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Gomorra 3, episodio 7: Valerio, ecco il vero volto dell’outsider

Serie TV

Barbara Ferrara

Valerio Misano, il personaggio di Loris de Luna, soprannominato U’ Vucabola’ per la sua appartenenza alla Napoli bene, quella che ha studiato, è tra i protagonisti del settimo episodio di Gomorra 3 (in onda tutti i venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic). Entra nella terza stagione di Gomorra - La serie in un secondo tempo, e insieme a Sangue Blu, con cui allaccerà un rapporto molto stretto, rappresenta il nuovo che avanza, una faccia pulita e una mente criminale che non nasconde il suo lato oscuro: continua a leggere e scopri di più

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Valerio Misano, interpretato da Loris De Luna, entra nella terza stagione di Gomorra – La serie nel corso della quinta puntata, è seduto al bancone di un bar mentre O’ Belle’ Bbuono lo introduce a Enzo. Capiamo subito che Valerio è un outsider rispetto ai personaggi incontrati finora, proviene da un altro ambiente, è un ragazzo della borghesia affascinato dall’idea di entrare nel giro. E, in barba ai sorrisetti ironici del clan che lo ribattezza “U’ Vucabula’” per via dell’italiano forbito con cui si riempie la bocca, si dimostra determinato e sicuro di sé. Il feeling con Sangue Blu è immediato, non a caso Valerio piace “come un vestito su misura”. Da quel momento può ambire a entrare nel clan. Ma cosa ci fa uno come lui in mezzo ai fratelli di strada di Enzo? Lo scopriamo nel settimo episodio, che lo vede tra i protagonisti.

 

Valerio ha una famiglia alle spalle, è un figlio di papà abituato ad avere tutto nella vita e a non dover lottare per risolvere il benché minino problema, ma non è “uno scemo” e sa bene il fatto suo, lo dimostra fin dalle prime mosse quando fa gli onori di casa a Ciro, Sangue Blu e i suoi nell’incantevole villa immersa nel verde che guarda al mare e agli affari. Siamo nella residenza borghese di Antonello Rodi, l’uomo che, grazie a Valerio, entrerà nel traffico di cocaina da esportare a Londra. Un affare grosso, non “una paziella”, come tiene a sottolineare Ciro. Il cliente è socio di un importante studio a Londra, la roba è destinata a quel mercato e ci arriva dritta con un passaporto diplomatico, gli agganci al consolato italiano nella city sono una garanzia. Il primo passo di Valerio per entrare nel mondo della malavita è fatto, il modo di condurre le trattative e concluderle seduta stante, svela il suo vero volto, e non è certo quello angelico che mostra in apparenza, ma quello scaltro e famelico di una mente criminale. E’ così che Valerio si guadagna la stima e l’amicizia di Sangue Blu. E’ tutto calcolato, il carico aspetta solo di essere consegnato.

 

Usciti dalla villa, Valerio si muove con disinvoltura, ha l’aria soddisfatta, è a suo agio nei suoi panni, camicia canna da zucchero aperta, cappotto blu tre quarti, jeans e scarpe casual, si dirige verso l’auto, un'auto sportiva nera nuova fiammante. Ciro lo ammonisce: “Con questa dai troppo nell’occhio”, ma la battuta è pronta: ”Se non superi i trecento all’ora nessun poliziotto ferma una macchina come questa”. Ciro incalza Enzo, e pazienza se il suo compagno si sente un Padre Eterno, in cambio offre loro un “cofano di possibilità”. Fare soldi e farli facili.

 

La camera ci porta al deposito in cui Di Marzio, Enzo e il suo clan mostrano a Valerio la merce, ma qualcosa va storto e prima che la polizia rovini i piani Valerio non perde tempo, prende in mano la situazione e parte a razzo con la sua macchina per farsi inseguire dai poliziotti e depistarli. L’intuizione è quella giusta, la partita è salva. Lo sguardo di Valerio è freddo come il sangue che gli scorre nelle vene mentre guida come un pazzo con la musica a palla; mentre si ritrova faccia a terra e ammanettato, sa di aver raggiunto il suo scopo e non nasconde il ghigno beffardo. Sa di averla fatta franca, ma soprattutto di aver dimostrato il suo valore. “U gaglione tiene e’ palle, come dice fiero Enzo a Ciro. Di lui ci si può fidare, questa di oggi è la prova. Valerio viene rilasciato con una “lavata di capo del commissario” grazie anche alla complicità di Antonello Rodi che ha garantito per lui. Gli è bastato raccontare di essere andato al porto a provare la macchina, ma più di tutto gli è bastato appartenere alla Napoli che conta: “Hai visto che significa nascere a Posillipo? Mo’ se era uno di noi era già a Poggioreale”. “Per questo me li sono tirati addosso”, ribatte Valerio. E adesso anche Ciro Di Marzio dovrà ricredersi: “Pure i chiattilli tenene i palle”. I preconcetti verso Valerio che ai libri preferisce la malavita, cadono uno alla volta, paradossalmente, nonostante i privilegi che la sua famiglia gli offre su un vassoio d’argento, Valerio non riesce ad affermarsi nel suo mondo e da questo scappa verso il male in cerca di riscatto. Come Enzo è alla ricerca della propria identità, ha ben chiaro dove vuole arrivare, costi quel che costi.

 

E mentre U’ Vucabula’ entra ufficialmente a far parte del clan, gli affari lievitano e i Confederati studiano una controffensiva, vogliono la testa di chi si nasconde dietro Sangue Blu e cercano di portare il nipote del Santo dalla loro. Ma Enzo rifiuta ed è pronto a scendere all’inferno, si sente come si sentiva l’Immortale dieci anni fa, “il più forte di tutti”, ha la rabbia, la fame e l’ambizione dei vent’anni.