Westworld 2, episodio 5: la recensione

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Linda Avolio

C'è un mondo ancora più brutale e violento di quello che abbiamo visto finora, e questo mondo è Shogun World. Maeve e compagni si trovano di fronte ai loro doppioni nipponici, e devono combattere contro lo spietato Shogun e i suoi samurai. L'ex maitresse del bordello di Sweetwater, però, scopre di avere un nuovo potere, che non esita a usare a suo vantaggio. A Westworld, Dolores è sempre più intenzionata a portare a termine la sua vendetta, e a farne le spese è Teddy, che viene riprogrammato contro il suo volere. Nel presente, Strand e i suoi fanno una scoperta inquietante: leggi la recensione di Akane No Mai, il quinto episodio di Westworld 2 (NB, ovviamente ci sono SPOILER se non l'avete ancora visto!!)

Westworld 2, episodio 5: la trama

Il quinto episodio della seconda stagione di Westworld si apre con un prologo ambientato nel presente. Strand e i suoi uomini sono dentro il MESA, il centro di controllo principale, e hanno iniziato a fare ordine. Hanno anche iniziato a recuperare i corpi dei residenti affogati, tra cui quello di Teddy. Bernard lo osserva con fare a dir poco circospetto: cosa avrà voluto dire nel primo episodio quando ha detto “Li ho uccisi tutti io”? E, di nuovo: che fine ha fatto Elsie?

Mentra Maling, la tizia tosta col mitra, va avanti con le operazioni di recupero, Costa, il programmatore, avvisa Strand che molti dei residenti tirati fuori dall’acqua dentro la “scatola nera” non hanno niente di niente. Come se fossero vergini da quel punto di vista. Peter Abernathy, scopriamo, è ancora missing, mancante, nel senso che non si trova lì. E’ evidente che dopo essere finito nella mani di Charlotte Hale è successo qualcosa…ma cosa?

 

Di nuovo a Sweetwater

Tornando nel passato post strage di Escalante, possiamo dire che Akane No Mai è diviso fondamentalmente in due parti: quella ambientata a Sweetwater e quella ambientata a Shogun World. Per quanto riguarda la prima, siamo ovviamente dentro la linea narrativa di Vendicatrix Dolores. Dolores, Teddy e gli altri seguaci di Wyatt tornano nella cittadina in cui tutto è iniziato, quantomeno per noi spettatori. Il buon Teddy dice che è come tornare a casa, ma Dolores lo corregge subito: Sweetwater non è mai stata casa per loro, che esistono da molti anni prima della nascita di quel posto.

Ad ogni modo, il piano del personaggio di Evan Rachel Wood è semplice: rimettere in funzione il treno per andare dritti dritti al quartier generale della Delos e salvare suo padre. I seguaci di Dolores/Wyatt si mettono dunque al lavoro, mentre lei e Teddy vanno al Mariposa, quasi deserto a parte un paio di residenti. Tra questi c’è la seconda Clementine, che non sembra molto padrona di sé e ripete le sue solite quattro frasi. La prima Clementine la osserva e ripete le stesse frasi insieme a lei, in sincrono: dunque qualcosa dentro di lei è rimasto, qualche ricordo c’è, nonostante sia stata dismessa.

Fanno parte di questo blocca narrativo la sequenza in cui Dolores porta Teddy a visitare i luoghi dove erano soliti recarsi, quella in cui i due fanno l’amore, e quella in cui lei lo fa riprogrammare. Nella prima, Dolores racconta al suo fedelissimo di quella volta in cui la ci fu un’epidemia di bluetongue (febbre catarrale) che colpì la mandria. “Cos’avresti fatto?” gli chiede lei, e lui risponde senza esitazione che avrebbe messo al sicuro i capi malati. Non è quello che fece Peter Abernathy, che invece li uccise proprio per evitare il propagarsi della malattia. La metafora è chiara, ed è ancora più chiaro l’emergere del carattere di Teddy. Peccato che quello non sia un paese per buoni. Lui, infatti, vorrebbe ancora trovare un posticino tranquillo dove accasarsi con la sua amata, mentre lei…beh, lei ha altri progetti

Nella seconda sequenza, Teddy e Dolores fanno l’amore. In realtà si tratta di una sequenza piuttosto meccanica, ben coreografata ma priva di emozione, a sottolineare la distanza che c’è tra i due. Infatti nella sequenza finale, la terza, Dolores fa alterare le caratteristiche di base di Teddy al tecnico/programmatore preso in ostaggio a inizio stagione. L’uomo la mette in guardia: dei cambiamenti così radicali senza prima aver “spento e resettato” Teddy potrebbero danneggiarlo, ma lei gli dice di proseguire, perché “C’è bisogno di soffrire per crescere.” Ma per quale motivo Vendicatrix Dolores fa una scelta così estrema? Semplice: perché sa benissimo che, così com’è, il pistolero è destinato a essere annientato.

Intanto, il treno è stato sistemato…

Shogun World, AKA “Non è un paese per deboli di stomaco”

Avevamo lasciato Maeve e compagni nel finale della terza stagione, e li ritroviamo esattamente nello stesso punto: con un samurai che spunta fuori dal nulla a katana sguainata. L’uomo, però, non è solo, e i suoi compari accerchiano i nostri in un baleno. Maeve tenta di prendere in mano la situazione con i classici comandi vocali…solo che non funzionano. E’ Lee a chiarire il motivo: siccome anche qui è arrivato il caos, i comandi vocali in inglese non funzionano più. Bisogna usare il giapponese.

Il gruppo viene fatto prigioniero e viene portato in una vicina cittadina che, per farla breve, è il corrispettivo nipponico di Sweetwater. E l’uomo e i suoi scagnozzi non sono altri che i corrispettivi nipponici di Hector, Armistice e compagni. Come giustamente Lee fa notare, provate voi a scrivere 300 storyline in 3 settimane! E comunque non è plagio, alla fine ha “preso ispirazione” da una cosa scritta da lui stesso, dunque… Peccato che Maeve e gli altri non la vedano proprio così.

Rivediamo dunque la scena dell’arrivo in città della banda e del furto della cassaforte, e scopriamo che anche lì c’è una casa di piacere. A gestirla è la maitresse Akane (interpretata da Rinko Kikuchi). Maeve capisce di trovarsi di fronte al suo doppione, e cerca, con successo, il dialogo. I visitatori occidentali vengono accolti con una danza e con una obbligatoria cerimonia del tè. Hector è diffidente nei confronti di Musashi (interpretato da Hiroyuki Sanada), il suo doppione giapponese, che era un capitano alle dipendenze dello Shogun e che ora è un ronin, un bandito. Armistice, invece, sembra più incuriosita che infastidita da Hanaryo (interpretata da Tao Okamoto), che sembra ricambiare. Un serpente e un drago alla fine non sono poi così diversi.

Irrompe un uomo dello Shogun che vuole acquistare permanentemente Sakura, la protetta di Akane, la sua figlia putativa, che, a quanto pare, è la ballerina più apprezzata del paese. Invece di cedere, Akane uccide l’uomo: dunque anche a Shogun World i residenti ora hanno la possibilità di uscire dai loro loop narrativi. Bisogna fuggire prima che arrivino gli uomini del comandante supremo. Maeve ovviamente è molto colpita dall’attaccamento della madame alla sua protetta, e rivede in Akane e Sakura sé stessa e sua figlia.

Calata la notte, il gruppo si metterà in viaggio verso Snow Lake, il lago innevato, che non è altro che altro che il cornerstone, la “pietra angolare”, di Sakura. In realtà in quel luogo si trova l’ingresso a un tunnel di servizio: dunque Lee non è poi così inutile!

La notte arriva, e insieme a lei arrivano anche i ninja dello Shogun, che attaccano e riescono a rapire Sakura. Maeve si salva per un pelo: non riesce a impartire un comando vocale al suo aggressore, ma in qualche modo gli comanda di trafiggersi da solo usando la forza del pensiero (quasi sicuramente sta usando il mesh network, il collegamento “a maglia”, citato da Bernard nel primo episodio).

Bisogna recuperare Sakura. Maeve ha già in mente un piano. Hector, Musashi, Armistice e Hanaryo tengono impegnati gli uomini dello Shogun giunti in città, e intanto Maeve, Lee, Akane, Felix e Synclair fuggono.

Insieme a Lee e ad Akane, Maeve si recherà al campo del Generale, e lì, usando la sua “nuova voce”, recupereranno la ragazza, per poi fuggire. Lungo la strada, Lee, che si è appartato per espletare i suoi bisogni fisiologici, trova una radiotrasmittente ancora funzionante. La sottrae al cadavere di uno dei numerosi uomini della sicurezza trucidati dai samurai, e la nasconde.

Il gruppo viene accolto dallo Shogun (interpretato da Masaru Shinozuka), che, scopriamo, è danneggiato. Anche lui, come Bernard, perde liquido corticale da un orecchio. Tutto sembra andare per il meglio, ma quando l’uomo menziona Sakura, Akane perde la calma e tradisce la sua vera identità. Lo Shogun le fa una proposta: se lei e Sakura danzeranno insieme per lui quella notte, lei potrà riavere indietro la ragazza.

Akane va dunque a prepararsi. Nella tenda in cui si truccherà e vestirà ritrova finalmente Sakura, che, scopriamo, è stata marchiata sulla schiena dallo Shogun, che le ha fatto incidere un albero di ciliegio in fiore (ndr, Sakura in giapponese significa proprio fiore di ciliegio). Maeve cerca di convincerla a unirsi a lei e ad abbracciare la libertà dopo che Sakura sarà tratta in salvo, ma Akane rifiuta: alcune cose sono troppo importanti per perderle, anche se ciò significa rinunciare a essere liberi.

Arriva il momento della danza. Maeve viene fatta sedere di fianco allo Shogun, così potrà essere tenuta d’occhio a dovere. Prima di iniziare, però, il Generale si avvicina alle danzatrici, e uccide Sakura per punire Akane. La donna, però, non si scompone: parte la musica (una bellissima cover di C.R.E.A.M. del Wu-Tang Clan), e Akane si muove leggiadra, e arrivata di fronte allo Shogun compie la sua vendetta: estrae un pugnale dalla sua acconciatura e taglia via mezza faccia all’uomo.

Maeve e Akane vengono fatte inginocchiare: per punizione verrà tagliata loro la testa. Il personaggio di Thandie Newton, però, usa la sua nuova abilità, e mette l’uno contro l’altro i soldati. E’ un bagno di sangue, e lo sarà ancora di più, visto che stanno arrivando altri uomini. Maeve, però, non sembra preoccupata: ora che sa utilizzare a dovere la sua nuova voce, nulla la spaventa. E ora, finalmente, può concentrarsi nuovamente sul suo obiettivo: ritrovare sua figlia.

Westworld 2, episodio 5: la recensione

E finalmente arrivò Shogun World. Akane No Mai (la danza di Akane) ci porta dentro l’attesissimo parco ispirato al Giappone del periodo Edo, e, visivamente parlando, non delude neanche per un momento. Ogni dettaglio è perfetto, e la scena dell’arrivo nella Sweetwater nipponica da parte delle “copie” di Hector e Armistice è una vera e proprio goduria per i fan della serie.

In realtà, a livello prettamente narrativo ci troviamo di fronte a un episodio che ha un compito preciso: mettere una pausa e preparare l’ingresso nella seconda metà di stagione. Quella che, si spera, ci darà finalmente un po’ di risposte (per esempio, perché Bernard osserva con tanta insistenza il corpo senza vita di Teddy? Chi ha ucciso veramente i residenti annegati? E che fine ha fatto, di nuovo, Elsie??). Il presente e il passato post strage di Escalante stanno dunque per convergere, e di sicuro ne vedremo delle belle.

I punti focali dell’episodio sono sostanzialmente due: il momento in cui Teddy viene riprogrammato da Dolores, che continua imperterrita lungo la strada della vendetta, facendo però una deviazione per liberare suo padre, e la scoperta di Maeve di essere in grado di comandare gli altri residenti per via telepatica, al 99,9% usando il mesh network.

Dopo The Raj, Shogun World è l’ennesima espansione del mondo narrativo della serie. Convince la scelta di Nolan e Joy di usare attori giapponesi, le scene dei combattimenti sono coreografate e girate alla perfezione, e l’immersione in un mondo e in una cultura assai diversa da quella occidentale è assolutamente affascinante e riuscita. Splendide le musiche declinate in versione "orientale".

Con il personaggio di Akane vengono ripeute, sottolineate e rafforzate le tematiche di cui è portatrice e rappresentante Maeve – la ricerca della vera libertà, ma anche la rinuncia alla libertà per ritrovare o non perdere un legame affettivo, la maternità, l’avere a cuore e l’avere cura di qualcuno, l’empatia, la capacità di vedere con occhi altrui –, mentre sembra quasi che gli autori stiano facendo di tutto per farci odiare Dolores. Sicuramente ci sarà un motivo, ma la bravura di Wood ormai non basta più: è veramente difficile stare dalla parte del suo personaggio.

Molto divertenti le reazioni di Hector e Armistice nei confronti delle loro controparti giapponesi (si sorride, ma la questione dell'identità, di cosa ci rende unici rispetto agli altri, è trattata in modo meno superficiale di quanto non possa sembrare), e non si può non apprezzare il tentativo di riabilitazione del personaggio di Lee Sizemore, che peraltro funge anche da “voce spiegante” non solo nei confronti dei suoi compagni di viaggio, ma anche degli spettatori.

In stand-by la linea narrativa dell’Uomo in Nero e quella thriller relativa al progetto segreto della Delos, ma va bene così: con così tanto materiale e così tanti personaggi, non si può inserire tutto e tutti in ogni episodio.

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