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Il Racconto del Reale: ES17, una storia napoletana

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Emanuele Sibillo sceglie di chiamarsi ES17. Morirà giovane. E' il protagonista, attraverso immagini e parole della puntata de Il Racconto del Reale in onda su Sky Atlantic domenica 13 maggio alle ore 23.00: il titolo è ES17 - Dio non manderà nessuno a salvarci

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(@BassoFabrizio)

Conquista Forcella e altre zone, gestisce il traffico droga ed estorsioni tra il 2013 e il 2015. Emanuele Sibillo manovra la paranza dei bambini. Sceglie di chiamarsi ES17. Morirà giovane e non di morte naturale.

E' il protagonista, attraverso immagini e parole, tra cui quelle della sua compagna di vita e mamma dei suoi figli Mariarka Savarese, della puntata de Il Racconto del Reale in onda su Sky Atlantic domenica 13 maggio alle ore 23.00: il titolo è ES17 - Dio non manderà nessuno a salvarci.

Lo abbiamo visto in anteprima per potervi accompagnare, prima di lasciare il posto alle immagini, in un mondo che cerchiamo di tenere distante da noi ma che in realtà e il nostro vicino di casa. Ingombrante, terribile, minaccioso, quello che lascia il portacenere pieno di mozziconi. Solo che in questo caso si tratta di vite umane schiacciate nel pieno della gioventù.

Emanuele è ossessionato dalla guerra al clan dei Mazzarella al punto che viene prima di quello che può essere la vita alla sua età, andare a ballare, passare serate con gli amici, e via dicendo. Si sente come in un mondo di infami dove la prima regola è non farsi ammazzare. Si inserisce in una lotta di potere in una stagione in cui molti boss sono in carcere, quindi i giovani cercano di farsi strada e lo fa anche lui, con la sua paranza di bambini.

Il suo nome di riferimento ES17 nasce durante la gravidanza della compagna Mariarka Savarese: il 17 corrisponde alla lettera numero 17 dell'alfabeto ma anche alla sfiga che brucia.

Ascoltando le intercettazioni ambientali si capisce che il potere di Emanuele sta crescendo, ha paura di avere intorno degli infami, anche se con alcuni dei suoi ragazzi "ci siamo fatti l'infanzia insieme". Mariarka ricorda che nell'ultimo periodo, quando aveva fatto il botto con gli affari, era molto stressato anche se non lo dava a a vedere. Mariarka è arrivata a dire che nel periodo della latitanza sperava lo arrestassero di nuovo, almeno sapeva dove stava.

Il 2 luglio 2015 Emanuele Sibillo è in latitanza, ma col suo gruppo. Cavalcando gli scooter come cowboy con le pistole in pugno, attacca il clan dei Buonerba. Ma il loro fortino è presieduto da cecchini, e non si lasciano cogliere impreparati: Emanuele viene colpito alle spalle.

Mariarka prende un taxi a va all'ospedale di Loreto a Mare, lì trova la cognata e altre persone. Era convinta gli avessero sparato a una gamba, lei chiede come sta e la risposta è il silenzio. Emanuele era già morto (nel 2018 mandanti ed esecutori ricevono la condanna all'ergastolo).

Lei era incinta, e una settimana prima che partorisse quel che restava di terreno di Emanuele è stato cremato. D'accordo con la famiglia è stato deciso di chiamare il neonato Emanuele Junior "perchè volevo continuare a pronunciare quel nome tutti i giorni. Ma una cosa te la devo dire: devo raccontare ai miei figli come sei morto, non posso dire loro che è stato un incidente. Devono sapere cosa li attende se fanno una vita come la tua, io voglio che i soldi se li fatichino, non voglio vedere per loro carcere e morte, perché queste storie non finiscono bene. Ma sono e saranno sempre i figli di Sibillo. A Napoli è difficile una vita diversa e voglio che quando crescono se ne vanno via di qua". Non devono più esserci vite umane come sigarette schiacciate nel posacenere.