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Tattoo Fixers, Mike Highsnob racconta i suoi tatuaggi Bi-Popular

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Fabrizio Basso

Non sa contare i tatuaggi che adornano il suo corpo. Mike Highsnob, uscito con l'album Bi-Popular si racconta in questa intervista, muovendosi su due binari paralleli, quello della musica e dei tatuaggi, uniti dalle tante traversine tra loro. Parliamo con lui aspettando la finale Tattoo Fixers in programma alle ore 22.55 di domenica 20 maggio su Sky Uno

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(@BassoFabrizio)

C'è chi arriva a non contare più i tatuaggi. Perché li adottano come mappatura della vita e non come fenomeno estetico. Mike Highsnob ha da poco pubblicato il disco Bi-Popular e di tattoo ne ha moltissimi. Affrontiamo con lui il binomio musica-tatuaggi aspettando, domenica 20 maggio alle ore 22.55 su Sky Uno la finale di Tattoo Fixers.

Mike un titolo curioso Bi-Popular per un disco.

La bipolarità è un disturbo che si riflette sulle canzoni ma non spiega il fenomeno.
Quindi?
Il titolo nasce da un insieme di cose e il bipolarismo non si può affrontare in un disco, è un tema complesso non si inquadra con due canzoni. Ci tornerà in altri album.
Il suo è un rap anomalo.
Consideriamo che ogni 2, 3 anni c'è uno switch che porta rinnovamento. Io mi colloco tra il rap classicvo e sonorità wave.
Chi ha ragione? E chi torto?
Lo vedremo tra qualche anno. Io comunque vivo di musica.
Dove ci porterà la sua musica?
Ho le idee chiare fino al 2020. Sono partito come un motore diesel degli anni Venti, ho trovato finanziamenti ma nessuna promozione. Ora stiamo lavorando alle date estive, il successo oggi si consuma in fretta.
E' considerato un maestro di dissing.
Un fenomeno che alle sue origini è marketing. Non deve scatenare discussioni ma arrabbiature. Io credo di essermela cavata bene ma non voglio essere il dissing-man per antonomasia.
Quanti tatuaggi ha?
Non li conto neanche più.
Cosa rappresentano?
La mappatura della mia vita. Non sono per estica. Ognuno racconta un periodo, un luogo, una situazione.
Il primo?
Me lo sono fatto da solo, in classe con la china e la punta del compasso, un ghirigoro strano sulla famiglia. Avevo 13 anni.
Quando se ne accorsero?
Giocando a basket mi slogai una caviglia e mio padre lo vide. Lui poi è un militare.
Chissà che punizione.
Mi ha fatto imbiancare la casa, ma anche capire la situazione.
L'ultimo?
F40 sulla pancia. Nel mio immaginario quella è la supercar. Un tributo all'automobile. Ma che dolore.
Eppure dovrebbe essere abituato...
La pancia fa malissimo.
Sa che c'è chi si tatua frasi sue?
Una bella cosa, fa piacere che parole nate in una notte possano restare per la vita