Antonino Cannavacciuolo, il gigante buono di MasterChef si racconta

TV Show

Barbara Ferrara

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Leggi l’intervista allo chef pluristellato di Vico Equense che si è unito a Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich nella quinta stagione del talent culinario più amato del piccolo schermo per un MasterChef Italia come non l'avete mai visto

 

 

Due stelle Michelin, tre Cappelli della Guida dell’Espresso, tre forchette della Guida Gambero Rosso, il posizionamento  di Villa Crespi tra i Foodie Top 100 Restaurants Europe e i continui riconoscimenti fanno di Antonino Cannavacciuolo una celebrità. Il quarto giudice di MasterChef Italia è uno che va dritto al sodo, come un uomo d’altri tempi, autentico. Serio. Burbero quanto basta, si impone generosamente, con la giusta dose di fascino, autorità e carisma.

Dopo il successo di Cucine da Incubo ritroviamo quest’anno lo chef pluristellato al fianco di Bruno Barbieri, Joe Bastianich e Carlo Cracco nella quinta stagione di MasterChef Italia, in onda su Sky Uno ogni giovedì a partire dal 17 dicembre. Come se la caverà in qualità di new entry, lo scopriremo presto. Intanto promette bene: “Ho trovato tre belle teste, non me l’aspettavo. Abbiamo creato un team, insieme ci troviamo bene, c’è complicità. Un giorno si ride con Carlo, l’altro con Bruno, l’altro ancora con Joe: è troppo forte quando vuole parlare in napoletano. Capita anche di mandarci a quel paese, ma poi il giorno dopo si scherza con aria di amicizia e positività. Ci divertiamo.”

 

E’ stato definito lo chef dei miracoli, il gigante buono della cucina, lo chef più burbero della tv, ma lei in una parola come si considera?

Bravo.

A quanti anni ha cominciato e quale è stata la tua prima creazione?

Avevo tredici anni, mi sono messo a fare dei dolcetti con la frutta sopra, lo zucchero e il cioccolato.

 

Come nasce questa sua passione?
Viene da mio padre, guardavo lui. Sono figlio d’arte.

 

Se non avesse fatto lo chef?
Avrei fatto il pescatore, anche se è un mondo completamente diverso dal mio lavoro. Sono due cose che amo e mi rilassano. Quando non faccio pesca mi manca la pesca, quando non cucino mi manca la cucina. Sono le due cose che amo di più, amo pescare in mare, il lago è uno sport.

 

Tra le qualità di uno chef, qual è quella che non può mancare?
In un cuoco la curiosità, ti porta a non fermarti mai e a sperimentare. Scopri piatti e prodotti nuovi, scopri come si cucina meglio, qual è il tempo che ci vuole. E’ una dote indispensabile. Poi occorre serietà.

 

A dicembre la vedremo accanto a Cracco, Bastianich e Barbieri: se i suoi compagni di viaggio fossero dei piatti, che piatti sarebbero?

Non penso a una ricetta singola per ognuno, ma agli ingredienti mediterranei, quelli vivi, che fanno bene alla ricetta, penso all’olio d’oliva e al grande sale. E io che amo una cucina leggera, mediterranea e solare sceglierei uno spaghetto al pomodoro.

 

A MasterChef sarà più o meno severo del solito?

Se trovo delle persone che lavorano bene, sono una persona che ride e scherza con loro, se al contrario, dall’altra parte ci sono persone che non prendono sul serio ciò che stanno facendo, divento molto severo: amo il mio lavoro e non permetto a nessuno di giocare col mio lavoro.


Cosa consiglierebbe agli aspiranti MasterChef, e in generale ai giovani che vogliono intraprendere questo mestiere?

Fare una scuola. Studiare i prodotti, l’alimentazione, dopo ti puoi permettere di crescere. Partire dai piatti che hanno portato la cucina tradizionale italiana ai massimi livelli e poi quando la conosci bene ti puoi permetterti di fare innovazione.

 

Da cosa riconosce un talento in cucina?
Mi piacciono le persone che stanno in silenzio, osservano e lavorano usando la loro curiosità, sono quelle che alla fine vengono fuori. Non mi fido invece di quelli che mentre operano ti cercano con lo sguardo. Sono quelli che lavorano solo quando ci sei tu che li guardi. Sono piccole cose a fare la grande differenza.



Il piatto con cui ha sedotto sua moglie?
Una linguina con una cicala di mare arrivata viva dalla Sardegna, l’avevo rosolata in padella con pomodoro fresco e un po’ d’aglio. Dopo vent’anni se lo ricorda ancora.

 

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