah

Sarahah è arrivata in Italia a fine luglio. Ideata dall’analista petrolifero saudita Zain al-Abidin Tawfiq a febbraio 2017, in estate ha scalato le classifiche di download su App Store iniziando a fare il giro del mondo. La novità, rispetto ad altri social network diffusi, è l’anonimato: si possono ricevere e mandare messaggi ad amici e conoscenti, senza che il destinatario possa vedere il nome del mittente. Per questo motivo il nome Sarahah significa “candore, franchezza”, in arabo. L’idea dei suoi fondatori era quella di offrire ai dipendenti di un’azienda la possibilità di inviare critiche costruttive ai propri capi in completa libertà.

Scomparsa dalle classifiche dei download

Ad oggi la app ha raggiunto i 95 milioni di utenti, come riporta il Wall Street Journal, con i record di download negli Stati Uniti e in India. E’ diventata una delle applicazioni più scaricate su mobile dai teenager statunitensi, che condividono le proprie utenze tramite Snapchat, altro social network popolare tra gli adolescenti. Eppure è scomparsa dalle classifiche di download. Non è tra le 50 app gratuite più scaricate su Apple Store, né negli Stati Uniti né in Italia. Se poi la ricerca viene indirizzata alle sole app di social network, compare al 48esimo posto in Italia e al 21esimo posto negli Usa: ad agosto era nella “top ten”.

Le polemiche sul bullismo

Sarahah non è scomparsa soltanto dalle classifiche: esauritasi la novità, in Italia si è esaurito il dibattito mediatico così come la pubblicazione dei messaggi sulle bacheche private. A tagliarle le gambe, la facilità con cui scatena gli hater online. Alcuni giornali italiani sono arrivati a titolare “Cos’è Sarahah, ecco perché non dovete scaricarla”.
La app, che ha solo due dipendenti in un ufficio a Dhahran, in Arabia Saudita, ha provato a scoraggiare i bulli introducendo filtri ai messaggi e un’opzione che permette di bloccare gli utenti sgradevoli. Ma questi accorgimenti e l’invito a “lasciare messaggi costruttivi” non sono bastati a superare gli ostacoli che già prima avevano affondato app simili, come Yik Yak, Secret o Whisper.

Il problema della privacy

A mettere in crisi la reputazione della app è stata anche la polemica sulla privacy nata a fine agosto, quando un esperto di sicurezza informatica ha accusato la piattaforma di esportare i contatti della rubrica, sia telefonica sia di posta elettronica, degli iscritti. In sua difesa, Tawfiq ha spiegato che la funzione di accesso ai contatti era stata inclusa in un momento in cui si pensava di sviluppare la possibilità di trovare sulla piattaforma i propri amici e conoscenti, come viene fatto su altri social network, ma la feature non è stata completata. 

I dubbi sui possibili guadagni

Non va meglio dal punto di vista economico: in seguito al boom di download e alla popolarità mediatica, lo sviluppatore di Sarahah non è riuscito a renderla redditizia, nonostante una sponsorizzazione Microsoft da 120mila dollari e l’introduzione di un servizio premium a pagamento. Gli annunci pubblicitari sulla piattaforma non bastano. E se la popolarità dovesse continuare a calare, portare i conti in pari potrebbe diventare una sfida impossibile. 

 

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