ZeroZeroZero, la sigla è dei Mogwai: 5 curiosità sul gruppo musicale
La sigla e la colonna sonora di ZeroZeroZero, la nuova serie tv diretta da Stefano Sollima in prima tv su Sky Atlantic ogni venerdì alle 21.15 con due episodi, sono state composte dai Mogwai: ecco alcune cose da sapere sulla band scozzese. - ZeroZeroZero, scopri tutto nello speciale sulla serie
di Marco Agustoni
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ZeroZeroZero: una musica… da dieci
Dal 14 febbraio su Sky Atlantic ogni venerdì sera alle 21.15 va in onda in prima visione l’attesissima ZeroZeroZero, serie tv prodotta da Sky, ispirata all’omonimo libro di Roberto Saviano e diretta da Sergio Sollima. Il regista ha avuto a sua disposizione un cast internazionale in cui spiccano attori di talento come Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Gabriel Byrne, Andrea Torres, Giuseppe De Domenico e Adriano Chiaramida.
Ma non sono solo il soggetto, il regista e gli attori a essere “da dieci”. Anche la sigla e le musiche della serie sono state affidate a dei veri e propri fuoriclasse delle colonne sonore: si tratta dei Mogwai, gruppo musicale scozzese solitamente definito post-rock (per quanto loro stessi non apprezzino il termine), la cui musica strumentale si sposa alla perfezione sia con il grande che con il piccolo schermo. Ecco alcune curiosità per conoscere meglio la band di Glasgow.
ZeroZeroZero: la trama della serie tv su Sky Atlantic
Mogwai, 5 curiosità sulla band
Una musica tutta da vedere – Come detto, i Mogwai hanno da tempo una certa affinità con cinema e televisione: già nel 2006 avevano firmato la colonna sonora di Zidane: A 21st Century Portrait, documentario incentrato sul campione di calcio francese. The Fountain – L'albero della vita di Darren Aronofsky e Kin di Josh e Jonathan Baker sono i lungometraggi le cui musiche sono firmate dal gruppo scozzese. Per quanto riguarda le serie televisive, i Mogwai si sono fatti apprezzare soprattutto per la colonna sonora del cult francese Les Revenants. Assieme a Trent Reznor, Atticus Ross e Gustavo Santaolalla hanno inoltre curato la musica del documentario Before the Flood.
Un nome da migliorare – Il nome della band deriva dalla traslitterazione del termine cinese 魔鬼, che significa pressappoco “diavolo” o “spirito malvagio. Mogwai, come ben sanno gli appassionati di cinema, è il nome dei teneri esserini che si trasformano in mostri molesti se nutriti dopo la mezzanotte in Gremlins, film di Joe Dante del 1984. I membri del gruppo hanno però più volte ribadito di non aver mai dato grande peso al significato del nome, e anzi di essere sempre stati intenzionati a trovarne uno migliore, “senza però mai farlo, come tante altre cose”.
Titoli bizzarri – I titoli di album e canzoni dei Mogwai sono spesso bizzarri e stranianti. Per fare qualche esempio: Hardcore Will Never Die, But You Will (l’hardcore non morirà mai, ma tu sì), Kids Will Be Skeletons (I bambini saranno scheletri), Boring Machines Disturb Sleep (I macchinari noiosi disturbano il sonno), Punk Rock/Puff Daddy/Antichrist, Stupid Prick Gets Chased by Police and Loses His Slut Girlfriend (Stupido idiota si fa inseguire dalla polizia e perde la sua fidanzata… di facili costumi) o The Lord is Out of Control (Il Signore è fuori controllo).
Abbasso i Blur – Per quanto di recente abbiano preso le distanze da questa faida, in passato i Mogwai hanno a più riprese criticato i Blur, arrivando addirittura a mettere in vendita t-shirt con scritto Blur are shite, ovvero “i Blur sono una m***a”. In proposito, il chitarrista Stuart Braithwaite ha commentato: "È come una definizione da dizionario, del tipo Blur: sono m***a. È un dato di fatto e se ci saranno controversie legali andrò in tribunale come esperto di musica per provare che la loro musica è una m***a". Nonostante tutta questa acrimonia, Damon Albarn e soci, da veri signori, non hanno mai commentato.
Senza parole – La musica dei Mogwai è, come detto, strumentale, ovvero è fatta di soli strumenti, senza la voce di un cantante. Questo in parte spiega il loro grande apprezzamento a livello internazionale, visto che superano automaticamente le tradizionali barriere linguistiche, ma è anche ciò che tiene alla larga altri dai loro dischi, visto che molte persone non sono abituate ad ascoltare musica strumentale. In proposito, Braithwaite ha commentato: “Le parole [in una canzone] sono di conforto alla gente. Credo che apprezzino il fatto di poter cantare tutti assieme e quando non possono farlo la prendono male”.