Tutto potevano immaginare i partecipanti alla sfida, ma un pari merito no. E invece eccolo servito: la sesta puntata di 4 Ristoranti – Estate vede due vincitori: Michele Commisso del Nautica di Arona e Ivan Fiorilla del ristorante “Villa Pizzini”. Alessandro Borghese ti aspetta tutti i giovedì alle 21.15 su Sky Uno.
di Barbara Ferrara
Michele Commisso, contrariamente agli altri concorrenti in gara, al pesce di lago preferisce quello di mare, rigorosamente fresco e meglio se crudo. Questa è la specialità della casa da gustare affacciati a una vista che non lascia spazio all’immaginazione. Al di là della perplessità sul verdetto che segna un precedente nella storia di 4 Ristoranti – Estate, il titolare del Nautica di Arona, all’indomani dell’incoronazione, racconta di un’esperienza bellissima, “la rifarei domani, il format mi è piaciuto tantissimo e ho anche instaurato un bel rapporto di amicizia con alcune persone della troupe, gente fantastica. Se volete ri-fare una trasmissione con me, io ci sono, il contatto con gli altri per me è pane quotidiano e non mi imbarazza nemmeno il diavolo!”
Si aspettava la vittoria? E cosa pensa dell’ex aequo?
Sinceramente il primo o il secondo posto me lo aspettavo, rispetto al pari merito invece io e le persone che lavorano con me, restiamo sorpresi: siamo due realtà completamente diverse e due personaggi completamente diversi.
Quali sono i suoi punti di forza.
Dal punto di vista professionale sottolineo che faccio questo lavoro da quindici anni, ho girato quattro continenti per fare questo lavoro, ho un determinato bagaglio culturale, ho fatto la mia gavetta. Sono nato dal nulla e non mi spaventa niente.
Come nasce la sua passione?
Sono sempre stato affascinato dal mondo della cucina di conseguenza ho iniziato facendo il lavapiatti, poi ho studiato, girato grandi alberghi e ristoranti stellati. Con gli anni questa passione è cresciuta sempre di più e la mia voglia di imparare cose nuove non si è mai affievolita.
La vera specialità del Nautica?
Il pesce fresco e il pesce crudo.
Il piatto della sua infanzia?
La lasagne di mia madre.
Un grande classico.
Sì, ma personalizzato con il tocco della mamma che supera qualsiasi chef.
Il suo motto nella vita?
L’umiltà paga. La semplicità e la qualità, sia nella vita, sia nel lavoro vincono sempre. Più sei concreto in quello che fai e più hai soddisfazioni.
Ha un maestro a cui si ispira?
Ne ho avuti diversi, quello con cui ho preso la stella Michelin quando ero secondo chef, è il grande Mattias Peri, purtroppo scomparso. Grazie a lui mi sono ispirato tanto, ho inventato cose che non pensavo di poter fare.
Da dove prende ispirazione per i suoi piatti?
Quando sono stressato vado in cucina e creo cose nuove, se sono particolarmente arrabbiato uso questa tecnica, mi piace sperimentare, è un anti-stress.
Se il suo ristorante fosse il titolo di una canzone?
That’s amore di Dean Martin.