Umberto Guidoni, dagli abissi spaziali alle cucine del pianeta MasterChef

TV Show

Barbara Ferrara

Umberto Guidoni tra i concorrenti di Celebrity MasterChef Italia 

L’astronauta, astrofisico e scrittore romano sbarca a Celebrity MasterChef Italia in qualità di aspirante chef. Nella sfida accanto ai suoi compagni di avventura, Barbara Alberti, Lorenzo Amoruso, Serena Autieri, Laura Barriales, Orietta Berti, Davide Devenuto, Margherita Granbassi, Andrea Lo Cicero, Valerio "Fayna" Spinella, Anna Tatangelo e Daniele Tombolini, ci ha svelato un volto inedito. Purtoppo la sua avventura è finita in fretta. In attesa del prossimo appuntamento con il talent culinario, giovedì alle 21.15 in esclusiva assoluta su Sky Uno, leggi l’intervista 

Tra le dodici celebrities della seconda stagione di Celebrity MasterChef c’è Umberto Guidoni, il primo europeo a mettere piede a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, tanto per citare una delle sue tante imprese. Commendatore e Grand'Ufficiale della Repubblica Italiana, l’astronauta e astrofisico romano ha partecipato a due missioni NASA a bordo dello Space Shuttle e ricevuto prestigiosi riconoscimenti e medaglia, ma non è uno che gira con “le spillette”. Tutt’altro, è un uomo con i piedi per terra che ha deciso di condividere con i giovani, le proprie esperienze e le proprie conoscenze. Oggi la sua principale “missione” è l’attività divulgativa: “la comunicazione con i giovani ti dà nuova linfa, ti fa sentire com’eri tu. Nelle scuole, dalle elementari alle medie in special modo, vedo gli stessi sguardi che avevo io alla loro età. Voglia di avventura e di conoscere. I bambini fanno domande senza filtri, anche difficili. È una bella emozione ancora oggi, nonostante lo faccia da tanti anni”. Ma cosa ci fa uno come Guidoni ai fornelli di MasterChef? Leggi l’intervista e scopri cosa ci ha raccontato.

Come nasce questa sua passione?
Un po’ anche dalla necessità, fin da quando ero ragazzo i miei andavano spesso via ed ero costretto a preparami da mangiare, inoltre ero spesso all’estero, motivo in più per imparare a cucinare, dato che in America era difficile trovare una cucina italiana all’altezza. Ho imparato così ma non c’è dubbio che ami sperimentare perché mi piace mangiare bene. Nel corso del tempo sono migliorato.
Cosa l’ha spinta a partecipare a MasterChef?
E’ stata una sfida di cui non potevo conoscere le difficoltà, è stato un rischio che proprio per questo ho voluto correre. Rispetto al cucinare a casa, con i tuoi tempi, i tuoi ingredienti, le tue scelte, è tutta un’altra storia, una vera e propria sfida.
Il suo cavallo di battaglia?
Amo i primi, la pasta alla carbonara, un classico di Roma, ma anche la pasta con le fave. Sui secondi riesco un pochino meno.
Abituato com’è a gestire situazioni impreviste e rischiose, MasterChef sarà stata una passeggiata?
In realtà no, per quanto sembri strano, gli astronauti sono sì in grado di affrontare situazioni impreviste, diverse dalla norma ma anche in questo, tutto viene fatto secondo un preciso addestramento, le situazioni di emergenze si affrontano seguendo un protocollo, delle procedure. In situazioni di pericolo non c’è margine di errore.
O la va o la spacca?
Come diceva un mio comandante: ”Per quanto brutta possa essere la situazione, puoi sempre renderla peggiore”, e questo accade se non agisci seguendo le direttive messe in campo per evitare situazioni spiacevoli.
Nello spazio non c’è traccia di umanità: che effetto fa, che pensieri si fanno?
E’ una delle cose che colpisce di più quando arrivi in orbita, tralasciando i membri dell’equipaggio, hai la sensazione di aver rotto tutti i legami con l’umanità. Bastano 400 km per cancellarne ogni traccia, a occhio nudo non vedi niente. Di giorno non vedi nulla, di notte si vedono le luci, ma senti di aver rotto il cordone ombelicale con il resto del mondo. Poi c’è la radio, sei sempre in comunicazione con la torre di controllo e questa sensazione pian piano sparisce.
C’è tempo per fare riflessioni?
Per la verità no, non hai molto tempo libero, sei impegnato in svariate attività, prepararsi da mangiare, andare a dormire.
Prepararsi da mangiare?
A dire il vero è un eufemismo, i cibi che si utilizzano a bordo sono pronti, precotti e disidrati, vanno riscaldati e sono pronti. In assenza di peso, le cose galleggiano e non c’è cibo da preparare fresco.
Cosa le mancava di più in quei momenti?
La cucina italiana, era per lo più russa o americana, soprattutto all’inizio, adesso nella stazione spaziale, grazie anche all’avvento degli europei e dei giapponesi, ci sono cibi preparati per gli italiani.
Lei ha dichiarato che l’addestramento cui sono sottoposti gli astronauti è una sorta di vaccinazione contro la paura, significa che lei non fa più i conti con questo stato emotivo?
Mi riferivo solo alle questioni relative ai viaggi nello spazio, l’addestramento che uno fa è finalizzato a farti provare, durante le simulazioni, quali sono le situazioni difficili, cosa fare se si rompe un motore, un computer, o entrambi, si vivono tutte queste situazioni in un ambiente benigno. Impari ad affrontare questi problemi senza farti prendere dal panico e dalla paura. La prima reazione davanti a una situazione di pericolo è quella di dire “io questa l’ho già vista prima e so come risolverla”: questo il senso della “vaccinazione contro la paura”.
Se puoi prevedere ciò che ti aspetta non si può certo aver paura.
Esatto, il primo sentimento in quel caso non è la paura, quando invece affronti una situazione del tutto nuova siamo esseri umani e lì la paura ha il suo peso. Quando sei sotto pressione il rischio è fare degli errori, per questo è meglio sapere prima quali sono le situazioni più pericolose da affrontare.
Ha una fobia, una paura nella vita?
Nessuna fobia, la paura semmai è forse quella di non aver fatto tutto il necessario per mettersi nelle condizioni migliori. Questo è il ragionamento che viene fuori dall’addestramento: quando devi fare una pianificazione di una cosa un po’ più complicata è bene mettere in conto che può andar male e in questo modo non ti fai cogliere impreparato.
Il piano B non può mancare.
E’ fondamentale avere sempre un piano b: è anche un modo di vedere le cose e affrontarle. Pianificare al meglio per non farsi cogliere di soprese. Non mi piace farmi sorprendere.
A MasterChef però succede il contrario.
Infatti non sono sicuro di aver scelto la sfida giusta (ride ndr).
Cosa si è portato a casa di quest’avventura?
E’ stata una bellissima esperienza in un ambito completamente diverso. Se c’è una cosa che mi piace è misurarmi in campi sempre nuovi. Nella vita ho fatto molte cose diverse tra loro, sono curioso e mi piace capire quali sono, in mondi distanti dai miei, le difficoltà, i pregi e i difetti. Da questo punto di vista ho imparato una bella novità in un ambiente sconosciuto.
Com’è andata con i compagni di viaggio?
Molto bene, ho legato di più con gli sportivi anche se io non lo sono. In termini di sfide sono più vicino al loro mondo.
Cosa dire dei giudici?
Li ho trovati abbastanza inflessibili, non mi aspettavo certo degli sconti ma pensavo ci fosse un atteggiamento più casalingo e familiare, invece no. Fanno sul serio!
 

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