Commenti sessisti e razzisti: Facebook chiude chat impiegati pro-Trump

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Il gruppo privato era rinominato Facebook Anon e i contenuti postati al suo interno erano protetti dall'anonimato (foto di repertorio, Getty Images)

La decisione presa a fine 2016, dopo che il gruppo anonimo – originariamente nato per esprimere consigli e preoccupazioni dei dipendenti sul luogo di lavoro – era divenuto un ritrovo per esponenti dell'alt-right

Inizialmente era nato come un gruppo di Facebook, all'interno del quale gli impiegati del social network potevano in via anonima esporre le loro preoccupazioni ed osservazioni sul posto di lavoro. Poi, l'ascesa di Donald Trump e la campagna elettorale statunitense hanno contribuito a trasformarlo in un forum di discussione politica, un luogo nel quale spesso gli interventi degeneravano in commenti razzisti e sessisti. Una piega che Facebook ha ritenuto inaccetabile, inducendo il social network a chiudere la chat/gruppo dopo le lamentele ricevute da diversi dipendenti. L'episodio, raccontato dal "Wall Street Journal", risale alla fine del 2016.

Il gruppo Facebook Anon

Il gruppo privato in questione, rinominato Facebook Anon, era stato creato nel maggio 2015 per offrire agli impiegati un mezzo attraverso il quale esporre le proprie preoccupazioni e opinioni sul posto di lavoro. La condivisione dei contenuti al suo interno era celata dall'anonimato per garantire assoluta libertà a chiunque avesse critiche da muovere alla politica aziendale. Inizialmente utilizzato per trattare argomenti meno controversi, il gruppo ha cominciato a trasformarsi a ridosso delle elezioni politiche di fine 2016, anche se le prime avvisaglie si erano intraviste a inizio dello stesso anno quando al suo interno si era discusso del movimento "Black lives matter". In poco tempo, Facebook Anon si era così trasformato in un ritrovo per dipendenti Facebook che sostenevano la corsa di Donald Trump. E tra i commenti rilasciati se ne trovavano anche diversi giudicati offensivi dagli stessi lavoratori per la presenza di affermazioni razziste o sessiste. Qualcuno, ad esempio, avrebbe sostenuto l'esistenza di un abbassamento degli standard aziendali realizzato per favorire il reclutamento di ingegneri donne (una vicenda che ricorda da vicino quella dell'impiegato recentemente licenziato da Google). L'escalation di messaggi d'odio avrebbe così spinto il gruppo guidato da Zuckerberg a porre fine alla sua esistenza.

"Violazione delle regole di Facebook"

"Una pietra angolare della nostra cultura è essere aperti", ha dichiarato il capo delle risorse umane di Facebook, Lori Goler a 'Business insider'. "Il gruppo interno Fb Anon violava i nostri termini di servizio, che richiedono alle persone che usano Facebook, dipendenti inclusi, di usare la loro vera identità. Lo scorso anno abbiamo disabilitato tutti i gruppi e le pagine anonime all'interno del social network, ricordando a tutti gli impiegati i luoghi della nostra azienda in cui è possibile discutere delle questioni che hanno a cuore, apertamente o in modo confidenziale". La chiusura di Facebook Anon è avvenuta dopo l'elezione di Trump come presidente degli Stati Uniti. Una decisione che, secondo quanto riferisce ancora "Business insider", sarebbe stata però spiegata da Zuckerberg in altro modo, tre mesi dopo. Interrogato da uno dei partecipanti ad un meeting aziendale sulle ragioni che hanno portato alla chiusura del gruppo, il ceo avrebbe spiegato che Facebook Anon era stato usato dai dipendenti per commenti che infastidivano le altre persone e che questo atteggiamento non sarebbe più stato tollerato dall'azienda. Spiegazione seguita a breve giro di posta da un poster di risposta da parte degli anonimi animatori del gruppo, comparso nel campus di Facebook. In cui – accanto alla data di nascita e di morte del gruppo – figurava la scritta "Silenced, but not silent" (che potrebbe essere approssimativamente tradotto con un "Zittiti, ma non zitti").

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