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Gomorra 3, trama e recensione dell’episodio 6

Serie TV

I tentacoli del Sistema in azione lontano dalle piazze di spaccio, pronti a raggiungere ogni angolo del tessuto sociale della città e del Paese, il fine lavoro di accrescimento del proprio potere da parte di Genny, e il suo disperato bisogno di portare una più che diffidente Scianel dalla propria parte. Ma anche il battesimo del fuoco, e del sangue, di Enzo, che sceglie di commettere il suo primo omicidio per dimostrare a Ciro, e anche a se stesso, di essere pronto per la guerra. Mentre Patrizia continua a soppesare con attenzione le sue opzioni, in attesa di decidere a chi dare la sua fedeltà incondizionata, l'Immortale porta avanti la sua opera di mentoraggio nei confronti di Sangue Blu, e Donna Annalisa deve scegliere da che parte stare: leggi la recensione del sesto episodio di Gomorra 3

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di Linda Avolio

 

 

Gomorra 3, episodio 6: la trama

 

Non solo spaccio e speculazione edilizia: il Sistema ha molti tentacoli, e uno di questi è rappresentato dai “favori”. E’ proprio per un favore che vediamo Genny recarsi di sera in una fabbrica. E’ ora di chiusura ormai, ma il motivo per cui il personaggio di Salvatore Esposito si trova lì non c’entra con le fasi di lavorazione. Genny è infatti lì per incontrare il proprietario, che sta vivendo un momento di difficoltà, e consegnargli uno zaino pieno di soldi. Ma cosa sta comprando esattamente il boss del clan Savastano? Perché sta entrando in società con quest’uomo?

 

La mattina successiva, Genny e Ciro vanno ad acquistare altra droga dai russi. Gennaro è colpito dal modo in cui l’amico è riuscito a convincere Enzo e gli altri a seguirlo. A concludere l’affare c’è nuovamente la donna che abbiamo visto nel quinto episodio. Indica Ciro e chiede a Genny se si tratti di un socio, ma lui risponde con un deciso “No, lui è un fratello.”

 

Giusto il tempo di ritirare la roba, e poi Genny si reca al Centro Direzionale di Napoli. E’ lì che ha sede l’ufficio in cui si lavora per la campagna elettorale di Michele Casillo, candidato con “L’Italia che va avanti” alle prossime elezioni regionali. “Lo sapevo che eri un cavallo di razza”, dice Genny, e l’altro risponde: “Se non era per te, Gennaro, erano in pochi a saperlo.” E’ evidente che i due si conoscono da tempo, e che c’è già stato uno scambio di favori. Casillo e Genny salgono al piano di sopra per parlare privatamente. Il personaggio di Salvatore Esposito dice di essere alla ricerca di 50 operai da piazzare nella lavanderia di Gaetano Sanni, con cui ora è in società. E la lavanderia di Sanni non è l’unica azienda in crisi su cui Savastano ha deciso di mettere le mani. Ovviamente, ogni lavoratore sarà un voto per Casillo, che a sua volta, una volta eletto alle regionali, potrà restituire il favore all’amico, cioè piazzerà negli appalti della regione gli uomini di Gennaro. Un piano tanto semplice quanto perfetto. D’altronde si sa, le vie del Sistema sono infinite.

 

Una coppia si reca in quello che, all’apparenza, sembrerebbe una sorta di centro per l’impiego. Ad accoglierli, però, ci sono gli uomini di Genny. Uno in particolare, Nicola, li fa entrare nel suo “ufficio”. La donna gli consegna una busta con dentro dei soldi, ma mancano 200 euro ai 15 mila pattuiti. Nicola, però, dice che va bene così. Praticamente, la coppia ha dovuto sborsare svariate migliaia di euro per un posto di lavoro per lui, Lucio Calori, in lavanderia. Lucio è a disagio, ovviamente c’è qualcosa di molto sbagliato nel pagare per avere un lavoro, ma è costretto a mettere da parte l’orgoglio e a ringraziare.

 

Nicola torna a Secondigliano, va a casa di Gennaro, e lo informa che “oggi ha messo a faticare 32 persone”, per un totale di 480 mila euro. Poi Genny si reca da Sanni, che gli consegna la lista degli imprenditori in crisi con cui fare “affari”, i cui nomi sono stati gentilmente “suggeriti” addirittura da un direttore di banca amico dell’uomo. Il personaggio di Salvatore Esposito è stupito: ma com’è possibile che un’impresa di pompe funebri abbia dei debiti?!

 

E’ il primo giorno di lavoro di Lucio. Lo vediamo arrivare in lavanderia con l’autobus, lo vediamo timbrare il cartellino, cambiarsi nello spogliatoio, soprattutto lo vediamo lavorare: spostare carrelli, mettere lenzuola e altro nelle lavatrici e nelle asciugatrici, lo vediamo piegare federe, stirare, e infine sistemare il carico impacchettato sul furgone.

 

Genny è al cimitero. Ufficialmente è lì per visitare la tomba dei genitori, ma ufficiosamente è lì per comunicare al custode che da quel momento in poi potranno operare solo le pompe funebri che gli dirà lui. L’uomo gli chiede se sia pazzo, ma poi, quando vede la prima di quelle che potrebbero essere numerose mazzette a venire, ovviamente accetta. Intanto, un infermiere che lavora nell’obitorio di un ospedale della città si incontra con Nicola. Il ragazzo gli consegna una busta con dei soldi, e l’uomo, in cambio, promette di avvisare all’arrivo di ogni nuovo cadavere.

 

Patrizia e Gennaro si incontrano appena fuori città, fuori da un edificio abbandonato. Lui le dice che va tutto bene, che le cose stanno tornando a girare. Lei gli ricorda che hanno stretto un patto. Ed è proprio questo il motivo per cui sono lì, le dice Gennaro. L’edificio ospitava una società adibita alla preparazione di cibo per mense scolastiche, ma dopo aver usato prodotti scaduti, e dopo alcuni ragazzini che si sono sentiti male, la procura ovviamente ha messo i sigilli. Da domani, però, sarà tutto pronto per tornare in attività, e Genny vuole che a occuparsi della gestione e dei 50 operai che arriveranno sia proprio Patrizia. Ecco l’ennesimo acquisto del personaggio di Salvatore Esposito. Ed ecco come si muove la “nuova” camorra. L’appalto, ovviamente, è stato ottenuto grazie a Casillo, e quando l’uomo diventerà Presidente della Regione, nuovi e numerosi appalti fioccheranno. Patrizia ovviamente accetta.

 

Scianel è tornata alla sua vita di sempre, gestione della sua piazza di spaccio a Secondigliano, tante sigarette, e tante partite a poker al bar con le amiche. Quando arriva Patrizia, che le dice di aver visto Gennaro, la sala si svuota. “E che vuole Gennarino?”, chiede Donna Annalisa. Il personaggio di Cristiana Dell’Anna le dice che vuole incontrarla perché ha una proposta per lei. “Dice che l’affare è buono, che ha trovato un nuovo canale per la droga. E che se volete unirvi a lui, quattro mani sono meglio di due”, continua Patrizia, ma Scianel è categorica: “Gennarino non conta più un ca**o, non ha neanche più gli occhi per piangere, e ora vuole venire a piangere dalla mamma?” Patrizia, però, cerca di convincerla dicendole che le sembra proprio che Genny si stia riprendendo come si deve, e ricordandole che ormai a Secondigliano di soldi ne girano pochi, anche perché la roba che vendono gli albanesi è veramente pessima. “Sai che c’è Patrizia? Mamma aveva un figlio, ma l’ha perso. E non ne vuole altri” chiosa Donna Annalisa, e a quel punto la conversazione è finita.

 

Vediamo in atto il piano di Genny per rimettere in moto gli affari delle pompe funebri rilevate da poco quando al momento di sistemare una bara due becchini trovano il cancello della cappella di famiglia chiuso con catena e lucchetto. No, non si tratta di un errore: semplicemente, come si premura di informarli il custode, non c’era posto. Il figlio del morto chiede spiegazioni, e il custode gliele dà: “La cappela è quella giusta, ma avete scelto il Caronte sbagliato.”

 

Patrizia riferisce a Gennaro che Scianel non è interessata all’affare. “Lo sai perché ti ho chiesto di starle vicino?”, le dice lui furioso, “perché quella grande stron*a di Scianel per il momento a Secondigliano è l’unica ad avere gli uomini e le armi necessarie, per questo bisogna convincerla!” Ma come dovrà dunque agire Patrizia per portare a termine un compito così difficile? Promettendo di farle un bel regalo…

 

La sera, Genny si reca alla Lavanderia. Sanni ha un problema: per tenere a bada le banche è rimasto a corto di liquidità, e ora non sa come fare per pagare lo stipendio pieno ai dipendenti. Gennaro gli dice che non deve preoccuparsi, e di dar loro quello che può. “E se qualcuno crea dei problemi?” chiede Sanni. “Digli di parlare con me, così glielo spiego io come stanno le cose”, è la secca risposta del giovane boss. A creare problemi, purtroppo per lui, è Lucio Calori. Nel vedere la busta paga nettamente più leggera, l’uomo si infuria. Nicola gli dice che è normale, che la parte mancante sono le tasse, ma Lucio ovviamente non se la beve, e per un motivo molto semplice: lì lavorano tutti in nero! Calori si sente offeso: non solo ha dovuto pagare 15 mila euro per avere un lavoro, in più gli sono stati dati meno soldi del previsto. “Tu ne hai pagati 14 mila e 8, e per quella cifra ti abbiamo fatto un regalo. Sei vecchio, alla tua età non ti assume nessuno”, gli dice beffardo il ragazzo, e Lucio commette un errore fondamentale quando risponde che comunque non finisce lì.

 

Intanto, Genny riferisce a Ciro che Scianel alla fine ha accettato, e che la incontrerà domani. La loro roba sta vendendo alla grande tra feste e locali, ma, a quanto pare, i confederati per ora non si sono accorti di niente. Ma è questione di poco, poi scoppierà la guerra, e siamo sicuri che Enzo e gli altri sono pronti? Per Ciro sì: d’altronde all’inizio anche Genny non aveva idea di cosa fare, però poi ha imparato. “Perché avevo il maestro migliore del mondo. Un maestro che non ha avuto nessuna pietà di me”, risponde il personaggio di Salvatore Esposito. Ciro Annuisce. Gennaro informa l’amico che c’è un lavoratore della lavanderia che sta creando dei problemi, e che vuole che a occuparsi di risolvere questo fastidio sia Sangue Blu. Sarà il suo battesimo del fuoco.

 

Ciro consegna un foglietto con un nome a Enzo. Il ragazzo capisce subito cosa gli sta chiedendo l’Immortale. “Che ha fatto?”, chiede Sangue Blu, e di Marzio risponde “Non è importante quello che ha fatto, ma quello che farai tu.” Questo momento prima o poi doveva arrivare, il personaggio di Arturo Muselli lo sa, e non obietta, si limita a chiedere “Com’è uccidere qualcuno?” “E’ come nascere. Nessuno l’ha mai chiesto", è tutto ciò che ha da dirgli Di Marzio.

 

Il giorno dopo, Enzo raggiunge la sua vittima in una piscina della città. Lucio Calori è lì col figlio adolescente. Che è sulla sedia a rotelle. Enzo è molto colpito, fa per andarsene, ma poi si ferma a osservare l’uomo mentre aiuta il figlio. Per un momento siamo sicuri che non premerà il grilletto, anche perché lo vediamo allontanarsi dagli spogliatoi a grandi passi, ma poi, quando Calori e il ragazzo sono in strada alla fermata dell’autobus, è questione di un secondo: Sangue Blu spunta alle spalle dell’uomo e gli spara in testa.

 

Gli uomini di Scianel si preparano all’incontro con Ciro armandosi fino ai denti. Il luogo concordato è l’agenzia di pompe funebri acquistata da Gennaro. Le due donne entrano, Patrizia è sempre al fianco della “iena”. Il fatto che l’incontro si tenga in una sala piena di bare mette un po’ sulla difensiva Donna Annalisa, ma Genny chiarisce subito che se si trovano lì è perché lui ha intenzione di dare a lei l’impresa. Il personaggio di Cristina Donadio continua a non fidarsi. A quel punto, Genny le fa veramente una proposta irrifiutabile, una proposta che la renderebbe autonoma seppur socia. Lei è ancora scettica, i soldi d’altronde li hanno sempre fatti con le piazze di spaccio. “A Secondigliano, il business migliore non è la droga. Ma la fame. E noi questa fame dobbiamo farla fruttare. Annalì, dobbiamo tornare a essere una cosa sola a Secondigliano, solo così saremo più forti di prima”, continua Gennaro, ma il discorso è interrotto dall’arrivo di Ciro.

 

I due ex alleati si studiano in silenzio per un attimo. Il saluto dell’Immortale è un rispettoso “Buongiorno Donna Annalì”, mentre lei ribatte con un leggero “Uè Ciro di Marzio”. A osservare la scena ci sono Enzo e compagni. Lui ha portato a termine il suo compito, dunque ha il diritto di trovarsi lì. “Quando mio padre si prese Secondigliano, all’inizio quel posto non valeva niente. Era solo un quartiere di mer*a dove finiva tutta la gente che non era benvenuta nei quartieri di Napoli centro. Ma mio padre ci aveva visto qualcosa, e l’ha fatto diventare il più grande supermercato della droga d’Europa”, dice Genny, facendo leva sull’orgoglio, e ribadendo che è solo grazie all’opera di Don Pietro che anche loro, originari di quel luogo, sono stati rispettati. Ora, però, Napoli nord non è più redditizia come una volta, e c’è solo una cosa da fare: prendersi tutta la città, a partire dal centro. “E questi chi sono?” chiede Scianel indicando Sangue Blu e gli altri. “Sono il nostro Cavallo di Troia”, risponde Ciro. Donna Annalisa sa benissimo cosa gli sta chiedendo Gennaro: di combattere al suo fianco nella guerra che verrà.

 

L’episodio si chiude con la moglie e il figlio di Calori in obitorio, e con lo stesso infermiere che ha intascato i soldi da Nicola che telefona a qualcuno e avvisa che c’è da preparare una nuova messa. Oltre il danno, la beffa.

 

 

Gomorra 3, episodio 6: la recensione

 

Giro di boa per la terza stagione di Gomorra – La serie, che col sesto episodio mette in moto le dinamiche che porteranno, presumiamo, al culmine narrativo del finale. E’ un episodio denso, che ci mostra come il Sistema non sia soltanto droga e piazze di spaccio. Quelle sicuramente servono, ma sono solo uno strumento. L’obiettivo finale, quantomeno nel disegno più grande di Genny, non sono i soldi: sono il potere e il controllo totale. Motivo per cui il giovane Savastano si insinua non solo in politica, e non siamo più alle elezioni di un piccolo comunque al confine con Napoli nord, ora si gioca in serie A, ci si mette in affari direttamente col candidato Presidente della Regione. Favore chiama favore, e così vediamo Gennaro mettersi prima in società con un imprenditore in crisi. Ma uno non è abbastanza: c’è un’intera lista di aziende in difficoltà che non aspettano altro che un po’ di liquidità per ripartire. E’ nel tessuto sociale che si insinua il Sistema, è lì che si nasconde in bella vista. I suoi tentacoli possono arrivare veramente ovunque.

 

Sappiamo bene il motivo per cui Ciro sta aiutando e formando Enzo, ma per quale motivo sta aiutando Genny? Certo, la loro storia va molto indietro, i due sono stati migliori amici, praticamente due fratelli, poi sono stati nemici giurati, e poi, complice l’escalation di violenza messa in atto da Don Pietro, si sono riavvicinati. Cosa sono ora l’uno per l’altro? Sono tutto. Sono due persone che hanno fatto cose inimmaginabili, che hanno subito perdite gravissime, ma che, nonostante tutto, sono ancora vive, e in qualche modo devono andare avanti, seppur con obiettivi diversi (la vendetta e il ricongiungimento alla moglie e al figlio per Genny, una sorta di espiazione e di eredità per Ciro).

 

Patrizia continua a operare nelle retrovie, anche se ancora è difficile capire veramente da che parte stia, se con Gennaro o con Scianel. Probabilmente sta con se stessa e basta, ma è chiaro che i suoi interessi, almeno per ora, la avvicinano più a Genny che a Donna Annalisa.

 

La iena Scianel sa far paura, e lo sappiamo benissimo, ma è anche il personaggio con le “battute” migliori, seppur involontarie. Donna Annalisa fino al sesto episodio vive da imperatrice nel suo piccolo regno isolato, ma anche lei non è immune al richiamo dei soldi facili, del potere, e della rivalsa nei confronti dei Confederati, che hanno sempre considerato Secondigliano e Scampia come una fogna, qualcosa di lontano da loro.

 

Il sesto episodio segna anche la discesa definitiva agli inferi di Enzo, che riceve da Ciro il compito di far fuori un uomo. Il suo primo omicidio, il suo battesimo del fuoco, specularmente a quanto successo a Genny nella prima stagione. Se finora Sangue Blu si era limitato a gesti tutto sommato “da teppistello”, adesso, dopo l’omicidio di Lucio Calori, la musica è cambiata. L’Immortale sta usando lui, oppure lui sta usando l’Immortale? Entrambe le cose, e ora che la posta in gioco si sta facendo sempre più alta, ognuno è responsabile delle sue scelte.

 

La linea narrativa del personaggio di Lucio Calori ci fa vedere come funziona il Sistema al di fuori delle piazze di spaccio, ma soprattutto ci dà conferma di una cosa che già sapevamo: che nel mondo di Gomorra non solo non esiste giustizia, divina o poetica, per i “buoni”, ma anche che i buoni oltre al danno sono costretti a subire la beffa.

 

Piccola nota leggera e divertente, la nuova casa di Gennaro. Che sarà anche in difficoltà, ma che non rinuncia all’arredamento in stile rococò tanto amato dal padre e, in generale, dai vari boss. Insomma, puoi togliere tutto a un Savastano, ma non il kitsch.