The Good Lord Bird, la recensione del quarto episodio della serie tv

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Giuseppe Pastore

In Il sussurro del Signore la trama procede verso il momento decisivo dell'intera serie: l'assalto all'arsenale di Harper's Ferry, uno degli episodi principali della vita di John Brown. Leggi la recensione del quarto episodio di 'The Good Lord Bird'. *ATTENZIONE: SPOILER**

Giunto a metà dell'opera, al quarto di sette episodi, The Good Lord Bird vira con una certa decisione verso il cuore della trama, il succo di tutta la faccenda e vicenda umana di John Brown (Ethan Hawke), finito sui libri di storia non solo americana per un motivo ben preciso: la progettazione e la messa in pratica del raid all'arsenale di Harper's Ferry, Virginia, un'azione a metà tra impresa e follia. 

Veniamo a conoscenza del piano grandioso e scellerato di Brown in chiusura di un episodio in cui è consigliabile una profonda conoscenza della storia dell'Ottocento per apprezzare ogni dettaglio: in quanti conoscono per esempio la figura di Hugh Forbes, mercenario inglese che aveva combattuto anche al fianco di Garibaldi, con cui Brown intrattenne un lungo carteggio? Lo vediamo apparire nella seconda parte della puntata, introdotto senza troppe cerimonie o spiegazioni: un'ulteriore conferma che The Good Lord Bird è un ottimo prodotto, lontano dalla banalità e dai didascalismi, anche se evidentemente non “per tutti”.

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Tutto il quarto episodio (“Il sussurro del Signore”) è insomma preparativo ai fuochi d'artificio che ci aspettiamo a partire dalla prossima puntata: ci sono Brown e “Cipollina” in cerca di denaro per alimentare la causa abolizionista e finanziare il raid, si vede il vecchio Brown iniziare un'attività da conferenziere in modo molto moderno, proprio nei giorni in cui l'America si esprime al termine di una campagna elettorale condotta su modalità e toni non troppo diversi da quelli che imperversavano nel Diciannovesimo Secolo. Si vede Brown anche truffato come un pollo e derubato di 1.700 dollari, lo si vede incapace di selezionare gli uomini giusti e assegnare i compiti (fidandosi stavolta dell'apparentemente inetto Cook); in generale, nonostante le apparenze, lo si vede sempre inadeguato e impreparato alla dialettica e alle astuzie della diplomazia, molto più a suo agio quando può inneggiare al linguaggio della violenza, l'unico comprensibile alle grandi masse. E tutto questo, indubbiamente, fa di lui un leader molto moderno.

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