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Gomorra 4, Ciro Visco: "Le donne al potere sono diffidenti"

Serie TV

Fabrizio Basso

Ciro Visco è il regista della penultima puntata della quarta stagione di Gomorra - La Serie: l'abbiamo incontrato per farci raccontare come è Gomorra 4 dal suo punto di vista. L'appuntamento con Gomorra 4 è ogni venerdì alle ore 21.15 su Sky Atlantic.

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(@BassoFabrizio
Inviato a Roma)


Lo scenario è quasi definito. Ma i colpi di scena, a Gomorra - La Serie, non mancano fino all'ultimo minuto dell'ultima scena (basti pensare alla morte di Ciro alla fine della terza stagione): gli episodi nove e dieci sono affidati alla regia di Ciro Visco, che ho incontrato per viaggiare in questa storia in maniera più consapevole. L'appuntamento con Gomorra 4 è ogni venerdì alle ore 21.15 su Sky Atlantic.

Ciro, compito arduo il tuo.
Abbastanza, mi è stato affidato il rilancio per il gran finale, sono miei gli episodi della penultima serata.
Cosa puoi anticiparci?
Poco. Quasi nulla. Sono molto concentrato sui talebani e sui loro movimenti e comunque la figura di Genny rimane centrale.
Ci si incanala verso il finale di stagione.
I primi episodi infornano...informazioni, sviluppano le storie. Io ho Enzo e poi Genny e Patrizia, che rimangono molto legati tra di loro. Ma di più non posso dire.
Patrizia diventa un boss.
Mi sento di avere preso in eredità la visione di Francesca Comencini, citando lei dico che quando una donna arriva al potere dimostra subito una certa diffidenza.
Reazioni maschili?
L’uomo gongola, la donna rimane diffidente e di conseguenza è più raziocinante. Mantiene nella sua sicurezza una fragilità.
Perché secondo te?
Risponde con sicurezza per nascondere la diffidenza di un mondo a logica maschile. Cristallizzo il cambio di Secondigliano dal punto di vista di Patrizia. C’è una grandezza.
Quanta creatività è ammessa in Gomorra - La Serie?
E' una delle più grandi serie italiane, anche perché offre la possibilità di non girare troppo: di media si realizzano circa tre minuti e mezzo al giorno rispetto ai dieci di media delle altre serie.
Dove è l’atto creativo?
Sta nel metterlo nel contesto giusto, quello che porta un mondo che deve esplodere o implodere in quella realtà.
Limiti?
Forse il linguaggio è un po’ più vincolante, ma neanche poi troppo.
Il suo tocco di riconoscimento?
Il copione è definito, ma le intenzioni sono del regista: se enfatizzare o meno una scena, se giocare di più sugli sguardi o sui movimenti del corpo, quello lo decide il regista.
A che clan si affiglierebbe?
Mi riconoscerai di più nel mondo dei talebani, contempla che ognuno di loro sia unico nonostante l'appartenenza. E’ la comunità che si impone.
Prossimo impegno?
Sto lavorando a una nuova serie tv. E' un progetto contemporaneo, come epoca.


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