Sono molte le applicazioni pensate per proteggere le donne. Dallo smartphone si possono far partire chiamate ai numeri d’emergenza oppure allertare amici e parenti
Sfruttano la geolocalizzazione e la rete. Mettono in contatto con il 112 (numero unico europeo per le emergenze), con i centri antiviolenza più vicini o con operatori attivi 24 ore su 24, sette giorni su sette. Sono le app pensate per contrastare abusi, stalking e molestie. Perché anche la tecnologia può combattere la violenza. Ecco quali sono alcune delle applicazioni che, con un click, possono aiutare le donne - ma non solo - a sentirsi più sicure.
Where Are U: l’app ufficiale del 112
Anche se sono molte le app che mettono a disposizione il contatto diretto con il 112, ce n’è una che è quella ufficiale per questo tipo di servizio. Si tratta di Where are U (per iOS e Android) che connette l’utente con la Centrale unica di risposta 112 della propria zona. Nello specifico, il 112 è il numero europeo dell’emergenza a cui inviare richieste di aiuto per l’intervento di Forze di pubblica sicurezza, Vigili del fuoco e Soccorso sanitario. Grazie all’app, l’operatore riceve automaticamente la posizione di chi invia la richiesta d’aiuto. Ma il servizio si spinge oltre: se non si può parlare, esiste l’opzione "chiamata silenziosa" con cui si può comunque indicare il tipo di intervento di cui si ha bisogno. Come spiegato sul sito dedicato, "i dati vengono usati esclusivamente per la gestione della chiamata di emergenza", e "l’app invia la propria posizione solo quando viene effettuata la chiamata" verso il 112. Consultando l'applicazione si può anche vedere in quali Regioni, al momento, è disponibile il servizio.
D.i.Re: in contatto con il centro antiviolenza più vicino
D.i.Re è una app gratuita (per iOS e Android) che dà informazioni utili e riferimenti per entrare in contatto con il centro antiviolenza più vicino. È nata da un progetto dell’Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, realizzato in collaborazione con Eau Thermale Avène. In Italia, le 80 associazioni della rete, distribuite su tutto il territorio nazionale, gestiscono sia centri antiviolenza che case rifugio. La tecnologia pensata è "uno strumento davvero prezioso per le donne che vivono situazioni di violenza e spesso non sanno a chi rivolgersi e come agire", come spiegano dall’associazione. Tutte le utenti possono registrarsi in maniera sicura - anche anonima - e accedere all’area riservata, dove è possibile salvare il centro antiviolenza più vicino, grazie alla geolocalizzazione e a una mappa. Si possono anche annotare in un’agenda (l’ “Agenda dello stalking”) tutti gli episodi di violenza subiti, così da rendere più semplice l’eventuale ricostruzione di quanto successo, nel caso la donna scelga liberamente di denunciare. Sono anche elencati dei numeri utili ed è disponibile un test che aiuta a "riconoscere una relazione violenta".
S.H.A.W.: un click per combattere la violenza di genere
S.H.A.W. è l’acronimo di Soroptimist help application women ed è stata creata per combattere la violenza di genere. È gratis - per iOS e Android - ed è stata pensata dalla Soroptimist International, un'associazione femminile composta da donne professionalmente attive che opera, attraverso progetti, per la promozione dei diritti umani, l'avanzamento della condizione della donna, l'uguaglianza e lo sviluppo e l'accettazione delle diversità. È intuitiva e utile a livello internazionale con le 12 lingue in cui è disponibile. Nella schermata principale ci sono due icone "click to call". Una mette in collegamento diretto con il 112, per le situazioni di immediato pericolo, e l’altra con il 1522. Quest’ultimo numero è stato sviluppato dal Dipartimento per le pari opportunità, dal 2006. È attivo 24 ore su 24, per tutti i giorni dell’anno, ed è accessibile all’interno del territorio nazionale gratuitamente, con un’accoglienza in italiano, inglese, francese, spagnolo, russo e arabo. L’obiettivo: dare supporto a chi sceglie di denunciare, ma anche fornire un aiuto tempestivo. Dal 2010 i casi con carattere di emergenza, infatti, "vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le forze dell’ordine". Anche per questa app è attivo il servizio di geolocalizzazione che indica i centri antiviolenza più vicini alle utenti. Nella sezione "Legge", invece, vengono date alcune informazioni di carattere giuridico su violenze, stalking e tutela delle vittime.
Stalking buster: tre bottoni per segnalare un’emergenza
Stalking buster accoglie gli utenti con un tutorial: sei semplici schermate mostrano come usare l’app. Anche in questo caso, la configurazione è stata pensata per essere intuitiva, soprattutto in casi di emergenza. In Italia il sistema - disponibile gratuitamente per iOS e Android - è stato realizzato da Fondazione Donna a Milano onlus e Avenade Italy. Il meccanismo si basa su tre "bottoni". Il primo consente di far partire una chiamata a un numero precedentemente inserito nelle impostazioni. Il secondo - centrale e più grande degli altri - mette in contatto diretto con il 112. Mentre l’ultimo lancia un sms di emergenza e, anche in questo caso, il numero a cui inviarlo deve essere stato precedentemente inserito. Il tutto è supportato dalla geolocalizzazione. Così, quando si invia il messaggio di Sos, per esempio, questo conterrà un testo automatico con un link che rimanda alla posizione rilevata da Google Maps. Inoltre, anche per questa app, è prevista una sezione in cui si possono trovare numeri utili da contattare, come quello del Telefono Rosa.
Bsafe: per "non camminare mai da sola"
Bsafe è stata pensata come un social network: permette di creare una rete di amici e famigliari dove si può indicare il contatto da avvisare in situazioni di pericolo. Anche in questo caso, si basa tutto sulla geolocalizzazione. Nel 2013, Forbes ha inserito quest'app tra i "7 prodotti che terranno al sicuro le persone durante le vacanze". Diverse le opzioni disponibili (tutte in inglese, per iOS e Android). C’è il pulsante “seguimi” che consente a tutti gli amici, oppure solo a quelli selezionati, di camminare con l’utente in maniera virtuale, via Gps. Dopo che la richiesta è stata inviata, il sistema avvisa chi sta camminando da solo di quanti amici hanno accettato l’invito a vigilare sul suo percorso. Poi c’è il tasto “Sos”: tutti i contatti vengono allertati e vedono immediatamente la posizione di chi ha lanciato l’allarme. Il “contatto primario” viene chiamato automaticamente, mentre per gli altri scatta l’sms corredato anche da un video di quello che sta succedendo intorno alla persona in pericolo. Ma c’è di più: è stato pensato anche il servizio della “falsa chiamata” che fa impostare un nome fittizio e una durata prestabilita della finta chiacchierata telefonica. Così chi viene importunato da qualcuno, può tentare di allontanarsi con la scusa di una telefonata. Inoltre, può essere programmato anche un “timer” di allarme che scatta se, dopo un periodo di tempo prestabilito, l’utente non effettua un check-in online.
Hollaback! denunciare in tempo reale le molestie in strada
"Condividi la tua storia". È questo il presupposto su cui si basa Hollaback!, l’app (per iOS e Android) pensata dall'omonimo movimento globale perché le donne possano raccontare a una comunità online gli oltraggi subiti in strada. La Cnn, nel 2014, ha inserito questo sistema nella lista delle "5 app che possono aiutare a cambiare il mondo". Dopo aver creato un profilo personale, l’utente può scegliere l’opzione "mi è successo" e selezionare una delle criticità disponibili: si va dalla "molestia verbale" all’ "aggressione", passando per "tocco inappropriato" o "atti osceni". Si può poi decidere di rimanere anonime oppure di usare il proprio nome. Dopodiché, con un click, si segnala l’episodio che viene automaticamente geolocalizzato in modo che chi usa l’app ed è nei dintorni ne sia informato. Le segnalazioni possono essere corredate da brevi racconti di quanto successo a cui possono essere anche allegate delle immagini. Sulla mappa della propria zona, tutte le testimonianze rimangono disponibili nel tempo. C’è anche l’opzione "sono testimone" che funziona nella stessa maniera di "mi è successo", ma che serve a sensibilizzare chi assiste a violenze, in modo che denunci l’episodio attraverso l’app.