Carlo Cracco: "A Hell's Kitchen vince chi non ha paura"

TV Show

Veronica Rafaniello

Carlo Cracco, chef, personaggio televisivo e padre di famiglia si racconta in occasione della messa in onda di Hell’s Kitchen Italia 4, tutti i martedì alle ore 21.15 su Sky Uno. Leggi l'intervista e scopri cosa ci ha svelato sulla nuova, rivoluzionaria edizione della sfida culinaria più infuocata della tv.

 

Martedì 3 ottobre parte su Sky Uno la quarta edizione di Hell’s Kitchen Italia, la sfida più infuocata della tv, e per l’occasione abbiamo incontrato il padrone di casa, l’implacabile Chef Cracco. Nella cornice urbana e incredibilmente chic del suo ristorante Carlo e Camilla in Segheria, a Milano, Carlo Cracco ci ha raccontato le novità del programma e qualche curiosità sul suo modo di intendere il lavoro in cucina. Lungi dall'essere severo come lo è con i concorrenti di HK, lo Chef si è persino lasciato andare a qualche sorriso, rivelandoci che gli errori servono ad imparare e non sono le prove mal riuscite, la cosa che più lo infastidisce.

 

Sta per partire Hell’s Kitchen Italia. Cosa ci aspetta in questa nuova edizione?

È un’edizione molto più concentrata. Rispetto al format originale abbiamo fatto una piccola rivoluzione, togliendo tutte quelle parti che, anche se belle, erano poco dinamiche. Molta più tensione dunque, più attenzione e soprattutto bellissimi ospiti, di quelli tosti. Non mancherà tanta competizione tra i ragazzi, ma sempre sana e corretta, finalizzata a far esprimere ai concorrenti le proprie capacità.

 

Quale consiglio darebbe ad un cuoco che punta a vincere Hell’s Kitchen?

Consigli non si danno mai. L’unica cosa che mi sento di dire è che non bisogna aver paura di vincere, paura delle proprie possibilità e opportunità. Bisogna sempre cercare di guardare oltre e ricordare che vincere è solo il primo passo, dopo c’è il futuro da scrivere.

 

Qual è l’errore che non tollera in cucina?

Gli errori li tollero tutti, capita di sbagliare. Quello che, invece, non tollero è la mancanza di concentrazione, di professionalità e il pressappochismo.

 

Nelle precedenti edizioni c’è stato un concorrente o un piatto che l’ha colpita in modo particolare?

Ce ne sono sempre tanti di piatti che mi colpiscono durante la trasmissione, ma la difficoltà non è trovare un piatto buono ma riuscire a farglielo riprodurre anche dopo.

 

I programmi televisivi, il lavoro in cucina e la famiglia, come fa a gestire tutto?

Non è semplice, ma nemmeno impossibile. Ci sono pochi tempi morti, quello si. Si cerca di guardare a ciò che è più importante, queste tre cose che ha nominato, e si cerca di farle bene.

 

Quando è nata la sua passione per la cucina?

La mia passione è nata presto, intorno ai sedici o diciassette anni.

 

È una lunga gavetta…

La gavetta si faceva una volta, ai tempi del "Medioevo". Oggi è cambiato tutto, compreso il mondo del lavoro, ma chi vuol intraprendere questa professione deve essere disposto a fare sacrifici e ascoltare sempre i superiori.

 

Qual è il suo peccato di gola, il cibo del quale non riesce a fare a meno?

Il salame.

 

Quale, invece, il cibo o l’ingrediente che proprio non sopporta?

Mi piace tutto, non sopporto le cose fatte male.

 

Qual è la sua fonte di ispirazione?

Un po’ tutto, può essere vedere un quadro, parlare con una persona nuova, diversa da me, ce ne sono tante. Cerco sempre di lasciarmi coinvolgere, lasciare una porta aperta in modo da cogliere sempre la parte più bella e positiva delle cose.

 

Il suo motto?

Non siamo militari, non c’è un motto. L'unica cosa da tenere sempre a mente è “Ricordati che quando cucini non lo fai per te stesso, ma per gli altri”.


 

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