MasterChef Italia, l'addio festoso di Daniele Cui

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Il suo sogno si infrange ma esce a testa alta e con il sorriso sulle labbra, Daniele esce di scena tra le lacrime di commozione dei suoi compagni di viaggio. In attesa del prossimo appuntamento con MasterChef Italia, tutti i giovedì alle 21.15 su Sky Uno, leggi l'intervista al mammo-casalingo di Selargius

 

di Barbara Ferrara

La settima puntata di MasterChef Italia ha visto gli aspiranti chef giocare a carte scoperte, i giudici Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Antonino Cannavacciuolo e Carlo Cracco, li hanno portati a svelare i propri rivali con l’obiettivo di metterli in difficoltà. E l’unico a fallire nell’impresa è stato Daniele: invece di ostacolare Valerio lo ha avvantaggiato lasciando tutti basiti. Il perché di questo “episodio catastrofico” lo abbiamo chiesto direttamente a Daniele all’indomani dalla sua dipartita.

L’ex geometra di Selargius torna a casa per colpa di un gambero, la tempura udon noodle soup firmata dallo chef Masaharu Morimoto non gli ha portato fortuna. “Meglio che sia caduto con un piatto giapponese, sarebbe stato peggio con un piatto della tradizione, avrei fatto più brutta figura”. Il sogno di vincere si infrange ma “è solo un punto di partenza, adesso viene il bello”. Saluta con affetto i suoi compagni visibilmente commossi, abbraccia i giudici e abbandona la scena. Non avrà brillato con le sue prodezze culinarie, ma ha lasciato un bel ricordo di se negli occhi di tutti. E’ contento ma non nasconde un rimpianto, non essere riuscito a tirar fuori più grinta. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo più da vicino, ecco cosa ci ha raccontato della sua avventura.

 

Ha fatto sognare tutta la Sardegna.
I miei conterranei mi hanno sopportato e supportato sempre con grande entusiasmo, mi hanno difeso a spada tratta.
Come è finito a MasterChef?
Per gioco, guardando il programma (inizialmente lo snobbavo) mi sono detto che forse avrei potuto partecipare, un giorno ho visto un link e mi sono iscritto.
Quando ha capito che non era più un gioco?
Alle selezioni, in stazione centrale a Milano ho visto per la prima volta i giudici, e io, che sono sempre allegro e non ho problemi nel rapportarmi a persone anche di un certo spessore, ho avuto un momento in cui il respiro è venuto meno.
Con chi dei giudici ha legato di più?
Cannavacciuolo, lo sento familiare, come un fratello maggiore, gli ho detto subito che mi ricordava un idolo dei miei tempi, Bud Spencer. Antonino è una persona che ti parla in modo spontaneo, ti consiglia e anche quando lo guardi negli occhi ti parla.
Perché ha avvantaggiato Valerio?
Senza volerlo, la verità è che Valerio mi aveva svelato di non essere bravo con i piatti della tradizione e in particolar modo di non conosceva la fregola come ingrediente. Non è servito a niente, è stato un fuoriclasse.
Per chi fa il tifo?
Per me sono tutti bravi, ma vorrei che vincesse Gloria, anche dal punto di vista umano.
Hanno pianto tutti quando ha lasciato la scena.
Questo è il ricordo che mi porterò per sempre dentro, è stata un’esperienza così intensa che avrei voluto restare con tutti ancora un po’. Soffro già di saudage.
Un rimpianto?
Non aver avuto quel pizzico in più per emergere, non sono riuscito a comunicare il mio spirito battagliero, a volte sono diventato musone ma solo perché non ho saputo gestire tutte le mie emozioni. Che sono state tante e diverse tra loro.
Il piatto che avrebbe voluto cucinare?
Per via dei tempi serrati tra i piatti della tradizione sarda avrei scelto i culurgiones, da condire in bianco con aromi e frutta secca, nella semplicità.
Chi inviterebbe a cena?
Io adoro lo sport, in particolate il tennis, per questo sceglierei Nadal, isolano come me.
Progetti pe il futuro?
Sempre lo stesso: aprirmi porte lavorative che prima non avevo. Vorrei entrare in questo mondo senza presunzione né arroganza, in punta di piedi ma con la consapevolezza di potercela fare.
 

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