Leggi la recensione del primo e del secondo episodio della quinta e ultima stagione di The Affair, in onda su Sky Atlantic ogni martedì alle 21.15.
The Affair, stagione 5, episodio 1
Nel corso degli anni, The Affair si è, necessariamente, reinventata, e, con la morte di Alison e con l'uscita di scena di Cole, la quinta stagione prosegue lungo questa strada. Protagonisti indiscussi di questo capitolo finale, infatti, saranno gli ex coniugi Solloway, Helen e Noah, come si intuisce da questo primo episodio.
Sono passati alcuni mesi dal finale della S04, e le cose degne di nota sostanzialmente sono due: il fatto che Noah sta lavorando alla trasposizione cinematografica del suo bestseller, Descent, e la morte di Vik. Da una parte il futuro - Solloway che si incontra con la star hollywoodiana Sasha Mann, attore e regista al debutto. Le domande di Sasha costringono Noah a riflettere su quanto scritto nel romanzo e, ovviamente, sulla sua personale esperienza, in una storyline decisamente meta.
Passiamo poi all'inevitabile funerale di Vik, un ultimo addio, rigorosamente in bianco, che è un misto di cerimonie funebri di tradizione hindu e mussulmana. Noah - che si presenta con Janelle, che finalmente viene presentata ufficialmente ai figli - si sente subito fuori luogo, e non solo per il fatto di non essere vestito col colore giusto, ma anche perché Martin, Whitney, Trevor e Stacey lo trattano in maniera scostante, distaccata. E infatti il personaggio di Dominic West è proprio così: non importa quanto ci provi, è ormai qualcosa di separato dalla sua famiglia.
Anche Helen gli risponde male - e la cosa non ci stupisce, Noah si vede sempre come una vittima nei confronti dell'ex moglie quando la narrazione è dal suo punto di vista -, e Janelle addirittua lo molla sui due piedi. Insomma, non gliene va bene una. A proposito di Janelle: la scena con Bruce serve a introdurre la malattia del padre di Helen, ma ovviamente mette in scena anche la problematica del "razzismo nascosto" che permea l'intera cultura statunitense.
Quando passiamo al punto di vista di Helen torniamo indietro fino agli ultimi momenti di vita di Vik. Parafrasando le parole del personaggio di Maura Tierney, se esistesse una giustizia, divina o poetica che sia, Noah si meriterebbe di trovarsi al posto di Vik, ma, si sa, la giustizia non è di questo mondo e quasi sicuramente neanche di quello che arriva dopo, sempre che ci si creda. Per farla breve, Vik viene rilasciato dall'ospedale e passa i suoi ultimi giorni a casa, insieme a Helen, che gli sta accanto fino alla fine, e ai ragazzi. Il suo unico desiderio, poter conoscere suo figlio prima di morire, viene fortunatamente esaudito: in una scena assai toccante, Eddie, nato da pochissimo, viene appoggiato sul petto del padre morente, in un simbolico passaggio di consegne che non lascia indifferenti.
Helen, che fino a quel momento ha mantenuto una calma e un sangue freddo invidiabili, comincia a dare i primi segni di cedimento, mentale, emotivo e fisico. L'accesa discussione con Prya, la madre di Vik, il giorno del funerale è il primo segno dell'imminente crollo. La decisione di non guardare l'ultimo messaggio che Vik le ha lasciato è la conferma del suo dolore: Helen non può, non riesce. Non ancora.
Veniamo infine alla grande novità di questa stagione, cioè il personaggio di Anna Paquin: Joanie Lockhart da adulta. Joanie Lockhart che vive in un futuro non lontanissimo dal presente narrativo della serie - un futuro in cui l'emergenza climatica è sempre più presente - con un marito e due figlie. Joanie, che ha la stessa età della madre al momento del suicidio (sì, la morte di Alison è stata proprio archiviata così), è profondamente infelice, e nell'ultima partedel segmento a lei dedicato la vediamo prendere una manciata di pillole.
Se la morte di un genitore è un evento che ha sempre profonde ripercussioni sulla psiche di una persona - un evento che crea un buco dentro a prescindere dall'età a cui lo si affronta -, il suicidio di un genitore è, se possibile, qualcosa di addirittura peggiore, e per ovvi motivi. Non stupisce quindi che Joanie, raggiunta l'età in cui la madre scelse una soluzione così estrema, sia completamente alla deriva. Ne sapremo ovviamente di più nei prossimi episodi, anche perché sarà proprio lei a mettersi a indagare sulla morte di Alison.
The Affair, stagione 5, episodio 2
Secondo episodio per l'ultima stagione di The Affair. Partiamo con il segmento relativo a Joanie Lockhart, che dura poco, meno di dieci minuti ma che riesce a mostrarci un futuro piuttosto inquietante. D'altronde, la tematica di fondo della serie è "le nostre scelte di oggi avranno delle ripercussioni sul domani", e nel caso del personaggio di Anna Paquin la declinazione è doppia: da una parte il piano personale, dall'altra il piano mondiale, nel senso di Pianeta Terra. Una scelta, quella di mostrare gli effetti del cambiamento climatico, che forse può apparire non necessaria, ma che è comunque assolutamente in tema.
Ad ogni modo, Joanie prima vomita le pillole ingerite nel finale del primo episodio, e poi, il giorno dopo, va in ufficio, dove le viene assegnato un nuovo incarico: andare a Montauk per raccogliere dati sull'erosione costiera. Arrivata nel luogo che per anni è stato casa sua, oltre che la casa dell'amatissimo padre, la frustrazione e il disagio salgono, perché è proprio in quel posto che sua madre ha deciso di andarsene per sempre, abbandonandola ancora bambina. Di sicuro il suo trauma verrà esplorato più avanti, ma intanto la fase di setting ci aiuta a entrare nella sua mente, oltre che nel suo mondo. Un mondo alla cui creazione stiamo, purtroppo, stiamo tutti contribuendo allo stato attuale delle cose.
Uno dei segmenti narrativi di questo episodio è dedicato al personaggio di Janelle, che non rivedremo più avanti. Viene ripreso e mostrato dal punto di vista del personaggio di Sanaa Lathan il funerale di Vik, con i momenti imbarazzanti già visti in precedenza che ora, per forza di cose, sono arricchiti dal fatto di essere affrontati da una prospettiva inedita per la serie: il punto di vista di una donna nera costretta a muoversi in un mondo dominato da bianchi, peggio ancora da maschi bianchi. Tra un episodio di "razzismo casuale" e un'umiliazione sul posto di lavoro, la storia di Janelle si conclude a casa di Carl, il suo ex marito, che, nonostante tutto, sembra essere l'unico in grado di capirla. Riconciliazione in vista per loro - tra l'altro, complimenti a Lathan e a Russell Hornsby per essere riusciti in così poche scene a restituirci il profondo e problematico legame che lega i loro personaggi -, rottura in vista per Noah, che, di nuovo, si ritrova solo. Ma forse è meglio così...per Janelle, ovviamente!
Grazie a un nuovo salto temporale sono passati altri tre mesi. Questa volta siamo nel punto di vista di Helen, che, per distrarsi un po', ha pensato bene di accettare l'invito di Noah sul set di Descent. Ovviamente vedere nuovamente spiattellati davanti a tutti ed esaminati nei minimi dettagli i momenti più brutti del suo matrimonio (nello specifico la scoperta del tradimento di suo marito, la famigerata scena del reggiseno ritrovato per caso nella sua camera da letto!!) non l'aiuta, e il fatto che Sasha Mann le chieda aiuto per rendere il momento più credibile...beh, di male in peggio. In realtà anche Helen sta recitando: sta interpretando la parte della donna forte, sempre padrona di sé nonostante tutto, in questo caso nonostante la recente morte di Vik.
Non durerà. Grazie al pressing di Sasha, interessato a lei in maniera fin troppo evidente, addirittura un po' invadente, Helen alla fine si lascia andare. E finalmente è pronta per vedere il video che Vik ha registrato per lei. Ovviamente si tratta della classica scena strappalacrime, e non potrebbe essere altrimenti. Vik vuole che lei sia felice, che non viva nel passato, e forse ora Helen è pronta. Per sbloccarla c'è voluto l'intervento di un uomo che per lavoro sta interpretando la versione peggiore del suo ex marito: più meta di così si muore. In questo episodio vengono poste le basi per la futura relazione tra Helen e Sasha, all'apparenza un vero e proprio gentleman...ma sarà veramente così?
Infine, una piccola nota molto "thaffairiana": come avranno notato gli spettatori più attenti, la foto esposta al funerale di Vik è diversa in tutti e tre i segmenti che presentano scene ambientate prima, durante o appena dopo il funerale. Dal punto di vista di Noah, Vik nella foto indossa il camice, uno scatto molto serio e professionale; dal punto di vista di Helen, Vik è vestito in maniera casual ed è sorridente, un ricordo intimo e affettuoso; dal punto di vista di Janelle, Vik indossa un completo molto serio e molto sobrio e non sorride, un ricordo assolutamente neutro di un uomo per lei assolutamente sconosciuto.