Yellowstone 2, la recensione del terzo episodio della serie tv con Kevin Costner

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Linda Avolio

Leggi la recensione del terzo episodio della seconda stagione di 'Yellowstone', in onda su Sky Atlantic ogni mercoledì alle 21.15 (la serie è disponibile anche on demand e in streaming su NOW TV) - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

Yellowstone 2, cos'è successo nel terzo episodio

Il terzo episodio della seconda stagione di Yellowstone si apre con Rip che dà a Kayce una grande lezione: se chiedi se ci sono domande, le domande non finiranno. La formazione del giovane Dutton, che come cowboy se la cava bene, ma che per il resto ha ancora parecchie cose da imparare, ha avuto ufficialmente inizio. La prossima mossa, importantissima, sarà farlo diventare agente del bestiame, cosa piuttosto facile per John, a capo dell’associazione.

 

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Intanto Jenkins e Rainwater firmano ufficialmente il loro accordo di compravendita, con tanto di "assegnone", sorrisone e stretta di mano da mostrare alla stampa (della serie: per fare un grande accordo ci vuole un grande assegno, parafrasando molto liberamente una nota e azzeccatissima pubblicità di pennelli di fine anni Ottanta).

Brutte sorprese invece per Jamie, che, convocato da Lynelle Perry, scopre che suo padre (o meglio, Beth per conto di suo padre) ha dato il suo discorso a Cassidy Reid. Come ben dice la governatrice del Montana, per ottenere una carica bisogna mostrare (sì, mostrare è sufficiente a quanto pare) integrità, onore e saggezza, ma per mantenerla non ci vuole nessuna di queste cose, dunque per ora l’importante è vincere, poi si vedrà. Il problema è che i soldi, senza il supporto di Dutton Senior, scarseggiano, ma ecco che si è fatto avanti un nuovo benefattore: Thomas. L’immediata reazione di Jamie è il rifiuto più totale, ma poi promette che ci rifletterà sopra.

 

A casa, Christina lo sprona ad accettare, tanto in qualche modo riusciranno a tenere segreto il nome di Rainwater, ci sono mille modi per aggirare certi ostacoli. Lui, però, non se la sente: disobbedire è un conto, candidarsi coi soldi di chi ha attaccato la sua famiglia è un’altra cosa. E’ così incerto e insicuro da arrivare addirittura a chiedere aiuto a Beth. Che, come si poteva facilmente immaginare, lo tratta malissimo. Ma che, allo stesso tempo, in tutta onestà lo mette di fronte alla verità, ovviamente amara: “Jamie, tu non sei un politico, tu non sai neanche chi cazzo sei. Puzzi di disperazione. Ti manipoleranno e ti distruggeranno…e nostro padre con te…”

 

La mattina seguente, Jamie dice a Christina di volersi ritirare: non vuole giocare sporco (nei confronti di suo padre, ovviamente). Il commento di lei è lapidario: aveva ragione tua sorella, tu non hai neanche un po’ di coraggio. Cacciato anche da quella casa, non gli rimane altro da fare che tornare con la coda tra le gambe al ranch. Gira e rigira, tutti prima o poi tornano dal punto di partenza.

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Yellowstone 2, il cast della serie tv con Kevin Costner

Torniamo a Kayce (che, scopriamo, di secondo nome fa John), convocato dal padre presso l’associazione degli allevatori per la registrazione come futuro agente. Per poter procedere c’è però bisogno che Dutton Junior si iscriva all’accademia di polizia, ma bisogna stringere i tempi: il ranch va protetto a dovere. Lui, però, non sembra molto convinto. E’ sicuro che non passerà né il test del poligrafo, né il test psicologico. La soluzione suggerita da John è semplice: non li farà.

 

Jimmy ha dei conti in sospeso, letteralmente, col passato. Presso un negozio di fai da te dov’è andato a comprare delle cose per il ranch insieme a Avery (che non abbocca ai suoi tentativi di flirtare), il giovane cowboy ritrova degli ex “soci” che, onde evitare rogne con la polizia, gli ordinano di comprare delle cose che serviranno per preparare della droga. Lui si rifiuta, e la cosa rischia di finire male. A trarlo d’impiccio è la collega, che svuota una bomboletta di repellente per orsi addosso ai due tossici. Tornati al ranch, Avery e Jimmy vengono beccati da Lloyd, che non fa troppe domande ma che ha capito benissimo che la bomboletta non è esplosa per caso…

 

Kayce va a trovare moglie e figlio nel nuovo appartamento universitario. Tate ovviamente è felice di vederlo, Monica un po’ meno. Tra i due c’è tensione…e anche un po’ di imbarazzo quando lui le lascia dei soldi. Dutton Junior, però, cala in fretta la maschera: “Io non so come fare a stare senza di te…tu sei mia moglie e la mia migliore amica, mi manchi da morire…” confessa. Lei, però, è ancora arrabbiata, e, giustamente, ribatte con un “Tu invece di cambiare sei andato a vivere da tuo padre!” che la dice lunga. Lui risponde con un lamentoso “Mi hai mandato via, Monica…”, ed è chiaro, chiarissimo, che la situazione è ancora ferma allo stesso punto. A complicare ulteriormente le cose c’è anche Martin, che invece di concentrarsi sulla fisioterapia pensa bene di provarci con la sua paziente invitandola a vedere la staffetta indiana. Monica risponde di essere sposata…come se ciò avesse mai fermato qualcuno dal fare cavolate!

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Riavvicinamento in vista per John e Lynelle, che si incontrano in una vineria e fanno una bella passeggiata (metaforica, ovviamente) lungo il viale dei ricordi. Parlano ovviamente di Jamie, di Cassidy e delle imminenti elezioni. Si punzecchiano un po’, ma alla fine convengono sul fatto che è meglio restare alleati, dunque sarà bene mettere da parte le loro divergenze e tornare a collaborare. C’è però bisogno che Jamie si ritiri dalla corsa, ma a questo ci penserà lui. Dutton a quel punto lancia un invito a “passare all’azione”, e Lynelle raccoglie. Sono pronti a lasciarsi andare alla passione sul divano dello studio dell’ufficio governatoriale, ma lei, a un certo punto, viene presa dalla malinconia. In un raro momento di tenerezza, finiscono per parlare dei rispettivi consorti passati a miglior vita. Si innamoreranno ancora? No, è chiaro. Ma possono comunque tenersi compagnia a vicenda.

 

Tenerezza anche per Rip e Beth, con lei che è semplicemente furibonda per la decisione del padre di “promuovere” Kayce. Wheeler porta il fieno ai cavalli, e lo fa col sorriso in faccia: gli piace fare ciò che sta facendo. Ha iniziato così, come giustamente gli ha appena ricordato Beth, preoccupata che con il fratello in un ruolo di responsabilità la situazione possa peggiorare. Ci sono altri ranch, dice lei. Non per me, risponde lui.

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Ecco che finalmente entrano in scena i famigerati fratelli Beck, due imprenditori proprietari di un casinò della zona. Malcolm e Teal amano le cravatte di cuoio, gli stivali da cowboy di pregiata fattura, e avere l’ufficio pieno di animali imbalsamati…animali molto probabilmente uccisi da loro stessi… Per farla breve, i due vengono a sapere del progetto di Jenkins e Rainwater, e non sono affatto contenti di avere la concorrenza dietro l’angolo. Da veri bulli quali sono vanno subito a fare una visitina a Dan, che è convinto che sia stato John a mandarli. Non è così. I Beck conoscono bene Dutton, e con lui vige la regola del “noi non invadiamo i suoi confini, e lui non invade i nostri”, regola che finora è stata seguita alla lettera.

 

Malcolm mette la pulce nell’orecchio al californiano: può veramente fidarsi di Rainwater? E’ sicuro che non lo fregherà prendendosi tutto dopo aver ufficialmente annesso i terreni alla riserva? Jenkins, però, questa volta non si lascia intimidire, e dopo aver dato dei “bifolchi del ca**o” ai Beck, li sfida: possono provare a portarlo in tribunale, ma lui non cederà. Teal però a quel punto sgancia la bomba: suo fratello è a capo della commissione per la vendita degli alcolici, e la revoca della licenza sarà solo l’inizio. A meno che Dan non faccia un nuovo accordo con loro…

 

L’ultima parte dell’episodio vede i Dutton riuniti attorno al solito, simbolico tavolo. John prova nuovamente a fare conversazione con Beth e Kayce…e di nuovo fallisce, più che altro perché i due non sono molto collaborativi. Meglio concentrarsi sul polpo che ha nel piatto, per quanto non proprio attraente. Ma all’improvviso ecco spuntare Jamie, che ha scelto di tornare all’ovile e di obbedire. Fine della ribellione. Beth, che evidentemente prima l’ha manipolato, ride di gusto per la vittoria e gli serve la cena con le mani. Per Dutton Senior, specialmente dopo le confidenze pomeridiane con Lynelle, è troppo. Si alza, esce, e vede Rip intento a controllare l’impianto d’irrigazione. Con le lacrime agli occhi, lacrime di tristezza e di rabbia allo stesso tempo, parla a sua moglie: la ama ancora, ma allo stesso tempo la odia per averlo lasciato solo…

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Yellowstone 2, il commento al terzo episodio

Finalmente, col terzo episodio Yellowstone 2 entra veramente nel vivo, sia per quanto riguarda i rapporti tra i Dutton, sia per l’arrivo degli antagonisti di questa stagione, i fratelli Beck. Torna in scena Jamie, che, purtroppo per lui, dimostra di essere esattamente l’uomo, anzi, l’omuncolo, che sua sorella creda che sia. Tanto bravo in tribunale quanto incapace nella vita reale, il personaggio di Wes Bentley è così ingenuo da andare a chiedere aiuto a quello di Kelly Reilly, che, senza fare neanche un po’ di fatica, prima lo manipola a suo piacimento, e poi lo umilia servendogli la cena con le mani.

 

E’ invece una Beth completamente diversa quella che vediamo insieme a Rip, a dimostrazione del fatto che, in fondo, tutti noi non facciamo altro che indossare maschere su maschere, in base alle persone che abbiamo di fronte e alle situazioni in cui ci troviamo. Anche John, l’uomo tutto d’un pezzo per eccellenza, dimostra un’inusuale tenerezza nei confronti di Lynelle, anche lei ormai vedova da molti anni.

 

Illuminante la sequenza finale, con il personaggio di Kevin Costner che tenta inutilmente di avere una conversazione normale con i suoi figli, ma che, davanti all’evidenza degli errori fatti nel crescerli, non può fare a meno di andarsene. D’altronde la governatrice Perry gliel’aveva detto: “Noi non abbiamo famiglia, abbiamo degli impiegati con cui siamo imparentati.” Poi c’è quello sguardo rivolto verso Rip, tutto ciò che John avrebbe voluto in un figlio, e quella confessione finale alla moglie morta: si può non essere d’accordo su tante cose in merito al modo di fare e di pensare di John, ma non si può rimanere indifferenti di fronte a un uomo che, a distanza di decenni, è ancora straziato da un dolore che non se ne andrà mai.

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