Serena Brancale, un flusso di coscienza di musica e tattoo

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Una braccio per scrivere e uno per i tattoo. Serena Brancale è la cantautrice della coscienza collettiva. La abbiamo intervistata, strappandola dallo studio dove sta lavorando al nuovo disco. E a proposito di tatuaggi ogni giovedì alle ore 22 su Sky Uno c'è Ink Master

di Fabrizio Basso
(@BassoFabrizio)

Galleggiare può essere un disco ma non una aspettativa di vita. Soprattutto per Serena Brancale, giovane cantautrice pugliese che sull'acqua ci cammina. E', in questo periodo, in studio per completare il suo secondo album. La abbiamo intervistata e ci ha anche rivelato il mistero dei suoi tatuaggi opposti. Intanto su Sky Uno prosegue l'appuntamento con Ink Master ogni giovedì alle ore 22.00

 


Serena come procede il lavoro?

Bene. Ma per me pugliese è strano essere nella mia regione e non poter andare al mare.
Il disco nuovo vale la pelle diafana?
Lo spero. Arriva circa due anni dopo Galleggiare che per me è stato un inizio.
Quanto è cambiata?
Molto. Quello mi raccontava tra i 20 e i 24 anni poi ho fatto nuovi ascolti, altre esperienze di vita. Sono cresciuta.
Anticipazioni?
Viro verso l'elettronica. Tra gli ascolti che più mi hanno fatta crescere ci sono gli australiani Hiatus Kaiyote. Faccio una sperimentazione soul ma compongo in italiano.
Tempi di uscita?
Tra fine anno e inizio 2017.
Difficile oggi il ruole del cantautore?
Io mi ritengo fortunata. Ho iniziato per gioco e oggi mi ritrovo sui social persone che mi chiedono consigli o che reinterpretano mie canzoni.
Lei come è diventata artista?
Vengo da una famiglia di musicisti, i primi rudimenti per diventare cantautrice li ho colti tra le mura domestiche. E' tutto scritto sul mio diario segreto.
La sua caratteristica?
Mi ritengo moderna nel racconto. Aiuto chi vive una quotidianità come la mia. Le mie canzoni sono un flusso di coscienza. Scrivo per stare bene con me stesso, spero si senta.

 


Ha molti tatuaggi, sta bene anche con loro?

Sono disegni miei. Ho frequentato l'Accademia di Belle Arti. Si può dire che sono una ex grafica.
Cosa porta sulla pelle?
Gli elementi più forti sono la felicità di donne e bambini. Credo che la bellezza femminile sia la cosa più bella che c'è.
Si ispira a qualcuno?
In questo orientamento a Milo Manara: è il dio della bellezza femminile.
Questo lo racconta sulla sua pelle.
Guardi mi piacciono gli opposti. Ho la bella donna e poi la nonnina col seno cadente. C'è la casetta dove ho abitato per un periodo a Trani. Ci sono io bambina un po' cicciotta, con un caschetto di capelli alla Valentina: questa figura l'ho ribattezzata Cicca.
Un racconto sotto forma di tattoo.
Mi racconto molto. I primi tatuaggi sono arrivata che ero adolescente: piccoli disegni, soprattutto fatti per esibizionismo. Poi ho preso coscienza di cosa possono rappresentare.
Quando nascono i bozzetti?
Ovunque. Spesso in pizzeria. Ho l'illuminazione, chiamo il cameriere e gli chiedo una penna: faccio uno schizzo sulla tovaglietta di carta e poi diventa tatuaggio.
Sono quasi tutti sul braccio destro.
Vero. Perché quello sinistro è per la scrittura. Sono mancina.
A ogni braccio il suo destino?
Sì.

 

 

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