Viaggio in Europa

Sei paesi che rappresentano le sfide
e le contraddizioni dell'Europa,
sei reportage alla vigilia delle elezioni
per il rinnovo del Parlamento europeo

teal flag under cloudy sky

Photo by Sara Kurfeß on Unsplash

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di Liliana Faccioli Pintozzi

Prima dell’Europa unita nata sulle ceneri delle rovine della Seconda Guerra Mondiale, cullata nelle miniere di carbone e acciaio di terre storicamente contese e cresciuta passo dopo passo, crisi dopo crisi, allargamento dopo allargamento inseguendo un sogno fatto di pace e un paradigma di unità nella diversità; prima di tutto questo, c’è stata un’Europa libera e liberata, venuta alla luce sulle spiagge della Normandia – Omaha, Utah, Gold, Sword, Juno – e nutrita con il sangue di più di 10mila soldati.

Così non è forse un caso se quest’anno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, e a cascata di tutte le posizioni apicali dell’Unione, iniziano proprio nel giorno dell’ottantesimo anniversario del D-DAY. E certamente non è un caso se il “Grand Tour” di Sky TG24 in vista di quel voto terminerà proprio quel giorno e proprio su quelle spiagge.

Prima, ci saranno sei tappe: sei paesi simbolo, a raccontare sfide, speranze, contraddizioni e paure comuni a tutto il Continente.

Con Cristiana Mancini andiamo in Ungheria, il paese in questo momento più complesso nei suoi rapporto con gli altri Stati Membri e definito dal suo stesso leader una “democrazia illiberale”. Con Chiara Piotto siamo in Francia, storicamente protagonista dell’Europa unita, lacerata da tensioni sociali e con un focus su sicurezza e anti-terrorismo alla vigilia delle Olimpiadi.
Con Roberto Tallei in Estonia scopriamo come si viva il concetto di difesa “a un fiume di distanza” dalla Russia di Vladimir Putin, con il peso della storia e l’ombrello della Nato. Con Monica Napoli investighiamo la Spagna delle Canarie che stanno diventando un “nuova Lampedusa”, e soprattutto il paradosso di una comunicazione politica che a livello continentale si concentra sull’immigrazione quando i sondaggi ci dicono che in Europa la priorità numero uno per gli elettori è l’economia e il mercato del lavoro.
Con Nino Spampinato torniamo nel cuore della cosiddetta Nuova Europa, la Polonia, per parlare da un lato di diritti – in primis quello all’aborto, tema che si sta rivelando filo rosso in tutta Europa - e dall’altro delle proteste degli agricoltori. Infine chiudiamo il nostro viaggio con Francesca Cersosimo in Germania, per il motore tedesco che si è fermato, e la destra estrema diventa sempre più forte.

L'Ungheria di Orban,
dentro l’Unione
e fuori dallo stato di diritto

di Cristiana Mancini

Di come la corruzione garantisca a Viktor Orban di mantenere incontrastato il suo potere parla sempre Akos Hadhazy, oggi deputato indipendente e un tempo anche lui membro di Fidesz. Per il suo lavoro, lo chiamano il Navalny ungherese. Da una parte Orban utilizza i fondi europei per consentire agli oligarchi che lo appoggiano di costruire grandi patrimoni, dall'altra - cosa ancora più importante - li usa per finanziare gli attivisti e i sindaci dei piccoli villaggi che spingono gli elettori a votare per Fidesz. Si tratta di persone che vengono ricattate con i soldi europei, condizionando i finanziamenti all'orientamento elettorale del villaggio, o addirittura comprate: arrivano soldi con cui vengono costruite pensioni o guest house che non vedranno mai un turista, ma anche lussuose case destinate agli amministratori corrotti. [continua a leggere]







L’Estonia al voto,
con il cuore in Europa
e la minaccia russa
al di là del fiume

di Roberto Tallei

È uno strano destino quello della Generazione Z estone. Sono gli unici nel Paese a non essere mai vissuti sotto l’Unione sovietica, parlano le lingue, viaggiano e si sentono pienamente europei. Ma rischiano di diventare i primi a essere chiamati a combattere nell’ipotesi di un conflitto con la Russia. Ipotesi che, dopo l’invasione dell’Ucraina, qui non è più considerata così remota. Perché l’Estonia è un Paese piccolo, periferico all’interno dell’UE, ha un’importante minoranza russofona (circa il 25% della popolazione) e un confine terrestre con la Russia di oltre 200 chilometri. Se insomma Mosca volesse testare le reali volontà della NATO di attivare l’articolo 5 del Trattato, ripetono preoccupati gli estoni, questo sarebbe il Paese ideale da attaccare per primo. È per tale motivo che le spese militari sono in costante aumento. “È come portarsi dietro l’ombrello anche se non piove – spiega l’ex ministra dell’Interno Katri Raik -. Magari non ti serve, ma se è nuvoloso è meglio averlo”. [continua a leggere]







In Francia l’insicurezza spinge l’estrema
destra alle Europee

di Chiara Piotto

ÈDa prima ancora che la campagna elettorale per queste elezioni europee cominciasse, in Francia i sondaggi sembravano indicarne i vincitori: il Rassemblement National, l’estrema destra di Marine Le Pen e soprattutto - capolista per questo voto oltre che Presidente del partito - il 28enne Jordan Bardella. Il RN era già arrivato primo in occasione delle europee 2019, ma senza distaccare di molto il gruppo del Presidente Macron. La novità è che quest’anno tutti i sondaggi danno l’estrema destra al 30%, ben il doppio rispetto al gruppo della maggioranza (Renaissance), che si trova invece a dover combattere per la seconda posizione di fronte all’astro nascente dei Socialisti, Raphael Glucksmann.  [continua a leggere]







Economia, immigrazione, agricoltura: le sfide della Spagna al voto

di Monica Napoli

La Spagna che si avvicina alle elezioni europee, con i socialisti al governo forti anche del voto catalano che ha premiato il progetto del premier Pedro Sanchez che, intanto, ha deciso di restare al suo posto alla guida dell’esecutivo dopo l’inchiesta che ha coinvolto la moglie, è un Paese che guarda per lo più con attenzione alle questioni interne che rischiano di minare la stabilità e all’economia. Tra i Paesi meno euroscettici dell’Unione e tra quelli che hanno saputo meglio utilizzare fondi e aiuti negli anni, in Spagna la campagna elettorale è entrata nel vivo più tardi che in altri Paesi, con il Partito Popolare che spera in un aumento dei consensi e il partito di estrema destra Vox che auspica un’affermazione alle urne.   [continua a leggere]







Diritti civili e proteste degli agricoltori, il doppio fronte del voto in Polonia

di Nino Spampinato

Arriviamo a Varsavia esattamente vent’anni dopo l’ingresso della Polonia nell’Unione Europea, e si vede: la capitale è una città moderna con strutture, servizi e movida paragonabili a quelli delle altre metropoli della "vecchia Europa", frutto di uno sviluppo che - come per le zone rurali - è passato dai finanziamenti che sono giunti da Bruxelles. Ma c'è un punto su cui la Polonia resta distante dagli altri Paesi: le leggi sull'aborto sono tra le più rigide dell'Unione. Le norme in vigore lo consentono solo in caso di stupro o pericolo di vita della madre e prevedono, inoltre, il reato di "aiuto all'aborto", accusa per la quale in Polonia c'è l'unica attivista, in tutta Europa, a essere stata condannata in tribunale: è Justyna Wydrzynska, fondatrice di Abortion Dream Team, un collettivo che fornisce informazioni e supporto a chi vuole interrompere la gravidanza. Justyna ha mandato le pillole a una donna che ne aveva fatto richiesta, è stata scoperta dalla polizia ed è finita davanti a un giudice che l'ha condannata, nel processo di primo grado, a otto mesi di servizi sociali: "E' stata una sentenza politica e un tentativo di chiudere la bocca a noi attiviste", ci ha detto quando l'abbiamo incontrata nella sua casa fuori Varsavia.   [continua a leggere]







La Germania al voto tra paure e sicurezze

di Francesca Cersosimo

ALa bella Piazza Neumarkt di Dresda è riscaldata dal tramonto, la Firenze sull’Elba, è ancora una volta spaccata in due. La più bella città della Germania, risorta da anni dalla distruzione del ’45, quando fu rasa al suolo dai bombardamenti degli Alleati, continua a essere una roccaforte dell’estrema destra e di gruppi neonazisti. Dal 2014 ogni lunedì, in piazza si radunano i manifestanti di Pegida, il movimento nazionalista e xenofobo dei “Patrioti europei contro l'islamizzazione dell’Occidente”. Un vecchio attivista ci dice: “Ho vissuto nella DDR per oltre 30 anni e ora mi sono reso conto che, sia che si tratti dei media in Germania, sia che si tratti dei politici, ci stanno mentendo da tutte le parti”. Condividono la piazza e le parole d’ordine, anche i militanti di Sassonia Libera: “Quelli che amano chiamarci ‘nazisti o fascisti’ lo fanno per distogliere l'attenzione dalle loro azioni. Noi siamo patrioti, amiamo la nostra Patria. Non vogliamo diventare stranieri a casa nostra”. Dall’altra parte della piazza, separati da un ingente cordone di polizia, manifestano le associazioni antirazziste e i militanti di sinistra che sventolano bandiere e striscioni con su scritto “Via i nazisti da Dresda”.  [continua a leggere]







Credit: Foto delle cover: Getty. Le altre immagini sono tratte dai reportage