X Factor 2017 - Drusilla Foer: "Stare sul palco è un privilegio"

TV Show

Barbara Ferrara

Drusilla Foer - Foto di Serena Gallorini (particolare)

La vedremo allo StraFactor accanto a Elio nell’insolita veste di giudice insieme Jake La Furia, Drusilla Foer, icona di stile, attrice, cantante, ma soprattutto “narratrice” come lei stessa si definisce, è una primadonna come poche, non ha peli sulla lingua e conquista al primo ascolto. Leggi l’intervista e non perdere l'appuntamento con X Factor e StraFactor, tutti i giovedì su Sky Uno dalle 21.15 in esclusiva su Sky Uno

Dal 29 novembre è in tour con il suo recital Eleganzissima, prima tappa Milano (Teatro Dal Verme) e dal 5 ottobre, sempre a Milano, comincia la sua avventura televisiva insieme a Elio e Jake La Furia, su Sky Uno. Come è finita al tavolo della giuria dello StraFactor? Lo abbiamo chiesto a lei direttamente, per scoprire che Drusilla Foer è nata per raccontarsi, liberamente. Lo si intuisce dalle prime battute, con voce suadente, eloquio brillante e raffinata ironia incanta, diverte e spiazza. Cosa aspettarsi tutti i giovedì da questa improbabile seppur bene assortita giuria? Nessuno lo sa, lei tantomeno. Non resta che godersi lo spettacolo.


C’è molta curiosità e cresce l’attesa di vederla in azione allo Strafactor.
Sono curiosissima anch’io. Sono molto preoccupata (ride n.d.r.), ma ho vissuto esperienze più estreme.
Com’è andata quando l’hanno chiamata per proporle XF?
Non è assolutamente colpa mia, mi chiamo fuori. E’ stata la mia amica Mara Maionchi con la quale gioco spesso a carte, me lo ha proposto durante una partita “potresti farlo tu!”. Lei poi la conoscete tutti, è una truffaldina che dice le parolacce, ti insulta, insomma è andata scherzosamente così.
Eccola dunque al banco dei giudici tra Elio e Jake La Furia.
Si dice che “un uomo tra due dame fa la figura del salame”, ma “una donna tra due uomini cosa fa?”
Lo scopriremo presto.
No, ve lo dico io: fa la “giudicia” a StraFactor.
E’ una fan di XF?
Lo adoro, in generale il talent mi piace, sono felice di vedere giovani che si espongono, si impegnano, studiano e hanno dei traguardi da raggiungere. Negli ultimi anni ho girellato un bel po’ per il mondo ma ho sempre seguito X Factor, anche quello americano e inglese. Mi piace come format e dà la possibilità di fare una carriera più fulminea rispetto al passato quando c’era molta gavetta da fare, oggi ci sono molti più strumenti discografici per poter crescere.
Che differenze ha notato tra le diverse edizioni?
Gli americani sono più emotivi, gli inglesi più trattenuti e noi italiani certamente più simpatici, siamo un popolo di canterini.
Ha fatto il tifo per qualcuno in particolare?
Ho amato molto la Francesca Michielin, nel passato Marco Mengoni, ma ho amato molto anche alcuni personaggi che non sono andati avanti e non hanno fatto carriera.
Cosa consiglierebbe a un giovane che voglia coronare il suo sogno?
Innanzitutto bisogna avere talento, ma questo non basta, bisogna studiare e ascoltare più musica possibile, non soltanto quella che tendenzialmente ci piace. Bisogna incuriosirsi alla musica che è fuori dalle nostre corde, dalla nostra esperienza, da ciò che ci è stato passato.
Orecchie come antenne.
Ascoltare tanta musica è un punto di vista sulla realtà, più musica si ascolta più si ha una visione e si diventa recettivi. Bisogna avere molta solidità, essere fermi e disciplinati. I ragazzi giustamente sono ragazzi, come noi anziani, siamo anziani e stiamo attenti, ma devono stare attenti anche loro: il successo che arriva tutto insieme può destabilizzare, far perdere di vista quel che si è.
Da cosa si accorge che una persona ha talento?
Dallo sguardo. Lo sguardo contiene tantissime cose, l’intenzione, la concentrazione, la determinazione e l’attenzione. Quando vedo un giovane ragazzo sul palco guardare la camera con lo sguardo concentrato su quello che farà, è già moltissimo. Indipendente dall’uso della voce , dalla saggezza con cui la userà o dal repertorio che farà e che può non interessarmi, se quell’artista è intenzionato a comunicarmi qualcosa difficilmente non mi piacerà.
Una lezione appresa durante la sua gavetta che tuttora porta con sé.
Come cantante e interprete ho imparato che quando si canta una canzone è molto importante aver cura di ciò che si dice. Ci sono cantanti, soprattutto coloro i quali hanno grandissime capacità vocali, che vengono inghiottiti dal piacevole ascolto della propria voce, mentre ciò che conta è essere dentro al testo e scivolare come in un’acqua fan, nell’acqua fan della musica. E’ importante l’ascolto del testo e della musica, non quello di sé e del proprio suono. Inoltre non bisogna perdere mai, mai, mai, la consapevolezza che essere sul palco è un privilegio.
E’ questo per lei stare sul palco?
Sì, è un privilegio enorme, me ne sono accorta nel mio spettacolo, dove, raccontando degli episodi della mia vita e cantando delle canzoni collegate a essi, ho realizzato quale enorme privilegio è raccontarsi. Anche raccontare il proprio punto di vista lo è, ed è anche una responsabilità. La musica è molto facile, nel senso che ha una sua purezza di fondo, ma è anche una cosa molto seria che va gestita con disciplina e consapevolezza.
Che dire dei suoi compagni di viaggio, Elio e Jake La Furia?
Io Elio lo adoro, è un musicista serio e competente, ha un’intelligenza molto raffinata ma con quei sopracciglioni mi fa tanto ridere, soprattutto quando fa finta di adirarsi, mi fa proprio ridere fisicamente, sembra uno di quei professori un po’ cattedratici e poi invece è buffo. Jake invece potrebbe essere mio nipote, mi piace perché adoro le contraddizioni: quest’omone così tatuato, aggressivo e all’apparenza minaccioso è una persona deliziosa, sensibile, educata, attenta e preparatissima.
Che esperienza è questa nel mondo di XF?
Mi trattano con attenzione, come quando si fa sedere una signora sull’autobus, mi sento coccolatissima, l’ambiente della televisione ha ritmi frenetici e non mi aspettavo tutte queste carinerie, sono tutti dei professionisti bravissimi sempre in corsa ma c’è sempre spazio per il sorriso, per un abbraccio e per parlare d’altro.
Una dimensione umana molto bella.
Sì, totalmente inaspettata soprattutto per un talent così competitivo, ma forse fanno così solo con me perché sono anziana?
A teatro porterà in giro il suo recital Eleganzissima: che nome è?
Non è una mia botta d’ego, anche se il mio ego è una cosa da tenere sotto controllo, ma fu merito di una ragazzina sarda di 14 anni, Maria. Con lei mi scrivevo su facebook e un giorno mi disse: “Vorrei essere come lei ,Eleganzissima”, mi sembrò una cosa così delicata che dissi: ”Se un giorno farò uno spettacolo si chiamerà così”.
E’ così è stato, cosa racconta nel suo spettacolo?
Racconto delle storie della mia vita, qualcuna buffa, qualcuna malinconia, la gente esce che ha riso e ha pianto, spero di non avere un pubblico di bipolari, ci si diverte ma c’è anche qualche lacrimuccia…
Un po’ come a X Factor, si ride e si piange.
Esatto, inoltre io vengo percepito come un personaggio comico, in verità sono una persona che piange a qualsiasi film, sono diventata troppo emotiva, sono diventata orrenda.

 

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