Billions 5, la recensione del terzo episodio, "Implora, corrompi, minaccia"

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Leggi la recensione del terzo episodio di Billions 5, "Implora, corrompi, minaccia." La nuova stagione della serie tv targata Showtime è in onda su Sky Atlantic il mercoledì sera alle 21.15 (disponibile anche On Demand e in streaming su NOW TV). - OVVIAMENTE CI SONO SPOILER PER CHI NON HA ANCORA VISTO L'EPISODIO

Billions 5, riassunto e commento del terzo episodio

Bobby Axelrod vuole diventare una banca in modo da non dover arrivare a derubarne una. Makes sense, più o meno. Ma, a quanto pare, trasformare un hedge fund in una banca non è poi così semplice, e un aiutino può fare comodo. A essere contattati sono il Segretario del Tesoro Krakow e Hard Bob (l’uomo che ama parlare chiaro, perché lui non ha tempo per le stron*ate!), e, purtroppo per Axe, il responso è negativo: gli organismi di competenza difficilmente gli daranno il via libera, perché il suo passato e il suo modo di fare sono troppo…come dire…opachi… In realtà è solo una questione di tempistiche: non è che le banche già esistenti siano degli esempi di onestà (vedere alla voce crisi del 2007/2008), ma il punto è che le ca**ate le hanno fatte dopo aver avuto l’ok per diventare banche, non prima. Per citare il personaggio di Danny Strong: a volte la sequenza in cui accadono gli eventi conta più degli eventi stessi. Non tutto comunque è perduto: forse c’è ancora una mossa da fare.

Intanto, però, Axe ha davanti una giornata non proprio piacevole. Discorso trasformazione in banca a parte, il nostro rosso preferito prima si vede sottrarre da sotto il naso tre dipinti dell’artista Nico Tanner – peraltro a fregarlo è l’odiato Mike Prince, che l’ha clamorosamente battuto sui tempi e che adesso si godrà le opere nella sua residenza estiva –, e poi riceve una telefonata poco piacevole dal prestigioso istituto privato a cui è iscritto suo figlio Gordie, il maggiore. A quanto pare il ragazzo, insieme a dei compagni audaci quanto lui, ha messo in piedi nello scantinato una mini fabbrica clandestina di bitcoin, facendo però saltare la corrente non solo della scuola, ma di tutta la contea! E’ proprio vero, la mela non cade MAI lontana dall’albero.

 

La prima questione si rivolve in maniera piuttosto semplice: se non puoi comprare l’arte, allora compra l’artista, e infatti Axe fa proprio così. Tanner inizialmente è restio, lui non dipinge a comando e per i soldi, ma alla fine si lascia convincere. D’altronde, anche Michelangelo e Mozart lavoravano su commissione, no? Della serie: volare basso. In fondo è la classica situazione win-win: Bobby si porterà a casa i prossimi otto dipinti di un artista molto apprezzato, e l’artista si porterà a casa dei molto apprezzati dollari in copiosa quantità. E comunque: una buona pizza può fare miracoli!

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La seconda question invece è un po’ più complicata. Con il fedele Wags al seguito, Axe, già sul piede di guerra, irrompe nell’istituto. Suo figlio ha fatto la ca**ata di farsi beccare (solo quella? siamo sicuri??), ma lui non starà lì a guardare. Prova a convincere il preside a chiudere tutti e due gli occhi in cambio di una generosa donazione, ma l’uomo è incorruttibile. A quel punto non resta che una cosa fare: chiamare Hall e dirgli di cercare qualche scheletro nell’armadio. Perché c’è SEMPRE almeno uno scheletro nell’armadio. E infatti, purtroppo per il professore, è proprio così. Ma è colpa sua: non avrebbe dovuto usare dei poveri rifugiati siriani come colf a costo zero! Bobby non solo vince, di nuovo, ma ha anche la possibilità di umiliare il suo avversario con un discorso agli studenti che di edificante non ha veramente niente. Sì, il personaggio di Damian Lewis è veramente un fo**uto mostro carnivoro, non c’è nessun dubbio. “Siate avidi, siate affamati, soggiogate e conquistate, perché questo è ciò che siamo!” urla Axe, che se ne va con un’uscita di scena a cui manca solo il mic dropping.

 

Wags, che ha osservato questa “magistrale” lezione su come essere un bravo (più o meno!) padre è estasiato: è arrivato il momento di riallacciare i rapporti con i suoi numerosi figli! Ma parlare via FaceTime con una quattordicenne incazzata non è facile. Va apparentemente meglio con George, il suo primogenito, che si presenta alla Axe Capital. Anche qui, però, c’è l’inghippo: il ragazzo al collo porta una vistosa croce, dice di aver rafforzato la sua relazione con Gesù e di essere lì per portare al genitore le parole del Salvatore. Olè!

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Anche Taylor si trova in un momento un po’ così, o meglio, in un momento di transizione. Non è più la persona che era all’inizio della sua avventura con la Axe Capital, ma non è più neanche la persona che era quando era da sola alla guida della sua società. Intanto, però, bisogna fare buon viso a cattivo gioco. Grazie all’ennesimo super software che analizza i messaggi nascosti nel tono di voce, Mason e i suoi giungono alla conclusione che il rettore di una prestigiosa università vorrebbe cominciare a disinvestire dai combustibili fossili, ma che, allo stesso tempo, non si decide a fare questo salto perché farlo significherebbe darla vinta a un gruppo di agguerriti studenti attivisti. Il personaggio di Asia Kate Dillon riesce quasi a convincerlo, ma subentra un problema, fortunatamente risolto dalla tosta Sara. Che, però, per portare a casa la giornata fa un passo in più del dovuto, col risultato che Axe, lo squalo della finanza che invece del sangue fiuta i soldi, si ritrova a concludere un accordo con dei baroni del petrolio. Un messaggio ai clienti a dir poco ambiguo. Alla fine, Sara si dimette: la società per cui lavorava, e la persona alla guida di quella società, a suo parere non esistono più, dunque è tempo di guardare altrove.

 

Veniamo poi a Chuck, che parte bene sia a livello professionale sia a livello personale, ma sappiamo tutti che dietro l’angolo c’è sicuramente qualche problema. Ci sono due buone notizie: la prima è che Kate è riuscita a recuperare un bel gruzzoletto per l’ufficio del Procuratore Generale, cinque milioni di dollari, dunque le casse potranno essere rimpinguate a dovere; la seconda è che la Yale Law School, la scuola di legge della prestigiosa Yale University, l’alma mater di Rhoades Junior, ha deciso di offrirgli un posto come “visiting professor” per il semestre che sta iniziando.

 

Ma ovviamente c’è un "ma", anzi, ce ne sono due. Il governatore Sweeny vuole requisire i soldi per darli all’ufficio del Procuratore Distrettuale di Manhattan, e la rettrice della Yale Law School informa Chuck che le donazioni promesse da suo padre non sono mai arrivate. Il primo "ma" viene brillantemente risolto da Kate, che suggerisce di donare all’università i cinque milioni prima che vengano requisiti, mentre il secondo è un po’ più macchinoso. Charles, infatti, prima di aprire i cordoni della borsa vuole che Roxanne e Willow vengano ufficialmente presentate ai suoi nipoti…e a Wendy. Per convincere la sua ormai ex moglie, Rhoades promette di “scongelare” gli assett in comune e di seppellire l’ascia di guerra. Wendy non scalpita all’idea di questa riunione di famiglia, ma, alla fine, accetta. Missione compiuta. Per ora.

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