Appena usciti con il loro ultimo album The Ninth Hour, i finlandesi Sonata Arctica sono tra i maggiori esponenti del metal scandinavo. Abbiamo parlato con loro di musica e della loro passione per i tattoo, in attesa della partenza di Ink Master, in onda ogni domenica alle ore 21.15 su Sky Uno
di Marco Agustoni
Heavy metal e tatuaggi vanno spesso a braccetto: lo dimostrano i Sonata Arctica, band finlandese uscita di recente con il nuovo album The Ninth Hour. In attesa della partenza della settima stagione di Ink Master, alle ore 21.15 ogni domenica su Sky Uno, abbiamo parlato con loro di musica e tattoo. Ecco che cosa ci ha raccontato Henrik Klingenberg, tastierista del gruppo.
Partiamo dai tattoo: siete una band con la passione per i tatuaggi, non è vero?
Sia Tommy, che Elias, che io abbiamo tatuaggi, per cui direi proprio di sì!
Qual è il tatuaggio più incredibile che avete?
Suppongo che dipenda molto da chi di noi parla, per cui è una domanda un po’ ingiusta! [ride] Ma visto che ho io la parola, ti risponderò che il migliore di tutti è il teschio che mi sono fatto tatuare a LA INK durante uno dei nostri tour.
Molti vostri fan si fanno tatuare la doppia A del vostro logo: come vi sentite in proposito?
È davvero una bella sensazione. Devo dirlo, all’inizio era anche un po’ strano, perché ci ha stupito vedere che qualcuno che nemmeno faceva parte della band fosse così coinvolto dalla nostra musica. Ma alla fine dimostra soltanto quanto sono devoti i nostri fan, quindi è fantastico.
Via libera ai tatuaggi dei Sonata Arctica, quindi?
Sì, ragazzi: per me è pollice su. Andate avanti così e se per voi è la cosa giusta da fare, fatevi un bel tatuaggio dei Sonata Arctica!
C’è qualche personaggio di film o altro, oppure un’opera d’arte che vorresti tatuarti addosso?
In effetti mi sono già tatuato addosso la copertina di Sin City di Frank Miller. Al momento non mi viene in mente altro di questo tipo che vorrei tatuarmi… ma se mi venisse voglia, lo farei senza pensarci troppo!
A proposito di copertine, quella di The Ninth Hour è fantastica: ce la puoi spiegare?
In pratica è un collage di diversi futuri a cui potremmo andare incontro. Sullo sfondo c’è un’utopia dove umani, tecnologia e Natura coesistono pacificamente. Davanti, invece, ci sono due opzioni: una dove la Natura prevale e non ci sono più esseri umani; l’altra dove invece non c’è più Natura. Sta a noi decidere quale futuro vogliamo…
Questo concept è sviluppato anche nelle canzoni del disco?
C’è dentro un po’ di tutto, nei testi del disco, ma ci sono anche un paio di canzoni che sono effettivamente collegate all’idea della cover.
Come suonerà dal vivo, The Ninth Hour?
Abbiamo cercato di registrare un album che suonasse il più vicino possibile alla sua esecuzione dal vivo, ma ovviamente non sarà mai la stessa cosa. In ogni caso, faremo i pezzi sul palco con gli stessi arrangiamenti che si sentono nel disco.
Ormai i Sonata Arctica sono in giro da 20 anni: pensi che ci sia ancora un legame tra il vostro primo disco, Ecliptica, e l’ultimo?
Sì, c’è sicuramente ancora un collegamento. Ma se tralasci tutti gli album che ci sono di mezzo, in effetti è difficile capire come siamo arrivati da Ecliptica a The Ninth Hour.
Se avessi ascoltato The Ninth Hour in quell lontano 1999, che cosa avresti pensato?
Non ne ho proprio idea… nel 1999 non ho nemmeno ascoltato Ecliptica! [ride]