Mix & Match, il nuovo programma di Sky Uno con Simone Marchetti: L'INTERVISTA
TV Show“Mix And Match, il guardaroba delle meraviglie”, quattro concorrenti si sfideranno in quattro mission per ricercare i migliori outfit a tema sul portale Yoox. Il nuovo programma in prima tv assoluta andrà in onda da domenica 7 ottobre, tutte le domeniche alle 21.15 su Sky Uno (canale 108) e su digitale terrestre al canale 311 o 11. Nell'attesa siamo andati a conoscere più da vicino uno dei protagonisti dello show: Simone Marchetti, fashion editor di La Repubblica. LEGGI L’INTERVISTA
Mix & Match è un programma che parla di moda. Com’è stata questa prima esperienza in tv accanto a Lodovica Comello?
La prima volta che mi hanno contattato per fare questo programma ho detto di no perché non ho mai fatto televisione. Ho sempre il timore che la moda e la tv non si possano parlare, c'era però il desiderio di comunicare lo stile e la moda in un altro modo. La moda è un mondo di creatività che può sembrare difficile ma non lo è. Al programma hanno partecipato persone di tutti i sessi, età, taglie e razze. La moda non ti aiuta a essere più bello, ma ti aiuta ad essere più simile al sogno che hai di te. E' come una sorta di razzo che ti porta fuori dalla gravità del tuo stile e ti spara in un universo più libero e più grande di quello che tu pensi. Si dice “La moda passa lo stile resta”. A me non interessa lo stile, a me interessa la moda proprio perché ti costringe a cambiare.
Ti costringe a cambiare, ma è anche ciclica…
...Affermare “Io ho il mio stile” significa chiudersi in un piccolo recinto di cose che conosci smettendo di imparare. La moda è l’idea che gli esami non finiscono mai, soprattutto con lo stile. Lo stile e gli abiti ci caratterizzano tantissimo, molto più di quanto pensiamo. Non vai a un primo appuntamento o al tuo primo giorno di lavoro con l’arte, il food o il design, ci vai con la moda. Bisogna imparare ad usare gli abiti anche in maniera libera. Con il mio espertismo ho scoperto meglio quanto la moda ti possa far diventare una persona migliore.
Viviamo sempre di più circondati da immagini glamour e social dove la vita è più simile a una passerella di sete e conterie. Nel mondo succedono tante atrocità di ogni genere. Come pensa che la moda si batta per non restare indifferente?
La moda italiana è in primo fronte sui temi della sostenibilità, ne è un esempio il Green Carpet Fashion Awards in cui vengono consegnati premi a chi si occupa con azioni pratiche di rispetto del pianeta e di diritti del lavoratore. Un abito non costa poco perché deve durare, è bello, è fatto da persone che sono trattate bene e con materiali che non distruggono il pianeta. Oggi si producono troppi abiti e ne derivano problemi etici ed ecologici. Trovo che la moda sia tutto fuorché superficiale. L’Italia è un comparto industriale creativo pazzesco. Sono tornati i lavori artigianali, occupazioni nobili meravigliose capaci di insegnarti la bellezza e di costruirla così che le persone la porteranno e cambierà la loro vita, e inoltre, fanno guadagnare molto di più dei lavori professionali. Tornando al programma ho cercato di comunicare anche questo. Una cosa che ripetevo spesso alle concorrenti è “vestitevi di meno e studiate di più” perché la moda è studio, lo stile è studio e la bellezza è studio. Il programma Mix & Match dimostra come sia possibile mettersi alla prova mescolando tra loro abiti e accessori per andare oltre i confini di quello che si sa.
Ci sono altri temi a cui è particolarmente legato che sono emersi durante il programma?
La libertà femminile: essere chi si vuole, scoprirsi e coprirsi quanto si vuole. In particolar modo dopo Time's Up e Me Too una donna dev'essere libera di vestirsi come vuole, non deve vestirsi come un uomo per sembrare potente. Se vuole mettersi una minigonna nessuno ha il diritto né il potere né tantomeno l’idea di giudicarla. E’ libera. L'altro tema è quello del "genere" che non influenza più la moda. Gli uomini possono vestirsi con elementi femminili e viceversa. Abbattere le barriere di genere, la libertà e l'emancipazione partono dall'abito. Trattate gli abiti come trattate i vostri pensieri e le vostre parole: la moda non è più uno status è un linguaggio.
Sempre più giovani vogliono lavorare nel mondo della moda. Quali consigli si sente di poter dare?
La nota positiva dei giovani che vogliono lavorare nel mondo della moda è che la moda ha bisogno dei giovani. Ci sono tantissimi posti di lavoro, dalla manodopera agli esperti digitali: reativi, analisti di dati, video maker sono richiestissimi. Quando si parla di moda invece che esserci una fuga di cervelli c’è la volontà di restare.
Lei scrive di moda, in tanti vorrebbero farlo, ma pochi ne sono veramente capaci. Cos’è che fa la differenza?
Lo studio e la passione. Studiare il passato e il mondo contemporaneo: io non smetto mai. Lavorare duro, non ci sono orari né weekend. Quando una cosa ti piace devi sacrificare tutto, se non sei pronto a questo, non sei pronto per il fashion system.
Oggi, il valore delle persone si misura in followers?
I followers sono difficili da valutare, ma l’audience è importante. Questa è una rivoluzione strana di cui dobbiamo ancora valutarne gli esiti positivi e negativi. Chi fa il giornalista o si occupa di informazione o di comunicazione ha il dovere di essere pop, inutile chiudersi in un elitè di amici super raffinati, cantarsela e suonarsela. Io ho provato a mettermi in gioco, a tradurre quello che so e che vedo, vedo una bellezza sofisticata e complicata e provo a raccontarla in modo semplice.
Franca Sozzani diceva che c’è una grande differenza tra indossare un abito e il vestirsi: “Il vestirsi presuppone una ricerca, un pensiero, una riflessione su quali capi possano essere mixati insieme nel giusto equilibrio fra il bello e l'eccessivo. È la stessa differenza che c'è fra il guardare e il vedere. Tutti guardano, ma solo pochi vedono i messaggi dietro alle cose. Allo stesso modo tutti indossano abiti ma solo pochi sono in grado di vestirsi in modo originale e soprattutto personale senza sembrare eccessivi e ridicoli”. Per lei c’è differenza?
A me non piacciono questi sofismi letterali che spesso si fanno sulla moda. Io sono dell’idea che bisogna provare, sperimentare, rischiare. Senza rischio non succede nulla sia nella vita che nella moda. Le cose più importanti sono: capire chi sei e cosa vuoi. Per essere chi vuoi essere devi utilizzare anche i vestiti perché sono delle armi di espressione di sé formidabili. Io ho cercato di trasmettere alle concorrenti di usare gli abiti non per sembrare più belle o più ricche, ma per sembrare il più possibile voi stesse.
Prima di lasciarci, vuole lasciarci un commento sulle fashion weeks spring summer 2019 e, in particolare, su Milano?
New York sta vivendo un momento difficile di crisi di creatività. Londra, da sempre patria del punk è diventata posh, cioè di ciò che è elegantino, borghese e questo è un peccato perché la contemporaneità chiede alla moda di rispondere a domande scomode come il populismo, per esempio. Vivienne Westwood, Alexander McQueen, John Galliano sono stati dei sovversivi, degli innovatori, invece questa volta sembrava di essere a un party in campagna. Moncler ha presentato in passerella soltanto delle installazioni artistiche, stiamo vivendo un momento di racconto e di identità. In primis contano le idee e le storie alle base delle collezioni. Fino a oggi è stato un tironfo di ricami e abbellimenti, adesso sembra soffiare un altro vento, piu minimalista, concentrato maggiormente sul ripensamento delle strutture degli abiti, come in Jil Sander e nella sua sperimentazione della forma. Milano e Parigi sono le capitali della moda.