Filippo Barbacane, un Guzzista dal cuore a forma di aquila

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Filippo Barbacane ©CristianCastelnuovo
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In attesa dell’appuntamento con Lord of The Bikes, ogni martedì alle 22.00 su Sky Uno, Filippo Barbacane customizzatore italiano di fama mondiale, ci racconta come il mito della moto Guzzi ha cambiato la sua vita.

di Helena Antonelli

 

Rombo di motori anzi di moto Guzzi! Continua la sfida dei Lord of the Bikes, la produzione Sky Uno e Sunrise, in cui 10 team di professionisti si affrontano a colpi di creatività e chiavi inglesi per creare la custom bike migliore.
In giuria Filippo Barbacane, artista e customizzatore italiano di fama mondiale, un vero mito moderno della filosofia Moto Guzzi che ci confida come in una sola passione si nascondino tutti i suoi interessi più grandi. Lo abbiamo intervistato.

 

 

Da dove nasce la sua passione?
Tutto è iniziato con una personale passione per le moto. Perché io sono prima un motociclista e poi un customizzatore. Amo le moto, il mio sogno è sempre stato quello di passare la mia vita su una moto e viaggiare. Questa mia passione personale si è unita a quella dell’artigianato, da lì ho visto la possibilità di poter unire più cose che mi potevano interessare: motociclismo, artigianato e creatività e infine il viaggio. Questo lavoro rappresenta un mix di tutte quelle che sono i miei interessi più grandi.


Quali sono le qualità che deve avere un customizzatore o in questo caso un Lord of the Bikes?
Bisogna essere prima di tutto un motociclista, costruire moto per delle persone e non andare sulle due ruote non ti permette di capire che utilizzo ne andranno a fare i clienti. Poi c’è l’aspetto creativo che deve essere al primo posto. Vedere questo mestiere solo come un business non porta da nessuna parte. Per andare avanti bisogna rinnovarsi sempre.


Da cosa trae l’ispirazione per nuovi design?
Sono un appassionato di arte, della fotografia e del viaggiare. E’ proprio dai miei viaggi che vengono fuori le idee migliori. Grazie alla fotografia riesco invece ad avere punti di prospettiva diversi. Ogni moto che realizzo la fotografo per capirne poi quello che volevo trasmettere in quel momento.

 

Quanto è importante nel suo lavoro il made in Italy?
Moltissimo. Per l’80% lavoro sul marchio Guzzi e per i pezzi di ricambio cerco solo brand italiani. Le mie moto inoltre portano solo nomi italiani.

 

La sua creazione più famosa?
La moto che destò più scalpore fu la Ciclope, chiamata così perché al centro aveva un solo faro piccolino al centro. Da lì sono scaturiti altri nomi legati a personaggi mitologici, come ad esempio la Chimera e la Bellerofonte.

 

Mentre che nome ha la sua moto?
Ne ho più di una. Quella che considero di più come la mia moto ha un nome un po’ buffo che è quello della persona da cui l’ho comprata tantissimi anni fa. E’ un vecchio 850 GT del 1973, una moto d’epoca che si chiama Erpi.

 

Che valore ha per lei, motociclista e customizzatore, la proprio moto?
Non considero la moto come un pezzo di ferro o solo un mezzo di locomozione. La moto ti da delle emozioni proprio come una persona. Ti rende felice quando viaggiando ti porta in posti bellissimi. Ti fa arrabbiare quando non funziona e quando ha un problema meccanico che li per li non riesci a risolvere non ti fa dormire la notte. La moto ti coinvolge sentimentalmente come nessun altro riesce a fare.


Che tipo di giudice è in Lord of the Bikes?
Mi chiedevano di essere severo, ma chi mi conosce bene lo sa che non lo sono. Tra l’altro giudicare le cose degli altri non è mai bello. La mia grande passione per questo lavoro mi fa essere comunque intransigente su alcune cose per me fondamentali.


Cosa le è piaciuto di più?
La voglia di rischiare, di mettersi in gioco che per me è determinante in un Lord. È questo che fa la differenza, uscire fuori dagli schemi.

 

Lord of the Bikes è stato d’ispirazione per un nuovo design?

Certamente, da Guzzista, il mio cuore è a forma di aquila e passare così tanto tempo nella storica fabbrica mi ha dato la possibilità di ispirarmi a nuovi lavori.

 

Quindi ora cosa c’è nella sua officina?

Una vecchia Guzzi V7 del 1969 che ho trovato distrutta, quasi irrecuperabile. Dalle sue ceneri ne sto tirando fuori una moto completamente diversa come stile ma il suo spirito resta quello di una Guzzi con motore a bicilindrico.

 

Cosa consiglia a chi è alle prima armi con i motori?
Per chi vuole fare il customizzatore, la cosa più importante è studiare. Apprendere dai vecchi artigiani e meccanici perché questo è un lavoro che non si improvvisa. Poi per il resto basta guardare Lord of the Bikes.


 

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