Ecco il primo robot addestrato per spiare l'attività dei neuroni
TecnologiaL'automazione, secondo uno studio britannico, consente di osservare l'attività elettrica del cervello in modo più rapido ed efficace. Sarà un'arma in più per la ricerca contro le malattie neurodegenerative
Un robot capace di "spiare" il cervello e i suoi neuroni. Per individuarli, agganciarli (in autonomia) e registrarne l'attività elettrica in modo più accurato e preciso di quanto non riescano a fare i più esperti biologi in carne ed ossa. È il sistema, il primo nel suo genere, descritto sulla rivista Neuron e sviluppato dall'Imperial College di Londra.
Come funziona il robot
Tra i padri del robot c'è anche un italiano, l'esperto di nanotecnologie Luca Annecchino, convinto che questa tecnologia potrà dare grande impuslo alla ricerca scientifica contro le malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer. "Il nostro sistema – ha spiegato Annecchino all'Ansa – è in grado di posizionare automaticamente dei microelettrodi sulla membrana di neuroni che sono stati precedentemente 'taggati' e resi riconoscibili con proteine fluorescenti. A posizionamento ultimato, il sistema robotico 'cattura' il neurone, aspira una piccola porzione della sua membrana, la perfora e ottiene registrazioni della sua attività elettrica".
I risultati della ricerca
Questa tecnica, nota come "patch clamp in vivo" è complessa e laboriosa. Tanto che, continua Annecchino, "finora è stata eseguita manualmente solo da pochissime persone nel mondo, perché richiede molta esperienza". Il team guidato dal ricercatore italiano è stato il primo ad automatizzare questa procedura attraverso un sistema robotico. E i risultati sono stati notevoli: "Abbiamo comparato le performance della nostra piattaforma con l'approccio manuale convenzionale – racconta l'esperto – e abbiamo osservato che il nostro robot è più veloce e accurato rispetto agli operatori umani.
Le potenzialità dell'automazione
L'impatto dell'automazione alla "caccia ai neuroni", spiega Annecchino, potrà "rendere questi esperimenti più accessibili e permettere a più laboratori nel mondo di usarla nella ricerca neuroscientifica e biotecnologica". Per ora il sistema è stato testato solo sui topi, "ma ha il potenziale per essere esteso anche ad altri modelli". Il passo successivo sarà quindi impiegare il robot per studiare in che modo i circuiti neurali vengano modificati dall'Alzheimer così come da altre malattie neurodegenerative o neuropatie.