True Detective 3: La recensione del primo episodio

Serie TV

Paolo Nizza

E 'arrivata su Sky Atlantic la terza stagione di True Detective, in onda lunedì1 4 gennaio in lingua originale con sottotitoli alle 21.15 e il lunedì successivo, il 21 gennaio, in versionedoppiata in italiano. Gli episodi – in entrambe le versioni, sottotitolati e doppiati in italiano - saranno disponibili anche su Sky On Demand  e su NOWTV. Leggi la recensione del primo episodio di True Detective 3

True Detective 3: ritorno alle origini

Si dice che l'assassino torni sempre sul luogo del delitto. Così, Nick Pizzolatto, il sulfureo e talentuoso creatore della serie True Detective per la terza stagione ha scelto di ritornare alle origini. Quindi, parimenti alla prima stagione, anche in questi nuovi episodi ci troviamo in una comunità rurale popolatasoprattutto da "feccia bianca", white trash. Nello specifico siamo  nella cittadina immaginaria di Finger West, in Arkansas, Midwest, regione in cui Pizzolatto ha compiuto i suoi studi. E anche in True Detective 3 abbiamo una coppia di detective uomini molto differenti tra loro, che indagano su un macabro omicidio.

Ça va sans dire, in questa terza stagione non mancano i diversi piani temporali. Questa volta sono addirittura 3: gli anni 80, gli anni 90 e il 2015i. Insomma, i flashback, la memoria, la ricerca del tempo perduto sono ancora il motore di questa vicenda di morte e di mistero. Non a caso la prima battuta del primo episodio è "Of course, I remember". A differenza, però dei dialoghi fra Matthew McConaughey (Rustin "Rust" Cohle) e Woody Harrelson (Martin "Marty" Hart), in questa terza stagione i toni si fanno più ruvidi e aspri, la poesia cede alla prosa, l'esoterismo si trasfigura nella crudele legge della natura. Un mondo abitato da ratti, un genere animale che per ben due volte ha rischiato di fare estinguere la razza umana.

I protagonisti della serie: Mahershala Ali e Stephen Dorff

Il protagonista di True Detective 3 lo vediamo per la prima volta davanti a uno specchio abbottonarsi una camicia. È un nero, un anziano dallo sguardo spaventato. Con un flashback di 25  anni vediamo lo stesso uomo e scopriamo che si tratta del Detective Wayne Hays (interpretato da Mahershala Ali, premio Oscar come miglior attore non protagonista per Moonlight). L'uomo sta rilasciando un'intervista in merito a un caso avvenuto 10 anni prima. Torniamo poi al presente e capiamo che Wayne è in procinto di essere intervistato a casa propria da una televisione sempre a proposito del medesimo caso. Capiamo anche però che Wayne ha problemi di memoria e demenza senile.

Infine arriviamo al terzo piano temporale, quello degli anni Ottanta. Nello specifico, si tratta del 7 novembre del 1980. E venerdì. Il giorno della morte di Steve McQueen. Ma anche il giorno in cui tutto ebbe inizio, ovvero la sparizione di due bambini, Julie Purcell e suo fratello Will. Incontriamo anche il partner di Hays, Roland West (interpretato da Stephen Dorff). Si tratta del classico cowboy, un bianco che si definisce "femminista" perché crede che sia giusto che una donna venga pagata per aver messo in vendita il proprio corpo. Hays invece, si definisce, un "romantico perché non va con le prostitute." Ma una cosa accomuna i due detective: sono stati entrambi volontari durante la guerra del Vietnam. Però Wayne era un segugio. Trascorreva settimane da solo nella giungla vietnamita a caccia di Vietcong.

Ora il nemico da scovare non è più Charlie e non si nasconde tra foreste di mangrovie e delta di fiumi. Il colpevole si aggira tra prefabbricati a schiera, oppure sotto il letto insieme a datati numeri della rivista Playboy. O magari è un ragazzo dai capelli lunghi alla guida di un maggiolone  della Volkswagen di colore viola, oppure ancora un giovane con la maglietta dei Black Sabbath. Il problema, come in ogni stagione di True Detective, è che siamo noi i nostri demoni.

Come scriveva Roland Barthes: "La nostra prigione ce la costruiamo mattone per mattone. Quando ce ne accorgiamo i muri sono già alti e solidi, quasi indistruttibili. La corazza che ci siamo costruiti è pressoché impenetrabile e sono pochi quelli che riescono a percepire cosa ci batte dentro."  E così alla fine del primo episodio di True Detective 3, il detective Hays scopre il cadavere del povero Will grazie all'indizio di due piccole, inquietanti bambine, mentre sua sorella Julie è ancora viva: capiamo che siamo di fronte a un grande thriller dell'anima. Una serie in cui, al netto delle indagini, è il celiniano viaggio al termine della notte a trascinarci in un gorgo di emozioni e sentimenti in cui è impossibile non perdersi.

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