The Affair, 5 motivi per vedere la quarta stagione

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Linda Avolio

Manca ormai pochissimo al 29 agosto, data del debutto su Sky Atlantic della quarta stagione di The Affair. A breve ritroveremo dunque Alison, Noah, Helen e Cole, e, come sempre verremo investiti da un'ondata di drammi, tragedie e #maiunagioia. Scherzi a parte, ecco i 5 motivi per cui non potete assolutamente perdervi i nuovi episodi: continua a leggere e scopri di più

Un nuovo inizio

Tra la terza e la quarta stagione non c’è un grande stacco temporale, giusto qualche mese, eppure la sensazione che si ha guardando il primo episodio della S04 è quella di un nuovo inizio. Ovviamente niente di ciò che è successo finora viene magicamente cancellato, ma della morte di Scotty e della crisi psicotica di Noah praticamente non viene più fatta alcuna menzione. Così come non viene neanche più nominata Juliette, personaggio poco amato dagli spettatori. L’impressione è che Sarah Treem, showrunner della serie, in questo nuovo capitolo abbia voluto fare un po’ di ordine, scelta peraltro azzeccata, considerando l’andamento altalenante della stagione 3, che non ha convinto fino in fondo.

The Affair 4 ci mostra dunque i personaggi in una nuova fase della loro vita. Helen si è trasferita a Los Angeles per seguire Vic, Noah si è trasferito a Los Angeles per stare vicino a Trevor e Stacey, Alison ha iniziato a lavorare a Woodlawn come consulente per l’elaborazione del lutto, e Cole sta per vendere il Lobster Roll, che negli anni è cresciuto e ha attirato l’attenzione di un gruppo di investitori.

Certo, non è tutto rose e fiori: Helen fa fatica ad abituarsi allo stile di vita della East Coast, Noah si sente tagliato fuori dalla vita dei figli e si ritrova a insegnare in un liceo di periferia, Alison fa una scoperta piuttosto scioccante sul suo passato, e Cole capisce che il suo matrimonio con Luisa ha le ore contate. Come se non bastasse, anche Vic ha i suoi problemi, e anche Ben, la new entry di questa stagione, si porta ancora appresso le conseguenze di un periodo traumatico della sua vita. Insomma, la quarta stagione di The Affair per certi aspetti sarà anche una sorta di nuovo inizio, ma il #maiunagioia è sempre una presenza costante!

 

Il cast

E’ possibile amare una serie e allo stesso tempo desiderare di prendere a schiaffi praticamente tutti i personaggi principali? Chi segue The Affair sa che non solo ciò è possibile, ma che addirittura questo è uno dei punti di forza della serie. Non c’è infatti cosa peggiore che rimanere indifferenti di fronte a un personaggio, alle sue avventure (in genere poche) e alle sue sventure (in genere molte).

A volte ciò accade a causa di una scrittura povera, pigra e/o superficiale, altre volte la “colpa” va attribuita all’incapacità di un interprete di far passare il personaggio “oltre lo schermo”. Un mix letale, come si può facilmente immaginare. E’ vero, la terza stagione non è stata all’altezza delle precedenti a livello di sceneggiatura, ma la quarta ha aggiustato decisamente il tiro, dunque niente panico.

C’è però una cosa che è sempre rimasta costante nel corso degli anni: le interpretazioni del cast principale. Noah, Alison, Cole e Helen spesso riescono a tirare fuori il peggio che è in noi (anche perché, molto spesso, questo peggio lo incarnano), ma Dominic West, Ruth Wilson, Joshua Jackson e Maura Tierney finora hanno fatto un ottimo lavoro, e questo è un dato di fatto, piacciano o meno i loro personaggi.

 

Più tragedie e traumi per tutti

In The Affair il destino crudele non risparmia proprio nessuno, e distribuisce a ogni personaggio una consistente “quota dramma”. Tra corna per evadere dalla pesantezza della vita quotidiana, figlioletti morti annegati in tenerissima età, fratelli uccisi da pirati della strada, figlie prima incinte e poi in relazioni malsane con uomini violenti, figli col morbo di Crohn, figli che non sono figli tuoi a livello biologico, anni in gattabuia con secondini a quanto pare che sono più che altro aguzzini, traumi del passato che riaffiorano, madri gravemente ammalate che decidono di farla finita e che ti chiedono aiuto per suicidarsi, mariti che tradiscono le mogli con le loro studentesse, madri che non vogliono dirti la verità su chi sia tuo padre per non si sa quale motivo, uomini che vedono le donne solo come oggetti sessuali, genitori e/o nonni che si sono impiccati, maledizioni che incombono su intere famiglie, compagne che non possono avere figli a causa di interventi poco chiari, incendi e altre cose piacevolissime, la serie è un vero e proprio compendio delle possibili sfighe dell'americano medio-borghese.

Quando pensi che Noah, Alison, Cole e Helen abbiano raggiunto il fondo, ecco che accade qualcosa di ancora peggiore. Sì, The Affair è ancora il campione in carica del #maiunagioia. Anche (soprattutto?) nella quarta stagione.

 

I colpi di scena

Le sottotrame thriller non sono mai state il punto centrale di The Affair, serie decisamente character driven (“guidata” dai personaggi”, da ciò che succede a loro, dalle loro scelte, etc), e non plot driven (“guidata dalla trama”, nel senso che la trama è così forte da importare più dei personaggi), eppure nel corso delle varie stagioni sono stati piazzati alcuni colpi di scena piuttosto d’impatto.

Siamo rimasti tutti stupiti quando abbiamo scoperto cos’è successo veramente la notte della morte di Scotty Lockhart (il fatto che dietro il volante c’era Helen, e il fatto che è stata Alison a spingere Scotty in mezzo alla strada), e siamo rimasti tutti a bocca aperta quando Noah si è dichiarato colpevole durante il processo alla fine della seconda stagione.

Un altro colpo di scena è stata poi, nella stagione 3, la scoperta che in realtà il secondino Gunther non era assolutamente l’aguzzino sadico e manipolatore visto nei flashback ambientati in prigione durante gli anni di detenzione di Solloway. Di forte impatto sono poi state la rivelazione della morte di Gabriel e la rivelazione sulle modalità della morte della madre di Noah.

The Affair è senza dubbio una serie che gioca più sull’aspetto emotivo e relazionale che non sull’introduzione di grandi e sconvolgenti plot twist, però ecco, ogni tanto qualche colpo di scena ben piazzato arriva, e va dritto al punto.

 

Vedere drammi altrui rende più sopportabili i propri

Questa motivazione è un po’ meschina, lo ammettiamo, ma d’altronde ci sarà un motivo per cui si parla di dimensione catartica dell’arte! La catarsi intesa come purificazione metaforica avviene secondo diverse modalità: si va da quella meno infame – ci ritroviamo in qualcosa che è accaduto o che sta accadendo a un determinato personaggio, riviviamo “di rimando” determinate emozioni, e possiamo analizzare a mente fredda, dall’esterno, certe situazioni che noi stessi abbiamo vissuto – a quella più infame – quel determinato personaggio ci sta così tanto sulle scatole (vuoi perché ci ricorda qualcuno che conosciamo nella vita reale, vuoi perché è semplicemente insopportabile) che godiamo nel vedergli capitare tutte quelle cose terribili, e in questo modo andiamo dunque a sfogare i nostri sentimenti peggiori senza aver fatto nulla di male nel mondo reale. A voi la scelta!

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