Matrimonio a prima vista Italia, se la contraddizione è la regola

TV Show
Dr. Gerry Grassi fotografato da Massimiliano Londi
00-gerry-grassi-matrimonio-a-prima-vista

Sposare un perfetto sconosciuto e scoprire soltanto il giorno del fatidico sì che faccia ha: se non credi sia possibile, fai in tempo a ricrederti seguendo le vicende dei protagonisti dell’esperimento psico-sociale più rivoluzionario della tv. In attesa dei prossimi episodi, in onda ogni giovedì alle 21.10 su Sky Uno, leggi l’intervista allo psicologo Gerry Grassi che, insieme a Mario Abis (sociologo) e Nada Loffredi (sessuologa), fa parte del team di esperti del programma.

di Barbara Ferrara

 

Matrimonio a prima vista non è solo un programma di intrattenimento sopra le righe, ma un vero e proprio esperimento psico-sociale dove un team di esperti studia a tavolino le affinità elettive dei protagonisti single in cerca della loro anima gemella. Dalle selezioni delle coppie alla vita dopo il matrimonio, ogni giovedì alle 21.10 su Sky Uno seguiremo l'evoluzione del rapporto di due perfetti sconosciuti che da un giorno all’altro si ritrovano a essere marito e moglie. E con la fede al dito partono sognanti in luna di miele per poi affrontare l’incognita della convivenza. Dopo sei settimane, l’ardua sentenza: ogni coppia dovrà decidere se restare insieme o chiedere il divorzio.


Nell’attesa dei prossimi avvincenti episodi, abbiamo chiesto a Gerry Grassi, psicologo e psicoterapeuta del team di esperti che insieme ai suoi colleghi ha selezionato le tre coppie protagoniste, di raccontarci qualcosa di più del suo lavoro e di come sia possibile far funzionare un matrimonio. Esistono delle “regole” da seguire? Quali sono gli errori da evitare? E perché l’amore, quello che dalla notte dei tempi ci ostiniamo a credere eterno, è destinato a finire? Domande senza risposte? Scoprilo nell’intervista.


Lei è specializzato in psicoterapia breve strategica: significa che siamo lontani dal temuto lettino di Freud?
Sono uno psicologo e ho una specializzazione in psicoterapia breve strategica, un modello di terapia che consiste nel fare percorsi brevi finalizzati al cambiamento nel minor tempo possibile. Il presupposto è che non sempre andare a ricercare le cause, presunte o reali, di un problema porti a risolverlo.
Incoraggiante.
Sì, con il nostro metodo si interviene direttamente facendo fare delle cose alle persone, compiti magari un po’ strani, un po’ bizzarri, ma che fanno uscire il cliente dalla sua zona di comfort.
Può farci qualche esempio?
Una delle tecniche che abbiamo presentato sia in Italia che in America in giro per convegni e che abbiamo ideato al centro T.I.B. (Terapie Innovative Brevi) che dirigo, consiste nel far fare alle persone degli errori volontari, quelli che abbiamo chiamato improprietà situazionali. Fare dei gesti impropri rispetto a un contesto dato: andare al bar e rovesciare una tazzina di caffè o buttare per terra una pila di maglioni in un negozio di abbigliamento. Una sorta di auto-boicottaggio volontario.
Con quale obiettivo?
Far realizzare alla persona che quando compie l’errore tanto temuto, alla fine non succede nulla, in questo modo capisce che tutta la paura che aveva nei confronti della perturbazione e di quell’errore non era poi così grave. Se al bar rovesci il caffè, in genere te lo rifanno, non succede nient’altro. Ognuno di noi nel quotidiano implicitamente evita di fare degli errori, quando camminiamo evitiamo di cadere, quando parliamo evitiamo di inciampare nelle parole, Siamo costantemente sotto pressione nel tentativo di evitare l’errore. Semplificando, dal mio punto di vista inserire l’errore nel nostro funzionamento può agire come una sorta di vaccino: introdurre qualcosa di cui hai paura per poi disinnescarla.
Esistono delle regole che aiutino a far durare un rapporto?
Ogni coppia ha le sue regole e fare una generalizzazione è limitante. E’ utile rinnovarsi sempre, inserire quelle perturbazioni di cui si diceva. Evitare gli schematismi per cui l’uomo fa sempre certe cose e la donna altre. La ripetizione è dannosa, così come la reiterazione di comportamenti che palesemente non funzionano, o la rigidità di alcune posizioni. Mantenere la rotta a prescindere dall’altra persona non ha senso.
Dunque, una ricetta valida per tutti non esiste.
Esatto, e questo discorso fa capo alla mia filosofia legata al costruttivismo: non esiste un’unica realtà, ma tante quante sono le prospettive dei punti di vista dell’osservatore. Per me non c’è mai un’unica versione delle cose, l’obiettivo è cercare altre visioni, altre posizioni: questo vale trasversalmente per tutto.
Perché succede che quegli aspetti che ci avevano fatto innamorare del partner sono gli stessi che poi ci portano alla rottura?
Rispondo con una frase di Gregory Bateson: la contraddizione è la regola e non l’eccezione per l’essere umano. Siamo costantemente dentro a più contraddizioni. A un certo punto scattano determinati meccanismi: una cosa che ci piaceva non ci piace più, stare a contatto con la persona che amiamo non ci piace più, anzi, può addirittura provocare in noi un senso di repulsione.
Significa che è nella natura dell’essere umano e dobbiamo rassegnarci?
L’inghippo sta nel non considerare questo aspetto come un aspetto strutturale. Se ci convinciamo che l’essere umano debba essere lineare, logico e privo di contraddizioni, se immaginiamo che tutto debba avere un senso e una forma chiara, il rischio di trovarsi in qualche problema psicologico c’è.
Statisticamente quali sono i tre motivi che portano alla separazione?
Innanzitutto la perdita dell’attrazione sessuale verso l’altro, e non ci si può auto-prescrivere di provare attrazione per il partner se questa si è persa, molte persone lo fanno. Secondariamente il disaccordo sulla gestione dei figli, le problematiche legate alla loro educazione crea molta incongruenza. L’altro motivo, più moderno, è legato alle dinamiche da social network, i potenziali o reali contatti che ciascuno può avere con il resto del mondo possono innescare gelosie, a volte patologiche.
Tornando al primo dei motivi che portano alla rottura: è possibile stare bene insieme senza sesso?
Premesso che è un aspetto importante all’interno di una relazione, dal mio punto di vista, la formula scelta da coppie che danno scarsa importanza al sesso, esiste. Ci sono persone che stanno insieme e non hanno molti rapporti: è una questione di “accordi”. Molti non hanno l’esigenza di esprimersi nella dimensione sessuale, e per loro va bene così. Per altri è imprescindibile e in questi casi la coppia “sbrocca”.
Lei è specializzato in ipnosi ericksoniana, può servire per sanare una crisi di coppia?
In genere si pensa che l’ipnosi non venga utilizzata all’interno di una terapia di coppia, invece è anche molto divertente. Mi capita di farla o a uno o a entrambi i membri. L’approccio ipno-strategico che utilizzo prevede la miscela di alcuni aspetti della terapia breve strategica e altri dell’ipnosi. L’ipnosi crea una dimensione onirica che a volte manca, inoltre c’è l’aspetto del linguaggio, il corpo stesso si muove diversamente durante l’ipnosi, si possono sperimentare nuovi modi di parlare con il corpo e comunicare. Questo accade sia nelle seduta che fuori, grazie alle suggestioni post-ipnotiche.
Sposare uno sconosciuto, può davvero funzionare nella vita reale?
Ci sono tantissimi paesi nel mondo dove esistono i matrimoni combinati e questi non funzionano tanto quanto quelli fatti sulla base di una scelta personale. Matrimonio a prima vista Italia è un esperimento psicosociale molto interessante, c’è la reale possibilità di creare delle coppie che funzionano. Resta inteso che esistono molti aspetti impossibili da studiare a tavolino e questa è la magia di un incontro: la chimica non può essere saggiata preventivamente.
E’ d’accordo con la boutude di Trosi: “Io non è che sia contrario al matrimonio, però mi pare che un uomo e una donna siano le persone meno adatte a sposarsi”.
Sì, il matrimonio è una situazione di accordo tra due persone che decidono di lanciarsi insieme in un’avventura piuttosto impegnativa, non a caso ci sono tanti divorzi, forse occorre rivedere le dinamiche che oggi si sviluppano all’interno della coppia. Credo che sia una cosa in continua evoluzione legata anche al momento storico in cui viviamo.
E’ vero che rispetto al passato oggi i matrimoni durano meno?
Sì, c’è molta meno capacità di resistenza, ci si spazientisce prima, ognuno ha le proprie cose, tutti vogliono diventare fotografi o blogger, si ha meno tempo da dedicare all’altro, siamo molto più concentrati su noi stessi. Questa dimensione ego-centrata emerge e va considerata. Sarebbe utile rivedere la modalità con cui si sta in coppia.
In che modo?
Ci sono persone che stanno insieme da tanti anni e non convivono, si vedono due o tre volte alla settimana. La loro dimensione di coppia funziona perfettamente. Questa modalità può essere discutibile da un punto di vista tradizionale ma forse riduce tutti quegli aspetti di criticità che nel quotidiano si sviluppano.
 

Spettacolo: Per te