Da Qwant a Wolfram Alpha: i motori di ricerca alternativi a Google
TecnologiaLe grandi aziende del tech usano i nostri dati per scopi non sempre trasparenti, in particolare attraverso le nostre ricerche sul web. Ci sono alternative meno note ma molto valide e che puntano forte sulla privacy degli utenti. Eccole
"Fare soldi con i dati altrui non è il nostro business". Lo ha detto Eric Léandri, fondatore di Qwant, durante la presentazione ufficiale della sua creatura avvenuta lunedì 9 ottobre presso il negozio Eataly di Milano. Il riferimento nemmeno tanto velato è a Google, al quale Qwant, così come altri motori di ricerca alternativi, cerca di contrapporsi puntando molto sul rispetto della privacy degli utenti.
L'appoggio di Macron
Qwant, appena sbarcato in Italia dopo essere già attivo da tempo in Francia e Germania, nasce da un team di imprenditori privati composto, oltre che da Léandri, da Jean-Manuel Rozan e dall'italiano Alberto Chalon. Il suo quartier generale si trova a Parigi e uno dei suoi primi sostenitori risponde addirittura al nome di Emmanuel Macron, che ad aprile 2015 da ministro dell'Economia si espresse a favore della nuova creatura definendola un "Google francese". E il sostegno del presidente transalpino alla creatura non si ferma qui, visto l'ingresso nel capitale di Qwant della Caisse des Dépots, che ha contribuito in maniera sostanziale all'annunciato aumento di capitale di 18 milioni e mezzo di euro della società parigina.
Qwant e il rispetto della privacy
Ma Qwant non vuole replicare le prassi operative di Google. Anzi. Lo slogan che campeggia negli spot televisivi italiani, "il motore di ricerca che rispetta la tua vita privata", ne prende le distanze in maniera netta. Chalon ha d'altronde spiegato, sempre durante la presentazione del lancio italiano, che il progetto è nato proprio quando "Google ha dichiarato che non voleva più essere solo un motore di ricerca" e ha cominciato a raccogliere i dati degli utenti. E proprio per questa attenzione alla privacy degli utenti, tema molto caro alle istituzioni dell'Unione europea, Qwant ha ricevuto un importante contributo di 25 milioni di euro dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei) nel 2015.
Ip cancellati e niente profilazione dell'utente
La particolarità di Qwant, che punta a raggiungere il cinque per cento del mercato europeo nel 2020, è quella di non identificare l'internauta. Non utilizza infatti dispositivi di tracciamento o cookie finalizzati alla creazione di un profilo dell'utente. Nel momento in cui si naviga su Qwant il proprio ip viene cancellato e si viene dunque schermati nella propria attività di ricerca online. Una scelta che rispetta il diritto alla privacy e quello all'oblio. E come si guadagna senza sfruttare i dati degli utenti e dunque senza pubblicità a target? L'azienda ha parlato di tre canali principali di ricavi: le inserzioni sponsorizzate, il canale di shopping e il marketplace di musica e giochi.
DuckDuckGo, niente omogeneizzazione
Un altro motore di ricerca che punta molto sulla differenziazione da Google è DuckDuckGo, fondato nel 2008 in Pennsylvania da Gabriel Weinberg. La sua filosofia è incentrata interamente sul rispetto della privacy, visto che dichiara di non conservare nessuna informazione sulle ricerche degli utenti. DuckDuckGo utilizza le informazioni di crowdsourcing provenienti da altri siti con lo scopo di migliorare la pertinenza della ricerca. La mancata targettizzazione dell'utente consente inoltre di evitare l'omogeneizzazione dei risultati, offrendo la possibilità di conoscere ed esplorare anche opinioni e gusti diversi dai propri.
Dogpile e Vimeo dicono no alla pubblicità
Ma i motori di ricerca alternativi a Mountain View sono molti di più. IxQuick, ad esempio, non utilizza cookie. Gli utenti possono creare bookmark e preferiti che però vengono cancellati automaticamente dopo 90 giorni di inattività. Dogpile, invece, indicizza risultati provenienti da diversi fonti tra cui Google, Yandex e Yahoo, ma rimuovendo tutte le pubblicità. Il rifiuto dell'aspetto del marketing è lo stesso principio che sta alla base di Vimeo, il portale video spot free alternativo a YouTube.
Niente link ad altre pagine web con WolframAlpha
Un approccio del tutto diverso e originale è invece quello adottato da WolframAlpha, motore computazionale di conoscenza fondato nel 2009 dal matematico londinese Stephen Wolfram. Il sistema interpreta le parole chiave inserite dall'utente e propone direttamente una risposta al posto di offrire una lista di link ad altre pagine web. Al momento non è possibile chiedere il "perché" oppure "come si fa" qualcosa. Si possono effettuare solo ricerche su dati oggettivi o quantificabili.
Istella, l'alternativa italiana
Esiste anche un'alternativa tutta italiana a Google. Si tratta di Istella, motore di ricerca di Tiscali voluto da Renato Soru nel 2013, dotato di un forte profilo culturale. La sua unicità consiste nel fatto che non si basa solo su quello che esiste già online, ma mette a disposizione anche informazioni contenute in archivi invisibili al web come l'Enciclopedia Treccani, la Guida Monaci e i documenti del ministero dei Beni Culturali. Insomma, nella rete le alternative non mancano. Basta saperle cercare.