Chernobyl: la trama della nuova serie tv su Sky Atlantic

Serie TV

Linda Avolio

E' in arrivo su Sky Atlantic Chernobyl, la serie in cinque parti che ricostruisce il peggior disastro nucleare della Storia. In attesa di lunedì 10 giugno, ore 21.15, scopri la trama. - Chernobyl, il confronto tra i personaggi della serie tv e le persone reali del disastro

Chernobyl: la trama della serie TV co-prodotta da SKY e HBO

26 aprile 1986, ore 01.23'.45''. Durante un test, il reattore numero 4 della centrale nucleare ucraina di Černobyl', situata a pochi chilometri di distanza dal confine con la Bielorussia, esplode, sparando in aria una quantità incredibile di materiale radioattivo.

Mentre i tecnici e gli ingegneri del turno di notte cercano di stabilizzare la situazione e di capire l'entità dei danni, i vigili del fuoco intervengono per spegnere l'incendio. Non molto lontano da lì, a Pryp'jat' - la cittadina-dormitorio sorta proprio per i lavoratori della centrale e per le loro famiglie e situata a soli 3 chilometri di distanza -, migliaia di persone assistono a quello spettacolo letale.

Poche ore dopo, il professor Valery Legasov - il primo vicedirettore dell'Istituto Kurčatov per l'Energia Atomica, uno dei più stimati chimici sovietici di quegli anni - riceve una telefonata dal Cremlino: farà parte della commissione d'inchiesta sull'incidente nucleare più terribile della Storia, il Disastro di Černobyl'.

Insieme a Boris Shcherbina - a capo della commissione governativa istituita dal Cremlino nelle prime ore successive al disastro - e a Ulana Khomyuk - la fisica nucleare bielorussa che per prima, a Minsk, a poche ore dall'esplosione, rileva un'enorme quantità di radiazioni nell'aria -, Legasov fa quanto in suo potere per evitare una seconda esplosione, con conseguente rilascio di materiale radioattivo nella falda acquifera, e per scoprire la verità su cos'è successo quella maledetta notte.

Nonostante lo stesso governo tenti di insabbiare molte cose e di nascondere dietro il "segreto di Stato" quante più informazioni possibili, i tre riusciranno a scoprire la verità, ma farla arrivare al mondo intero si rivelerà una sfida ancora più difficile di quella affrontata a Černobyl'.

 

Chernobyl, il cast e i personaggi della serie tv. FOTO

 

Le cause dell'esplosione

La notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986, Anatoly Dyatlov, il vice ingegnere capo della centrale nucleare di Černobyl', decide di fare un test. Vuole fare delle prove sul reattore numero 4 per vedere come l'impianto si sarebbe comportato in caso di improvvisa mancanza di elettricità. Nonostante il parere contrario degli operatori Alexander Akimov e Leonid Toptunov, viene disattivato il sistema di sicurezza.

La situazione in brevissimo tempo sfugge di mano agli ingegneri, la temperatura all'interno del reattore sale, e la pressione all'interno del nucleo diventa troppo forte. Akimov e Toptunov, da manuale, innescano la procedura che avrebbe dovuto riequilibrare la situazione, ma, al contrario di quanto previsto, il reattore eplode, scoperchiando l'edificio che lo contiene e rilasciando nell'atmosfera una quantità enorme di radiazioni e di materiale radioattivo. 

Ma, riassumento a grandi linee, cosa portò all'esplosione del nucleo? Anzitutto i problemi intrinseci al modello RBMK, una tipologia di reattore molto in voga all'epoca in Unione Sovietica ma bisognoso di una gestione accortissima proprio a causa della sua potenziale instabilità strutturale. E il test portato avanti quella maledetta notte rese il reattore maledettamente instabile. Poi l'inesperienza degli operatori, Akimov e Toptunov, che, oltre a non avere le necessarie competenze e le necessarie nozioni di chimica per eseguire un test del genere in sicurezza, vennero avvisati solo una volta dentro la sala di comando di quanto stavano andando a fare.

E Dyatlov? Com'è possibile che un ingegnere così esperto non fosse a conoscenza di certi dettagli? La risposta è tanto semplice quanto inquietante: il Partito era a conoscenza dei problemi strutturali e di costruzione dei reattori, le famigerate punte in grafite delle barre di controllo, ma insabbiò volutamente tali informazioni (nonostante i problemi riscontrati nella centrale di Ignalina in Lituania nel 1983, problemi causati dagli stessi difetti costruttivi ma di entità nettamente minore), perché era impensabile che l'invincibile Unione Sovietica avesse prodotto qualcosa di imperfetto. E anche perché, si scoprì successivamente, la scelta di fare le punte in grafite fu presa perché la grafite rispetto al boro era più economica...

 

Gli eroi (s)conosciuti di Černobyl'

Valery Legasov (Jared Harris), Boris Shcherbina (Stellan Skarsgård) e Ulana Khomyuk (Emily Watson, quest'ultimo personaggio non è realmente esistito) lavorarono insieme per gestire al meglio la tragica situazione e per scoprire le vere cause dell'esplosione del reattore (un fatale mix di errore umano e di errore di progettazione), ma, oltre a loro, ci furono moltissimi uomini, migliaia, che offrirono le proprie braccia, e la propria vita.

Per primi i vigili del fuoco che, subito dopo l'esplosione, si recarono sul posto per domare le fiamme dell'enorme incendio che si era sprigionato. Senza le adeguate protezioni, si ritrovarono esposti a quantità di radiazioni enormi, e molti di loro morirono in condizioni atroci dopo pochi giorni.

Poi ci furono gli uomini (Alexei Ananenko, Valeri Bezpalov e Boris Baranov) che tentarono di svuotare il serbatoio pieno d'acqua posto immediatamente sotto il reattore, che intanto continuava a fondersi. Per evitare una seconda esplosione causata dal contatto improvviso del materiale fondente con l'acqua - esplosione che avrebbe coinvolto gli altri tre reattori e che avrebbe reso inabitabile per centinaia di anni gran parte dell'Europa e dell'ex Unione Sovietica -, i tre volontari furono mandati ad aprire manualmente le valvole, poiché il sistema elettrico era saltato a causa dell'incidente e delle radiazioni. Quegli uomini sapevano a cosa stavano andando incontro, ma andarono lo stesso.

Tra gli "eroi mai conosciuti" di questa tragedia ci sono anche i minatori che scavarono la galleria che permise di raggiungere lo spazio sotto il reattore. Lì venne creata un'area dove poi sarebbero stati installati dei sistemi di raffreddamento, per raffreddare il materiale fondente ed evitare così il raggiungimento della falda qcquifera. I minatori lavorarono in condizioni difficilissime, a 50 gradi e completamente esposti a polvere e radiazioni, ma riuscirono comunque a portare a termine il loro lavoro prima della scadenza prevista. Ironia della sorte: il loro lavoro purtroppo fu vano. Il materiale si raffreddò da solo.

Infine ci furono i "ripulitori", 300.000 uomini che ebbero per l'appunto il compito di ripulire, per quanto possibile, l'area circostante la centrale, la famigerata zona di esclusione, milioni di metri quadri (stiamo parlando di un'area dal raggio di 30 chilometri) di strade da lavare, di terreno da rivoltare, di alberi da tagliare e di animali da abbattere. In particolare, Chernobyl ricorda l'operato dei cosiddetti Liquidatori, gli uomini (a oggi ancora ignoti) che liberarono dai detriti radioattivi una porzione del tetto dell'edificio che ospitava il reattore numero 4 su cui non era stato possibile mandare il rover. Il livello delle radiazioni in quel punto era così alto che ognuno di loro potè essere operativo e spalare solo per 90 secondi. In base a studi effettuati anni dopo si scoprì che, in realtà, il tempo di esposizione "sicuro" sarebbe dovuto essere la metà di quello effettivo, dunque tra i 40 e i 45 secondi.



Gli sfollati di Pryp"jat'

Dopo l'esplosione, alcuni abitanti della vicina (solo 3 chilometri!) cittadina di Pryp"jat' si riunirono su un ponte poco distante per osservare lo "spettacolo", un fuoco dal colore particolare e sicuramente scenografico. Secondo le fonti ufficiali, le persone che quella notte si recarono su quel ponte sono tutte morte, e il ponte è stato ribattezzato "il ponte della morte." Circa 300.000 persone furono evacuate. Non poterono portare niente con sé, e venne detto loro che si sarebbe trattato solo di un'evacuazione temporanea. Non tornarono mai più a vivere lì.

 

Il costo umano della tragedia di Černobyl'

A seguito dell'esplosione, in Ucraina e un Bielorussiva venne registrato un enorme aumento della percentuale dei casi di tumore, specialmente tra i bambini, specialmente alla tiroide. Non sapremo mai con certezza il reale numero delle vittime, dirette e indirette, del Disastro di Černobyl'. Si stima che le morti dal 1986 a oggi siano tra le 4.000 le 93.000. Numeri decisamente poco chiari. Qualcuno è sicuro che invece il numero reale sia qualche centinaria di migliaia. In compenso, una certezza c'è, ed è quella del numero rilasciato dall'ex Unione Sovietica, rimasto uguale dal 1987 a oggi: 31 morti.

Spettacolo: Per te