Citadel Diana, Matilda De Angelis: "Per la parte della spia ho usato l'immaginazione"

Serie TV

Bruno Ployer

Spionaggio, lotta per il potere tra fabbricanti di armi, rivalità familiari, sono gli elementi di "Citadel Diana", la serie di Prime che si svolge nelle strade militarizzate di una Milano del 2030. Protagonista Matilda De Angelis, qui nell'insolito ruolo di spia.

Siamo nel 2030, a Milano. Vediamo il Duomo diroccato e non sappiamo perché, ma i passanti sembrano circolare tranquillamente nella piazza, come se fosse normale vedere un tale rovina. Così comincia “Citadel Diana”, la serie in sei episodi su Prime Video dal 10 Ottobre. Si svolge in una società militarizzata, con una progressiva diffusione delle armi, con sistemi di potere internazionali tra l’impresa e il crimine che si contendono con ogni mezzo la supremazia. La Manticore ci viene presentata come una produttrice e venditrice di armi innovative, divisa in sezioni nazionali europee formalmente affratellate, ma nei fatti in lotta tra loro. Per la parte italiana, posseduta da una famiglia divisa da rivalità, lavora Diana, interpretata da Matilda De Angelis. È una spia della Manticore, ma si è arruolata come in un doppio gioco anche in un gruppo antagonista, la Citadel. Diana vive reprimendo le emozioni e difendendosi dagli amici, che possono diventare minacce letali.

 

Matilda De Angelis, ha avuto interpretazioni di riferimento per questo ruolo?

 

“Non ho potuto attingere dal passato perché per il ruolo di spia non ci sono state interpretazioni femminili storiche. Nel presente invece sì: per esempio la Charlize Theron in “Atomica bionda” è stato un grande riferimento, così come Nikita e tutte le eroine e antieroine di Luc Besson. Non ho avuto riferimenti nostrani, forse non ce ne sono proprio. Quindi è stato bello perché da un certo punto di vista avevo veramente la libertà di potermi cimentare con qualcosa che non aveva regole assolute. Ho giocato con la fantasia e l’immaginazione, mi sono sentita molto stimolata dalla costruzione di un personaggio unico. In fondo è proprio questo il mio lavoro”.

 

La serie parte con quella immagine del Duomo di Milano in parte distrutto…

 

“È un'immagine che ti fa immediatamente capire che sei in un mondo che è il nostro, ma anche che qualcosa è successo. Siamo nel 2030 e c'è un senso di realismo perché hai la sensazione che il mondo in cui Diana vive è un mondo plausibile. C’è però qualcosa di distopico che imposta subito il tono della serie.”

 

Matilda, lei ha più o meno l’età del suo personaggio, Diana. Da un punto di vista personale la angoscia che il domani possa assomigliare a ciò che la serie immagina e fa vedere?

 

“Adesso non voglio entrare in discorsi politici troppo ingombranti, ma sicuramente non serve ‘Citadel Diana’ per ricordarmi in che mondo viviamo. Credo che abbiamo avuto la fortuna di nascere nella parte diciamo giusta del mondo, che poi così giusta forse non è, ma stiamo andando in una direzione che un po’ mi angoscia, già da parecchi anni. Spero che, come nella serie, ci sarà sempre una resistenza, una Citadel contro una Manticore.”

 

“Citadel Diana” è diretta da Arnaldo Catinari, la showrunner è Gina Gardini. Tra gli altri interpreti Lorenzo Cervasio, Maurizio Lombardi e Filippo Nigro.  È una produzione italiana derivata dalla serie americana “Citadel”, che ha come produttori esecutivi i fratelli Anthony e Joseph Russo, registi di quattro film Marvel.

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