L'amica geniale 4, la spiegazione del finale della serie tv

Serie TV
Foto tratta dal profilo Instagram di Irene Maiorino

Dopo la scomparsa di Tina, la figlia di Lila, la donna cancella dall'esistenza anche sé stessa. Di lei restano solo le due bambole gettate nello scantinato di Don Achille al rione 60 anni prima, simbolo dell'amicizia indossolubile con Lenù che, però, non la rivedrà mai più

Lenù e Lila si sono dette addio. Nell’ultima puntata della quarta stagione de L’Amica Geniale, la serie tv tratta dai romanzi di Elena Ferrante, Lila (Irene Maiorino) viene lacerata e scomposta dalla scomparsa di Tina, la figlia avuta da Enzo Scanno. La bambina, amabile e intelligente, forse destinata ad essere migliore di tutti, svanice una mattina qualunque nel mercato del rione a Napoli. Le voci rimbalzano senza direzione: forse ha seguito un uomo ai giardinetti, forse l’ha trascinata via un camion. Di lei non ci sono – e non ci saranno mai più – tracce. Molti anni dopo, quando Lenù (Alba Rohrwacher), ormai invecchiata, si sarà trasferita a Torino, anche Lila sparirà. Una notte, il figlio Gennarino le telefona per avvertirla che, da circa due settimane, la madre non torna a casa. Ha tolto i vestiti dall’armadio e ha tagliato via sé stessa da ogni fotografia, anche quelle in bianco e nero della gioventù, proprio come se non fosse mai esistita. “Hai sempre voluto esagerare, Lila. Ti avevo promesso che non lo avrei mai fatto, ma sono molto arrabbiata. E allora scrivo tutta la tua storia”, dice Lenù, sofferente perché “mi esclude, mi punisce, quando in vecchiaia avremmo bisogno di vicinanza. A volte mi chiedo dove si è dissolta. Se ne sta là, insieme alla figlia”. Sono forse due le bambine perdute. Tina che, in un intenso monologo immaginato da Lenù nella bocca di Lila, “se è viva, subisce delle cose orribili lontano da me; se invece è morta, sono morta anche io”. E Lila stessa, che non ha potuto studiare e scegliere la vita che avrebbe voluto, ma che ha sempre resistito alle smarginature e ora ha scelto di essere finalmente libera. Un giorno, Lenù riceve al suo indirizzo un pacco inaspettato. Avvolte in una carta marrone, ci sono le due bambole Tina e Nù, che lei e Lila da bambine avevano gettato nello scantinato di Don Achille e mai più ritrovato. L’uomo aveva però dato loro i soldi con i quali avevano comprato Piccole donne, il libro che aveva ispirato Lila a scrivere La fata blu e Lenù a diventare una scrittrice. “Mi aveva ingannata, trascinata dove voleva lei. O forse no. Forse quelle due bambole significavano solo che mi voleva bene, e che ora stava vivendo in vecchiaia la vita che in gioventù si era e le avevano vietato. Ora che si è fatta vedere così nitidamente, devo rassegnarmi a non vederla mai più”.

IL DESTINO DEGLI ALTRI PERSONAGGI, DA NINO SARRATORE AI FRATELLI SOLARA

Nell’ultima puntata della serie, si scioglie anche la matassa delle vite degli altri personaggi. I fratelli Marcello e Michele Solara, figure di spicco e di criminalità del rione, vengono uccisi a colpi di pistola davanti alla chiesa. Lenù immagina che l’assassino sia Pasquale Peluso, da anni brigatista e latitante insieme a Nadia, ma la sua fantasia resta solo tale anche quando, anni dopo, l’amico d’infanzia viene arrestato in un casolare abbandonato. Alla notizia della morte dei Solara, che dopo la scomparsa di Tina avevano manifestato solidarietà ai suoi genitori, Lila si convince che la figlia sia uscita di nuovo dalla sua pancia per vendicarsi di loro, che l’avrebbero fatta sparire per vendicarsi della sua guerra personale nei loro confronti. Anche questo sospetto non assume contorni definiti. Poco prima di salutare per l’ultima volta Lenù, Lila le inocula un ultimo veleno, o forse tenta di far aggrappare fuori da sé la disperazione che la assale quando il rumore è poco e i pensieri sono troppi: “Per tanto tempo ho pensato che hanno rapito Tina perché pensavano che fosse figlia tua, visto che siete finite insieme sul giornale”. Con il passare degli anni e il marcire del dolore, Lila ed Enzo, l’unico uomo che l’ha davvero amata, si separano, perché “è come se Lila fosse scivolata nel vuoto che ha lasciato nostra figlia”. La vita non risparmia la donna neppure per la morte del fratello Rino, che da bambino aveva affrontato il padre per permetterle di studiare e che da adulto viene ritrovato morto per overdose di eroina in un treno abbandonato. Una fine che avrebbe potuto fare anche il figlio Gennarino, che alla fine abbandona le droghe ma sconquassa la famiglia di Lenù quando fugge con sua figlia Elsa, che non si fa scrupoli di tradire la sorella maggiore Dede, da sempre innamorata del ragazzo. Imma, la figlia che Lenù ha avuto da Nino Sarratore, ora diventato onorevole e poi arrestato per corruzione, assorbe invece l’affetto affannato di Lila, che tenta di proteggere l’amata compagna di giochi della figlia che non c'è più. Senza lacrime, e abbandonata dal rione come un tempo era accaduto a Melina, Lila rivolge un’ultima frase a Lenù, che è il preludio dell’addio: “Sono contenta che siamo state amiche per tutto questo tempo, e che lo siamo ancora”.

Approfondimento

L'amica geniale, le attrici che hanno interpretato Lenù

Spettacolo: Per te