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4 Hotel, Bruno Barbieri ci svela cosa vedremo nella nuova stagione. L'INTERVISTA

TV Show sky uno

Sabrina Rappoli

Novità interessanti nella nuova stagione dello show in arrivo l'8 settembre su Sky Uno. Abbiamo incontrato il conduttore del programma, che ci ha svelato qualche curiosità. L'intervista

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Su Sky Uno torna "4 Hotel" dall'8 settembre, al timone del programma Bruno Barbieri. Lo abbiamo incontrato.

 

Qual è il mood di questa nuova stagione?

Quest’anno abbiamo lavorato ancora di più su quello che ci sta più a cuore in questo periodo e cioè il green, cercare di ripulire un po’ tutto il mondo degli hotel dalle plastiche, per esempio, e tutto ciò che ci affligge quando andiamo in albergo.

 

C’è un luogo che le è rimasto nel cuore, in questa stagione?

Devo dire che questa stagione abbiamo fatto delle tappe anche un po’ estreme, estremamente interessanti, perché abbiamo cercato di uscire dai circuiti vacanzieri. Abbiamo fatto, per esempio, il Lago di Bolsena, che non è un posto particolarmente turistico, se non per una nicchia di persone. Siamo stati in Sardegna con due tappe; siamo stati nella meravigliosa Genova, dove abbiamo scoperto una città estremamente interessante, anche a livello architettonico, gastronomicamente parlando e l’hôtellerie, che in Liguria è un po’ da risistemare, ma arriva Barbieri e abbiamo messo i puntini sulle “i”, abbiamo lanciato il mood anche lì.

Hanno alzato un po’ il livello, gli albergatori?

Sì, hanno alzato il livello, ma anche Barbieri alza il livello (ride); perché – se si alza il livello dell’asticella da una parte – anche Barbieri la deve alzare! Quest’anno abbiamo lavorato molto di più sulle ispezioni, abbiamo cercato di farle in modo mirato, rispetto a ciò che il cliente cerca e vuole quando entra in un hotel. Ci siamo accorti che l’hôtellerie italiana sta cambiando in meglio, soprattutto, le nuove generazioni. Questo è fondamentale, perché dall’inizio con gli autori, con Sky, volevamo arrivare a un forte cambiamento e le cose si stanno mettendo dalla parte giusta; anche perché l’hôtellerie è il biglietto da visita del nostro Paese. Uno arriva in Italia per vacanza, per business, per amore e la prima cosa che fa è prendere una camera in un hotel e, quindi, deve essere al top.

Ci vuole poco per rendere piacevole il soggiorno di un cliente?

Nell’hôtellerie, come nella ristorazione, sono i dettagli che fanno la differenza. Il problema è che quando tu stai per tutta la vita dentro alla tua casa, pensi che tutto quello che c’è dentro è messo nel modo perfetto, nel modo giusto, che tutto ciò che hai messo lì dentro racconti la tua storia. Questo va bene, però, si deve uscire e gli albergatori hanno cominciato a uscire dalle proprie realtà, per capire che cosa fa il mondo, dove sta andando il mondo. Oggi abbiamo scoperto anche dei sistemi nuovi, abbiamo trovato degli alberghi in montagna super ecosostenibili, senza plastiche, senza bulloni, dove ci sono gli incastri con i legni. Sono estremamente interessanti, perché ti fanno capire che comunque è in atto una rivoluzione. Quando vogliamo andare a fare il bagno in Sardegna posto meraviglioso, dove c’è il mare più bello del mondo, o alle Eolie, noi vogliamo fare il bagno in un bel mare. Allora, dobbiamo stare attenti a monte, perché tutti i nostri rifiuti, non soltanto quelli plastici, finiscono lì dentro. Quindi, l’hôtellerie deve tutelare tutto ciò che ci sta intorno. La differenziazione dei rifiuti, per esempio, è importante. Quindi, abbiamo incominciato a trovare alberghi dove la differenziazione avviene già nella stanza e ciò è molto importante. Ho scoperto anche il modo di fare ospitalità all’italiana, che è molto diverso – per esempio – dai Paesi anglosassoni, dove non c’è un rapporto tra l’albergatore e il cliente. In Italia c’è quel quid in più, che gli altri non hanno: l’emozione, la sensazione, il modo di fare hôtellerie e, soprattutto, di raccontare il nostro Paese.

Che cos’è che non riesce a perdonare a un albergatore?

Non riesco a perdonare a un albergatore quando pensa che l’hôtellerie sia solamente business. In realtà non è così, perché tu stai raccontando la tua vita, la tua storia, il tuo modo di fare ospitalità, il tuo modo di porti agli altri. È come per uno chef. Quando uno chef cucina un piatto non lo fa per sé stesso, perché dentro al piatto ci deve essere il tuo io, che però devi dare a un’altra persona, lo devi comunicare, devi raccontarlo e quando un albergatore non riesce a fare questo, ecco, mi delude un po’. È facile, ma è anche difficile e, soprattutto, si deve essere veri; come uno chef deve essere vero nel comunicare il suo modo di cucinare, un albergatore deve essere vero nel suo modo di ospitare le persone. Credo di aver fatto un buon lavoro per l’hôtellerie e per la ristorazione, ma non l’ho fatto per me stesso, perché io quello che dovevo dire – gastronomicamente parlando – l’ho già detto. Sono stato uno dei primi chef in Italia a credere nella ristorazione d’albergo, perché negli ultimi anni la ristorazione era tutta fatta di ristoranti, trattorie, nessuno dell’hôtellerie credeva nella ristorazione d’albergo. Penso che l’hôtellerie ti dava la possibilità di gestire le uscite spropositate di chi faceva ricerca, economicamente parlando, perché la ricerca, come in tutti i campi, sappiamo che ha dei costi proibitivi e quindi l’hôtellerie ti dava la possibilità di bilanciare questo. Avevi più gente a dormire, avevi degli introiti diversi e quindi riuscivi a lavorare anche sulla ristorazione.