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4 Ristoranti: intervista a Pierluigi Creazzo di Le Viste, miglior ristorante dell’Elba

TV Show sky uno

Barbara Ferrara

In attesa del prossimo appuntamento con Alessandro Borghese, in onda martedì alle ore 21.15 su Sky Uno (canale 108) e su digitale terrestre al canale 455, continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato il vincitore della sesta puntata ambientata all'incantevole Isola d'Elba.

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Tra spiagge incontaminate dai fondali cristallini e panorami mozzafiato, l’Isola d’Elba è una delle mete turistiche più gettonate dai turisti italiani e stranieri, il suo territorio è inoltre ricco di antiche tradizioni culinarie, e sono state proprio queste le vere protagoniste della sesta puntata di Alessandro Borghese 4 Ristoranti. A conquistare il titolo di "Miglior ristorante in una baia dell’Isola d’Elba", è stato Pierluigi Creazzo con il suo Ristorante Le Viste. L'architetto e chef pugliese ha sbaragliato la concorrenza agguerrita dei suoi colleghi: Luca Del Gratta (Emanuel – Bistrot di mare), Consuelo Martorella (La Caravella) e Felice Montauti Il Golfo – Ristorante Pizzeria. Lo abbiamo intervistato a poche ore dalla sua incoronazione, continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato.

 

Dalla facoltà di architettura alla ristorazione, un bel salto. 
Come architetto mi sono occupato di progettare locali per il food e d’estate, da studente in architettura, facevo le stagioni in locali serali e ristoranti, anche all'Elba. La passione della cucina mi è stata trasmessa da mia mamma che è un’ottima cuoca. Sin da piccolo passavo ore con lei in cucina a vedere le preparazioni e aiutarla.
Che effetto fa essere il “miglior ristorante in una baia dell’Isola d’Elba”?
Essere stato premiato come il miglior ristorante dell'Elba in una baia, mi riempie di orgoglio e ripaga tutti gli sforzi fatti in questi ultimi dieci anni, dove coniugavo il mio lavoro di architetto e la mia passione per la ristorazione, rinunciando alle ferie estive e lavorando duramente.
Che ricordi hai dei primi anni di gavetta?
I primi anni di gavetta, sono stati duri, eccitanti e mi hanno arricchito tanto. Grazie anche e soprattutto al sostegno di mia moglie Alexandrine, che mi ha supportato in tutto il percorso. Essendo una persona molto curiosa e bramosa di apprendere, ho passato i primi anni, non solo ad occuparmi della gestione del ristorante, ma ero spesso in cucina a vedere, imparare e rubare idee e ricette agli chef che si sono succeduti, fino a prendere completamente in mano dal quarto anno, le redini della cucina, dettando la mia linea e inserendo le mie ricette. Per un paio di anni sono stato ai fornelli ed ero a tutti gli effetti il primo chef.
Filosofia e vostro punto di forza.
La filosofia e punto di forza del nostro ristorante, è legata alla tradizione, alle influenze dei miei viaggi che mi hanno arricchito e portato a valorizzare la materia prima. Questa deve essere sempre di altissima qualità senza troppe forzature nell'elaborazione e costruzione dei piatti. Il punto di forza sta nel rapporto cordiale e attento con la nostra clientela che coccoliamo e facciamo sentire a casa, il sorriso di tutto lo staff e la fidelizzazione dei clienti che da anni gravitano nel nostro ristorante. Il tutto contornato da una location unica, suggestiva, magica ed emozionante, che ancor oggi a distanza di tantissimi anni, mi stupisce ancora con i suoi scorci e meravigliosi tramonti.
Che consigli daresti a un giovane che volesse intraprendere il tuo percorso?
Il consiglio è di non lasciare mai nulla al caso, non abbattersi alle prime difficoltà, e fare questa professione con dedizione, passione e onestà: con queste armi, prima o poi il successo arriva. Bisogna essere lungimiranti e non pensare prima al profitto. Solo con gli sforzi, la preparazione, i continui aggiornamenti e con una proposta seria n si ottengono i risultati.
Il piatto più apprezzato dai clienti?
C'è più di un piatto apprezzato dai nostri clienti, il polpo arrosto, il baccalà con burrata e porro, le cozze ripiene, i ravioloni con ripieno di crostacei e sugo al gambero. La ricetta che più ti rappresenta. La ricetta che più mi rappresenta è quella in cui si utilizza e si lavora il pesce considerato più povero, il pesce azzurro, e penso alla panzanella con palamita o alle acciughe alla povera, allo spaghetto acciughe e friggeteli, al baccalà con la burrata e porri.
Com’è stato il confronto con i tuoi colleghi?
Il confronto con i miei colleghi ha rivelato sorprese, io ho cercato di essere obiettivo e onesto, dando votazioni sulla sufficienza e oltre, e anche quando c'è stato un problema su un piatto che a mio giudizio non andava, ero quasi in difficoltà nel farlo notare e rimandarlo in cucina. Ho dato una insufficienza solo perché lo stesso non ci è stato scalato dal conto, non posso dire altrettanto di alcuni miei colleghi, che hanno adottato strategia nei miei confronti, dimostrandosi ingenui, attribuendomi insufficienze sulla location.
Progetti per il futuro?
I miei progetti per il futuro, sono quelli di continuare ad affermarmi nel campo e perché no, aprire altri ristoranti, con la stessa filosofia che ha contraddistinto il successo dei precedenti.