Valerio: "Vincere MasterChef a 18 anni si può". L'intervista

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Valerio Braschi è il sesto MasterChef d'Italia, giovedì 9 marzo, giorno della sua incoronazione, è una data che rimarrà impressa nella sua memoria per sempre. E' arrivato fino in fondo sbaragliando le rivali Gloria e Cristina in una sfida all’ultimo scontro, disputata per la prima volta nella storia di MasterChef, a tre. Leggi l'intervista 

di Barbara Ferrara


Una vittoria molto più che sofferta e innanzitutto meritata. Sudata fino in fondo, la finale che ha visto vincere il talentuoso aspirante chef di Santarcangelo di Romagna, è stata una finale che è già entrata nella storia di MasterChef Italia: per la prima volta l’ultima sfida si è giocata a tre. Non era mai successo, è stato difficile scegliere il migliore, il livello era altissimo.


I giudici hanno richiesto ai concorrenti di raccontare se stessi e il proprio percorso attraverso un menu di degustazione e Valerio con il suo “Valerio 18.0” è riuscito a fare suo il titolo. “Il mio menu è simbolo di innovazione, ho voluto mettere dentro tutti i miei compagni, ho scelto il basilico di Gloria, il raviolo di Giulia, le influenze orientali di Ghedini e ho usato la salsa udon che mi aveva fatto finire tra i peggiori, per me è stata una rivincita”.


Abbiamo incontrato Valerio all’indomani della vittoria, ancora frastornato dai festeggiamenti. Ci ha raccontato di quanto sia stata dura vincere “ho dovuto combattere contro due grandi avversarie”, dei suoi progetti futuri, e di quanto sia grato a tutti quelli che lo hanno aiutato, in primis i suoi genitori e suo fratello Lorenzo.

 

Come nasce la passione per la cucina?
Da piccolo, mi è stata trasmessa dalla mia famiglia, sono autodidatta.
E’ vero che ci hai creduto fin dal primo giorno?
A dire il vero non da subito, prima puntavo ad arrivare tra i quindici, quando poi sono entrato nei primi dieci, volevo vincere.
Nella tua degustazione hai fatto un omaggio a tutti i tuoi compagni, per primo a Ghedini. Un bel gesto.
Il rapporto con Ghedini si vedeva, però ho pensato anche a tutti gli altri perché da tutti ho imparato qualcosa, a parte due o tre, li avevo dalla mia parte, una curva che mi ha sempre fatto il tifo.
Qualche rimorso?
No, nessuno.
Dei giudici cosa ci racconti?
Mio cugino mi ha chiamato il piccolo Cannavacciuolo, ma era per prendermi in giro. Ieri era morto dal ridere, e anche io! Comunque mi sono legato tanto a Cracco, con me e Ghedini lui è stato più severo che con gli altri, e si capiva il motivo. Voleva farci capire che in cucina “sono calci nel sedere”.
La prova che ti è rimasta nel cuore?
Quella in cui ho lavorato in staffetta con Ghedini per il timballo del Gattopardo. Mi sono proprio divertito.
Come spenderai il premio vinto?
Compro un sonicatore, no scherzo, non butto via seimila euro, dividerò questi centomila euro con la mia famiglia: fino a oggi mi hanno pagato non so più quante ripetizioni.
Ora che con la scuola hai finito, cosa farai?
Sì, finalmente con la scuola ho finito, ora voglio entrare in cucina, mettermi sotto l’ala di uno chef e andare avanti, so già da chi voglio fare uno stage.
Si può dire?
Da Igles Corelli, è il mio idolo, l’ho conosciuto in finale ma è sempre stato il mio idolo, poteva esserci lì chiunque, Gordon Ramsay, Jamie Oliver, ma Corelli, per me, è stato il top.
Cosa hai imparato da MasterChef?
Ho imparato tanto, a cucinare molto, molto meglio, adesso la mia cucina è più completa e più moderna perché ho più conoscenze. Ho imparato come si sta in cucina, e a crescere.
 

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