Leggi la recensione dell'ottavo e ultimo episodio di Das Boot 2, "Fine del viaggio". La nuova stagione della serie tv targata Sky è disponibile On Demand e in streaming su NOW TV. - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO
Das Boot 2, cos'è successo nel finale di stagione
L’ultimo episodio della seconda stagione di Das Boot si apre con l’esecuzione di Duval: a nulla è servito collaborare con l’invasore e "cantare" (cosa che scopriremo solo verso la fine), perché, per l’appunto, per i traditori c’è un’unica opzione: la morte. Il volto di Forster è un enigma: è solo arrabbiato per non essersi accorto prima di quanto stava accadendo…oppure forse un po’ gli dispiace per l’ormai ex capo della polizia di La Rochelle?
Intanto, sull’U-822 requisito da Wrangel Von Reinhartz e i suoi fedelissimi (tra cui Frank e Laudrup, fedeli più alla loro pellaccia che a lui!) sono stati fatti prigionieri. Il disilluso capitano ricorda la promessa fatta in gioventù: difendere la patria. Promessa non mantenuta nel momento in cui ha accettato di continuare a servire sotto il Führer, perché ha senso combattere per qualcosa, non per la distruzione e l’annichilimento totale di altri popoli. Strasser, decisamente meno idealista, ribatte con una frase tanto dura quanto precisa: la coscienza appartiene a un mondo che non esiste più.
Wrangel, nonostante tutto soddisfatto, dà l’ordine di procedere verso la costa statunitense: bisogna portare a termine la missione di quell’imbarcazione, cioè far sbarcare i due ufficiali delle SS ancora vivi. C’è però bisogno della radio per intercettare eventuali comunicazioni del nemico, motivo per cui a Frank viene ordinato di darsi da fare: o così, o una pallottola nel cranio. Lui, pragmatico fino in fondo, si mette subito al lavoro: vuole sopravvivere per sua figlia, non per salvare il mondo.
Colpo durissimo per Von Reinhartz quando, dall’odiato collega, scopre che sua moglie si è suicidata per la vergogna: a cosa è servito l’onore, se non a restare con un pugno di mosche in mano? Ehrenberg viene “premiato” con un’intera bottiglia: se l’è meritata, alla fin fine. Ma dentro l’ingegnere capo sta meditando vendetta. E quando Frank gli chiede aiuto, qualcosa dentro di lui si muove.
A La Rochelle i prigionieri ebrei vengono messi in fila lungo il binario dove si trova il treno che li porterà verso la morte. Tra loro ci sono anche David e Ruth. Il macchinista è a dir poco teso: anche lui prenderà parte al piano segreto. Il convoglio partirà al crepuscolo (non sia mai che si veda una cosa del genere alla luce del giorno!), ma intanto c’è tempo per una bella foto! Il collega di Forster arrivato da Berlino si mette in posa insieme a lui per uno scatto commemorativo, ma ci sono due bambini terrorizzati che non smettono di urlare e che sono alquanto fastidiosi. La soluzione? Ucciderli a sangue freddo. Silenzio assicurato. Desjesquier, da cane qual è (senza offesa per i cani) ridacchia, mentre il nerissimo maggiore mantiene la sua solita compostezza, ma si vede che è scosso.
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Hoffmann si risveglia nella camera del motel. Dopo aver sistemato alla bell’e meglio la sua ferita, ormai infetta, torna al diner. E lì, solo al tavolo, ha un’allucinazione: di fronte a lui è seduto suo padre, in divisa. Il giovane tenente gli parla di Cassandra (“La amo papà, lei è tutto ciò che io non sono. Nonostante le costrizioni…lei è libera…”), poi vuole sapere da lui se ha mai amato la sua famiglia, sua moglie e suo figlio. L’allucinazione risponde: “Mi siete mancati tantissimo.” Hoffmann Senior prosegue: loro, gli eroi della Prima Guerra Mondiale, hanno scelto la stessa strada per i loro figli non per orgoglio, ma nella speranza di rimediare agli errori commessi.
In flashback scopriamo cos’è successo veramente sul gommone: Max, ormai completamente fuori, prova a soffocare Klaus, ma Klaus reagisce mettendogli le mani al collo. E’ però la provocazione finale del compagno di sventure, che a quel punto vorrebbe morire per smettere di soffrire, a farlo scattare: “Non ci riesci, non sarai mai come tuo padre!!” urla il poverino, e a quel punto Hoffmann, per usare un termine dello slang contemporaneo, delivera. Poi, però, resosi conto di quanto fatto in un momento di furia, piange sul corpo di quell’amico fedele…
Nei pressi di St-Rémy, Margot e gli altri si preparano all’azione nonostante non siano arrivate conferme da Duval. Per Camille potrebbe trattarsi di un sacrificio inutile, ma il Dottor Bizet e la giovane ex infermiera non hanno dubbi: il sacrificio non è mai inutile, perché serve a dare speranza a chi verrà dopo. Intanto Forster trova il corpo di Padre Etienne. Desjesquier ridacchia ancora, e il maggiore lo manda via con veemenza: stanotte lui dovrà essere sul treno per controllare che tutto vada a buon fine. Ma in realtà sembra più una scusa per togliersi di torno quello scagnozzo così infame.
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Das Boot 2, il cast e i personaggi della nuova stagione della serie tv
Nel Maine, vicino alla costa, Klaus è ancora seduto al diner con suo padre, che gli confessa che è lì per aiutarlo a tornare a casa. Ma cosa significa in questo momento la parola casa?
Nel frattempo, il treno merci della morte parte da La Rochelle. Il povero macchinista, già in ansia di suo, deve anche sopportare lo scherno di Desjesquier, che gli dice sprezzante: “Spalato tu ora il carbone!!” Intanto Margot, Camille, Sylvie e il Dottor Bizet sono in posizione. Il convoglio si ferma nel punto previsto: la scusa è un controllo a una ruota. Mentre lo scagnozzo di Forster e un paio di soldati tengono d’occhio il macchinista, i ribelli, anzi, le ribelli, raggiungono il vagone con i prigionieri. Il buco creato dal defunto Duval, però, è troppo stretto, e alla fine David e gli altri adulti prendono una decisione difficile ma necessaria: i bambini andranno da soli, ma almeno avranno una chance di salvezza.
La piccola Ruth è in lacrime, ma, alla fine, è costretta a dire addio al suo papà, che le dice con fermezza “Devi vivere!!” Mentre Margot corre dal Dottor Bizet, nascosto nel bosco, con la ragazzina e un neonato, Camille e Sylvie restano indietro: prenderanno tempo, se ci sarà bisogno. E purtroppo così sarà, perché sopraggiungono due camionette di soldati tedeschi. Desjesquier, con grande godimento, dice “Sorpresa!” al povero macchinista, ed è tutto chiaro: Duval purtroppo alla fine ha parlato.
Margot cerca disperatamente Bizet…ma il dottore è stato catturato da Forster insieme ad altri piccoli fuggiaschi. Lei lo implora di lasciare andare almeno i bambini, si appella alla sua umanità. Forster ha un momento, della durata giusto di un nanosecondo, di esitazione, ma poi torna in sé e risponde secco: “La legge è la legge.” La risposta della giovane ribelle è da manuale: “Puoi nasconderti dietro la legge, ma alla fine sarai comunque responsabile delle tue azioni…”
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Das Boot 2, alla scoperta della nuova stagione della serie tv
L’U-822 ha finalmente raggiunto la costa americana. Viene calata una scialuppa per i due ufficiali delle SS – non ci si può avvicinare più di così, altrimenti l’imbarcazione è destinata ad arenarsi. Dopo un doveroso “Sieg Heil!”, Friedel ringrazia Wrangel e lo saluta augurandogli un viaggio di ritorno meno drammatico di quello di andata. Che simpatia! Eherenberg, però, è già in sala macchine, e ha fatto ripartire i motori. Alla fine l’ingegnere capo ha deciso di aiutare Frank. Mentre il sottomarino si arena nel basso fondale, Strasser raggiunge i compagni prigionieri, e insieme a loro, tramite un pertugio usato per issare a bordo i carichi, esce sul ponte. Da lì è solo una nuotata a separarli dalla libertà, infatti gli uomini non ci pensano due volte e si tuffano. Wrangel assiste impotente: non può sparare, perché altrimenti sveglierebbe tutta la baia, e non può certamente rincorrerli personalmente! Von Reinhartz, sconvolto per la morte della moglie, è l’ultimo a gettarsi in mare. Su di lui, però, l’odiato collega lancia una scarica di pallottole, in barba al necessario silenzio! Quando è troppo, d’altronde, è troppo. Impotente di fronte a questa offesa, Wrangel, con le lacrime agli occhi dalla rabbia, ordina ai suoi uomini di fare marcia indietro: si torna a casa.
Sylvie e Camille sono morte, e il loro sacrificio, visto come sono andate le cose, è stato vano, nonostante le belle parole di Bizet e Margot. Desjesquier, col solito ghigno in faccia, sputa sui loro cadaveri. Per Forster è troppo. Il maggiore gli chiede se vuole andare a salutare (cioè a violentare) la giovane ex infermiera prima che il treno riparta. Lui già pregusta il momento…ma, una volta a bordo, resta intrappolato! Da predatore a preda in un battito di ciglia, e non si può dire che ci dispiaccia.
Nel diner, Hoffmann saluta suo padre, finalmente orgoglioso di lui, poi si trascina in spiaggia. Qualcuno sta raggiungendo la riva a nuoto, due uomini…ma non si tratta di Strasser e Laudrup – giunti finalmente in territorio nemico, ma, per paradosso, finalmente liberi –, come si potrebbe credere, bensì di Max e Tennstedt, che trascinano il giovane tenente su una scialuppa, salvo poi lasciarlo completamente solo in mezzo all’oceano. Ovviamente si tratta di un sogno delirante del povero Klaus, che da quel divanetto in realtà non si è mai mosso. Lo raggiunge Cassandra, letteralmente tornata sui suoi passi, che lo rassicura: “Non sei morto, sei ancora su questa Terra, Robinson…”
Riguardo Frank e Laudrup: sono proprio loro a trovare il corpo inerme di Von Reinhartz, raggiunto da cinque proiettili alla schiena. L’avventura del disilluso capitano finisce qui, ma quelli che grazie a lui e al suo idealismo sono riusciti a mettere piede su suolo americano non lo dimenticheranno mai. Intanto l’U-822 è di nuovo in mare aperto. Wrangel dà l’ordine di avvisare il comando centrale: missioni compiute, “pacco” consegnato e Von Renhartz eliminato. C’è però qualcosa che non torna: perché Ehrenberg non ha seguito i fuggiaschi? E’ lo stesso ingegnere capo a rispondere: perché non sa nuotare. Intenzionato a portare a termine la sua vendetta, Ehrenberg pianta nella pancia di Wrangel la lama del coltello di Hoffmann: giustizia è fatta. Forse.
Intanto i due ufficiali delle SS, in giro a piedi lungo una strada desolata, vengono avvicinati da un’auto della polizia locale. Uno dei due detective a bordo chiede di poter dare una controllata alle valigie: attentato sventato. L’ultimo episodio di Das Boot 2 si conclude con Forster che, dopo un lungo sguardo carico di pensieri non proprio piacevoli, richiude la sua divisa in valigia: qualcosa sta cambiando dentro di lui?
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Das Boot 2, il commento al finale di stagione
Finale decisamente aperto anche per la seconda stagione di Das Boot, ma per ora non è arrivata nessuna conferma ufficiale di rinnovo, anche se è facile pensare che la serie targata Sky avrà almeno un terzo capitolo. Un ultimo episodio dominato dalla tensione: riusciranno Margot e compagni a salvare i prigionieri ebrei? riusciranno Von Reinhartz, Strasser, Laudrup e gli altri a raggiungere il suolo americano? riuscirà Hoffmann a tornare a casa, qualsiasi cosa ormai ciò significhi?
Facciamo il punto della situazione. Partiamo da Margot e compagni: da spettatori ci abbiamo sperato fino all’ultimo, ma anche stavolta la Resistenza ha avuto la peggio. In realtà niente è ancora scritto per sempre – durante il viaggio verso la Polonia potrebbe succedere di tutto, anche l’insperabile, per esempio che Forster si ricordi di avere una coscienza, per quanto ben nascosta –, ma per adesso restiamo col cuore in gola. Anche a Von Reinhartz le cose vanno malaccio: lui, il capitano onorevole, muore con cinque pallottole nella schiena, come un fuggiasco qualunque. Tra l’idealismo di Johannes e il pragmatismo di Frank non c’è dubbio: l’opzione vincente è la seconda, specialmente in tempi di guerra.
Veniamo poi a Hoffmann, ancora vivo nonostante quella brutta ferita. Poca azione per il giovane tenente in questa seconda stagione, ma tanta introspezione, specialmente in questo finale. Che Klaus avesse qualche questione in sospeso con quel padre tanto idolatrato da chiunque ma per lui quasi uno sconosciuto era al di là di ogni dubbio. Bella la riconciliazione tra genitore e figlio tramite l’allucinazione del secondo: a volte basta questo, basta fare pace col passato anche in maniera unilaterale, per poter finalmente andare avanti. Resta da capire in cosa consisterà questo “andare avanti” per l’ex capitano dell’U-612: quel sottomarino non esiste più, e neppure l’uomo a cui era stato affidato.
Prende una svolta decisamente interessante il personaggio di Hagen Forster, che non si può definire propriamente dotato di coscienza, ma almeno di stomaco sì. Ed è proprio il suo stomaco a rivoltarsi, almeno un pochino, quando Duval viene giustiziato, quando il suo collega spara a sangue freddo a due bambini, colpevoli solo di essere terrorizzati, e quando Desjesquier sputa sui cadaveri di Sylvie e Camille, un gesto sprezzante e fastidiosamente inutile.
Il maggiore ha un attimo di cedimento quando Margot lo prega di lasciare liberi almeno i piccoli, questo è evidente dal suo sguardo. Altrettanto evidente, però, è la sua decisione di tenere fede alla scelta fatta. Solo che in questo caso ciò significa tenere fede a una persona in particolare, Adolf Hitler…con tutte le conseguenze del caso, come ben gli ricorda l’ex infermiera. Assisteremo alla sua redenzione in un’ipotetica terza stagione? Per ora è troppo presto per fare delle previsioni, ma di sicuro si tratterebbe di una scelta narrativa interessante.