Chernobyl, la prima puntata: il cast racconta la paura e le bugie del disastro

Serie TV

Andrea Cominetti

Dalla scelta di mostrare subito il "suicidio dell'eroe" alla reazione dello Stato, che, in preda al panico, cerca di nascondere la verità: scopri di più.

È partita lo scorso 10 giugno (e andrà in onda ogni lunedì, alle 21.15 su Sky Atlantic) «Chernobyl», la serie in cinque parti co-prodotta da SKY e HBO che prova a raccontare gli attimi immediatamente successivi al disastro nucleare del 1986. A partire dal suicidio di Valery Legasov, il chimico sovietico chiamato dal Cremlino per gestire l’esplosione

Chernobyl: il suicidio iniziale dell’«eroe»


«Una delle decisioni più importanti che abbiamo dovuto prendere è stata come affrontare il fatto che il nostro eroe, alla fine, si suicida» ammette Craig Mazin, ideatore della serie.

«Sin dall’inizio, abbiamo pensato che avremmo dovuto iniziare con quel momento.Anche perché la storia di Chernobyl è abbastanza scioccante di suo e non ce la sentivamo di sviluppare tutto fino a quel momento e poi scioccare ulteriormente le persone nell’episodio finale. Volevamo far saper loro, in maniera onesta: questo è ciò che accade, quest’uomo morirà. E questo reattore nucleare sta per esplodere».

Chernobyl: la notte con i vigili del fuoco

Viene, insomma, mostrato subito quale sarà il prezzo dell’evento, che non costituisce comunque il nucleo centrale della storia, più orientata a indagare i perché e le conseguenze nel breve e brevissimo tempo.

«Tutto l’episodio si svolge cinque, sei ore dopo l’incidente» spiega il regista Johan Renck. «Trascorri una notte con i vigili del fuoco e questa enorme, gigantesca bestia con cui lottano, mentre sono distrutti dal fuoco e dalle radiazioni e muoiono di fronte alla centrale elettrica».

Chernobyl: la reazione negazionista dello Stato

Se da un lato dell’incendio ci sono gli uomini che lottano, dall’altro ci sono quelli che governano che rifiutano di accettare quanto è successo e provano a soffocare la verità.

«Il loro primo impulso fu il più sovietico degli impulsi: non dirlo a nessuno» sottolinea Mazin. «Se, però, puoi contenere le informazioni, non puoi contenere gli isotopi nucleari. E la verità, alla fine, diventa qualcosa che può più essere tenuta nascosta».

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