The Good Lord Bird, la recensione del quinto episodio della serie tv

Serie TV sky atlantic

In Ti amo, Annie Brown entra in scena un nuovo personaggio femminile: la figlia di John Brown, interpretata da Maya Hawke, la figlia di Ethan. Leggi la recensione del quinto episodio di 'The Good Lord Bird'. *ATTENZIONE: SPOILER**

Nel quinto e terzultimo episodio (Ti amo, Annie Brown) di The Good Lord Bird, la serie in onda tutti i mercoledì su Sky Atlantic, prosegue la lunga rincorsa verso il fatidico e annunciato epilogo della serie: il raid dimostrativo all'arsenale militare di Harpers Ferry, popolato da centinaia di neri più o meno coinvolti e appassionati alla causa dell'abolizionismo (“Perché John Brown non è andato a est di Baltimora, o a Washington, o sulla costa est del Maryland?”, si chiede a un certo punto uno degli abitanti, “lì i neri leggono il giornale”). Torna per un istante anche il vanesio Frederick Douglass, protagonista di una specie di shooting fotografico - “i ritratti fotografici faranno da equalizzatori della nostra cultura”, proclama non senza ragione – e soprattutto appare (anche se temiamo per un solo episodio) un nuovo personaggio femminile che ruba la scena a tutti gli altri.

Si tratta di Annie Brown, figlia del “vecchio” John Brown e interpretata da Maya Hawke, figlia di Ethan Hawke e Uma Thurman e già apprezzata in Stranger Things. L'ammiccamento agli appassionati di serie tv e showbiz è abbastanza evidente, ma il personaggio della figlia di Brown ha una sua chiara ragion d'essere, se non altro perché al quinto episodio introduce un tema fin qui mai affrontato nella serie: l'amore, o meglio l'innamoramento adolescenziale (da parte di Cipollina) che porta all'affermazione orgogliosa di un'identità sempre tenuta repressa fino a questo momento. Personaggio un po' stereotipato ma riuscito, Annie Brown porta delicatezza e sguardo gentile in un mondo in cui anche le poche donne con libertà di parola sono ciniche e avide profittatrici, come non manca di far notare “Cipollina” che, vista la sua situazione, ha fatto in tempo a trovarsi da entrambi i lati della barricata.

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Non conosciamo il destino di Henry, finalmente non più Henrietta, che vediamo sparire tra i boschi nel finale dell'episodio: al contrario del suo padrone, sappiamo che scamperà alla forca (o no?), e gli auguriamo di coltivare le sue ambizioni da musicista. Il resto è il lento svelamento di un piano sgangherato, frettolosamente anticipato senza rispettare le tabelle di marcia, che una volta di più sottolinea l'accento pesantemente sarcastico di questa serie (e del testo originale di James McBride) sugli eventi fondanti degli Stati Uniti d'America. Dietro la facciata dei proclami roboanti (“Per uccidere un leone gli si taglia la testa, non la coda!”), pur armati delle migliori intenzioni, si nascondono spesso disorganizzazione, improvvisazione, incompetenza. Intanto il cerchio si stringe: che succederà ad Harpers Ferry?

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