Siri&Co: gli assistenti vocali si sfidano sulle lingue straniere
TecnologiaLa voce di Apple parla 21 idiomi, Cortana di Microsoft 8, Google Assistant 4, Alexa di Amazon si ferma a 2. Ecco come l'intelligenza artificiale impara nuove lingue e perché è così importante conoscere frasi e parole da tutto il mondo
Anche per gli assistenti vocali conoscere lingue straniere è sempre più importante. Figli delle grandi tech company americane (Google, Amazon, Microsoft e Apple), infatti, Siri e gli altri, per conquistare il mercato devono essere poliglotti. E impegnarsi ad apprendere non solo l'inglese a altri idiomi parlati da centinaia di milioni di persone (come spagnolo, arabo e cinese) ma anche lingue dall'estensione più circoscritta.
Siri la poliglotta e gli altri – Al di là della capacità di apprendere le esigenze degli utenti e di governare la smart home, gli assistenti digitali dovranno perciò saper conversare in quante più lingue possibile. In questa speciale classifica, Siri (la voce di Apple) non ha rivali: parla già 21 lingue. E ha iniziato a studiare lo shanghainese, una variazione del cinese che si parla solo nelle zone vicine alla metropoli asiatica. Si tratta di un vantaggio competitivo importante, derivato dalla storia di Cupertino. A differenza di Amazon, Microsoft e Google, per Apple lo sviluppo dell'assistente digitale è andato infatti di pari passo con la presenza globale dei propri smartphone. Ecco perché parlare la stessa lingua degli utenti è sempre stata un'esigenza. I concorrenti sono lontani: Cortana di Microsoft parla otto lingue. E per ricucire la distanza ha costruito un team di 29 persone che lavorano proprio sulle declinazioni nei mercati locali. Google Assistant è l'ultimo arrivato e dovrà recuperare: l'intelligenza artificiale di Big G parla solo quattro lingue. Alexa di Amazon è ancora più indietro: solo inglese e tedesco. Sia Mountain View chee il gruppo guidato da Jeff Bezos hanno confermato alla Reuters che amplieranno la gamma. Ma senza fornire dettagli né sui tempi, né sui numeri.
Come impara Siri – Anche Siri ha un team dedicato alle lingue. È guidato da Alex Acero che - sempre alla Reuters - ha spiegato il processo di apprendimento dell'intelligenza artificiale. Il primo passo è leggere testi di una lingua con diversi accenti e trascrivere gli stessi brani in modo da assicurarsi che Siri associ le stesse parole alle diverse pronunce. L'assistente digitale cattura e confronta i testi in continuazione (anche dopo la sua apertura al pubblico). La sua capacità di imparare una lingua dipende dalla quantità e dalla qualità dei dati raccolti. Solo quando saranno abbastanza, Siri potrà dire aver imparato qualcosa di nuovo.
Non una semplice traduzione – La forza di un assistente vocale sta poi nella capacità di esprimersi in un linguaggio naturale. Non troppo formale, né robotico. Ecco perché, agli assistenti vocali, non basta una semplice traduzione - spesso letterale - dall'inglese, ma occorre sviluppare un complesso processo di apprendimento. Basti guardare a Google Translate: gli aggiornamenti e il machine learning (cioè la capacità del software di imparare da sé) dipendono anche dalla frequenza d'uso. Rispetto alle prime "ingenue" traduzioni letterali degli inizi, il risultato ora sta migliorando, soprattuto nelle traduzione da e per l'inglese. Ma in altri casi l'eccellenza è molto lontana e la strada appare ancora lunga. Anche all'interno di una lingua per larghi tratti comune a molti Paesi (come lo spagnolo), bisognerà sviluppare versioni diverse per Madrid o Città del Messico.