Gomorra 3, trama e recensione dell’episodio 5

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Quinto capitolo per la terza stagione di Gomorra - La serie, e finalmente andiamo a scoprire qualcosa di' più su Enzo e sul suo passato. Entra in scena anche Valerio (Loris De Luna), ragazzo della Napoli bene che decide di entrare in affari con Sangue Blu e compagni, mentre rivediamo Carmela (Angela Ciaburri), la sorella di Enzo. Grazie all'aiuto di Ciro, che diventa il mentore e il punto di riferimento per personaggio di Arturo Muselli, il piano di Genny comincia a ingranare, ma la guerra è ancora lontana, e per ora il boss decaduto del clan Savastano deve ancora accontentarsi di muoversi nelle retrovie. Non mancano i momenti d'azione, nello specifico una spettacolare rapina in bancaorganizzata nei minimi dettagli: leggi la recensione del quinto episodio di Gomorra 3

di Linda Avolio

 

 

Gomorra 3, episodio 5: la trama

 

Un tir con rimorchio che ha appena caricato un container dal porto e che si mette in viaggio. Una canzone d’amore in sottofondo. Una ragazza in mezzo alla strada vicino a un’auto in panne che agita le braccia e chiede disperatamente aiuto. E un autista che abbocca alla trappola e che si ritrova con una pistola puntata addosso. Lei, noi spettatori lo sappiamo già, è Maria, la ragazza di Enzo. Arrivano Sangue Blu e Ronni, fanno entrare il povero malcapitato nel container, poi Maria se ne va, perché di sicuro Carmela la starà cercando. Enzo si mette al volante, e il camion viene portato in un capannone. Come una perfetta catena di montaggio, gli altri ragazzi del gruppo scaricano gli scatoloni, estraggono la merce (no, per una volta non si tratta di cocaina, bensì di semplici avvitatori a batteria), rimuovono le targhette identificative, cambiano le etichette, e poi rimettono tutto a posto. Degli atleti della contraffazione. Resta un’ultima cosa di cui occuparsi: l’autista. Enzo porta il camion ormai vuoto in un posto isolato, un deposito di carcasse d’auto, si fa consegnare il portafoglio, legge il suo nome sulla carta d’identità, e poi gli dice: “Pasquà, facciamo che quando vai a fare la denuncia ti sei dimenticato di me? Non farmi venire a casa tua.” Pasquale, giustamente spaventato, annuisce.

 

Qualcuno bussa alla porta della camera d’albergo di Ciro. E’ Gennaro. Sul suo volto ci sono i segni del suo ultimo incontro con Avitabile. Ciro continua a fumare lentamente la sua sigaretta, in silenzio, mentre Genny, che ha detto addio al suo iconico taglio per un’acconciatura più sobria (della serie: ora sì che si comincia a fare sul serio) si mette a guardare fuori dalla finestra. “Come mai sei tornato?”, chiede il personaggio di Salvatore Esposito. “Avevo nostalgia di casa”, ribatte quello di Marco D’Amore. Questa, però, non è più casa loro, chiarisce Genny, che ripensa furioso al momento in cui è stato scaricato in strada a Secondigliano come un sacco di immondizia e abbaia un “Devono morire tutti!” che è una vera e propria dichiarazione di guerra. Ciro annuisce, comprende benissimo come si sente l’ex (?) amico, chiede di Azzurra e Pietro, ma la sua domanda non ha risposta. “Aveva ragione Deborah. Mi diceva ‘Fermati Ciro, fermati, pensa a noi!’, ma io non l’ho ascoltata. Sono sceso all’inferno per capirlo”, confessa l’Immortale. Questa volta ad annuire è Genny, stupito del fatto che, nonostante tutto, loro due siano ancora lì, insieme. Ed è chiaro che insieme si muoveranno da lì in avanti.

 

Tre furgoncini raggiungono il capannone in cui Enzo e compagni hanno stoccato gli avvitatori. Un amico di Sangue Blu è interessato all’acquisto: affare fatto! Enzo intasca un bel gruzzolo, poi invita Ciro a incontrarlo nel covo. Lo porta in un edificio lì vicino, una chiesa sconsacrata che ora ospita una discreta piantagione di marijuana. Enzo è molto orgoglioso delle sue piante, ma Ciro lo punzecchia: “Che vuoi fare nella vita? Il contadino? Oppure vuoi fare qualcosa di veramente importante come mi hai detto?” Crescere: ecco cosa vuole Sangue Blu, che, essendo rimasto senza il nonno e il padre, ha bisogno di qualcuno da cui imparare. Motivo per cui accetta di seguire alla lettera i consigli e le indicazioni dell’Immortale.

 

Il giorno dopo Di Marzio si reca al solito bar. Mentre ordina un caffè, appoggia un giornale ripiegato sul bancone. Un uomo gli si affianca, ordina anche lui un caffè, e intanto si mette il giornale in tasca. Poi, con fare discreto, passa a Ciro un biglietto, dicendogli “La movimentazione dei soldi è un minuto dopo la chiusura.”

 

Rivediamo l’Immortale nella scena successiva, nel covo di Enzo e compagni. Sul tavolo da biliardo è dispiegata una mappa. Ciro sta dando indicazioni ai ragazzi, parlano di un edificio abbandonato perché pericolante, parlano di “entrare da qui” e “uscire da lì”, precisamente in una piazza dove si tiene il mercato. Parlano di armi. Ma cosa stanno organizzando? Semplice: una rapina. Sangue Blu e i suoi procedono dunque alla preparazione del colpo: entrano nell’edificio abbandonato, scendono ai piani inferiori, rivestono le pareti di una stanza con pannelli ricoperti di lana di vetro (per attutire il rumore che andranno a fare), fanno un buco bello grosso in una parete, ci passano attraverso, seguono una tubatura segnando il loro percorso con una bomboletta spray, e infine, arrivati in un punto preciso, fanno un buco nel soffitto. Poi, come se nulla fosse, raccolgono gi strumenti, si tolgono le tute da lavoro, e se ne tornano a casa.

 

Nella sua stanza d’albergo, Ciro spiega le prossime mosse a Genny. I “quaglioni” sono pronti. “Sono come eravamo io e te, hanno un desiderio rabbioso di farcela, hanno fame”, dice l’Immortale all’amico e socio. Il giorno dopo, Ciro si reca nella stanza isolata acusticamente dell’edificio abbandonato. Lì lo aspettano Enzo e gli altri. Di Marzio distribuisce dei giubbotti antiproiettile. In banca, una guardia controlla l’ora: sono le quattro del pomeriggio, e viene aperta la cassaforte. All’improvviso, da un buco nel pavimento emerge una mano che lancia una bomba carta. Degli uomini armati escono dal buco, puntano le pistole contro i dipendenti, legano loro le mani, rubano i soldi, e poi spariscono in pochi secondi. Il gruppo non riemerge dal luogo in cui è entrato, bensì in una via dove si sta tenendo il mercato. I ragazzi escono uno dopo l’altro, Ciro in testa, e dopo aver messo al sicuro il bottino nascosto in due sacche da palestra che vengono portate via da Maria in un passeggino, si disperdono, chi in una direzione, chi in un’altra.

 

Quando si ritrovano nella chiesa adibita a serra, l’atmosfera è estatica. Hanno vinto, ce l’hanno fatta, hanno per le mani un sacco di soldi, cosa potrebbero volere di più? Ciro li osserva abbracciarsi. “Siete contenti eh? Ma ora cosa volete fare con questi soldi? Ve li spartite, li spendete, e poi ricominciate da capo? Così fanno i rapinatori, non chi vuole crescere. Chi vuole crescere i soldi li investe, per farsi più forte. Voi cosa volete essere?” chiede l’Immortale, e Enzo non gli toglie gli occhi di dosso per un momento. I ragazzi rimangono muti mentre il personaggio di Marco D’Amore si allontana. Poi Sangue Blu afferra i borsoni e lo rincorre. Gli consegna i soldi, lo guarda intensamente per qualche secondo, e infine lo abbraccia. Il personaggio di Arturo Muselli ha trovato il suo mentore. Ciro raggiunge le Vele di Scampia. Lì, in un appartamento del decadente complesso di edilizia popolare, consegna tutto a Genny: ora sì che possono cominciare. Ma cominciare cosa?

 

Quando Enzo arriva alla pizzeria di famiglia, Maria lo informa che è stufa di fare la cameriera. Lui le chiede di essere paziente ancora per un po’, di farlo per lei (intendendo Carmela), ma Maria gli chiede: “Lei lo sa cosa stai facendo?”. Enzo risponde che sta facendo ciò che è meglio per tutti loro, e la sua ragazza gli dice che lo sa. Carmela no, però “quella non è mica scema. Devi dirglielo.” Carmela è alla cassa. Enzo si avvicina e appoggia un sostanzioso mucchio di banconote da cinquanta euro sul ripiano. Lei ovviamente gli chiede da dove arrivano, perché “sono troppi per essere quelli che puoi aver tirato su vendendo roba nel nostro vicolo”, e lui, molto candidamente, ribatte: “Ho fatto una rapina.” Ed ecco i soldi per la futura veranda. Carmela è preoccupata: ha già il marito in carcere, non gli serve che anche il fratello faccia la stessa fine. Nella sala a fianco, seduto a un tavolo, c’è Cosimo, suo figlio, nipote di Enzo. E’ solo un ragazzino.

 

Il giorno dopo Genny, borsoni con i soldi in mano, entra in un ristorante cinese. Il posto è chiaramente ancora chiuso, ma lui non è lì per mangiare, è lì per acquistare una grossa partita di cocaina da un venditore russo, Milan, uno che in passato aveva concluso già altri affari con Don Pietro. A fare da mediatrice e da interprete c’è una conoscenza di Gennaro. La cifra pattuita è di 33 mila al chilo. La consegna è prevista per il giorno successivo. Affare fatto.

 

A ritirare il furgone col il carico sono Ciro e Enzo, e poi via, alla piantagione di marijuana, per procedere col taglio della roba e all’impacchettamento. L’Immortale osserva i ragazzi mentre lavorano in modo meticoloso, divisi tra bilance, frullatori e fazzolettini quadrati di platica. Enzo assaggia il prodotto finale, poi si avvicina a Ciro, e gli propone di tagliare la cocaina “a quattro”, perché tanto il risultato finale sarebbe ugualmente buono. Di Marzio, però, lo blocca subito: “La tagliamo a due. La nostra roba non dev’essere seconda a nessuno. La gente deve capirlo subito che non è la solita merda, devono venire loro da noi.” E, cosa più importante, venderanno a meno dei loro rivali, a costo di guadagnarci poco o nulla, perché “per adesso dev’essere così. Noi dobbiamo guadagnare la cosa più importante, Enzù: il mercato. Poi, dopo che abbiamo fatto levare tutti gli altri dal ca**o, facciamo quello che vogliamo.” La sera, Sangue Blu si reca in un locale del centro insieme a un paio di compari. O’ Belle’Bbuono saluta un certo Valerio, un ragazzo dall’aspetto curato, che al dialetto preferisce l’italiano. Valerio si presenta a Enzo, poi i due escono per parlare di affari. Il personaggio di Arturo Muselli propone a quello di Loris De Luna di fare un salto avanti, di passare dalla marijuana alla cocaina. Valerio, rinominato subito “Vocabulà” per la sua parlata pulita, accetta. E’ la nascita di un nuovo sodalizio, e, molto probabilmente, di una nuova amicizia.

 

Grazie a Valerio, Enzo e gli altri piazzano la loro roba in poco tempo tra piazze del centro e locali alla moda. E i soldi non tardano ad arrivare. Sangue Blu è euforico, ma Ciro frena il suo entusiasmo, perché quando gli altri boss capiranno cosa sta succedendo, loro dovranno farsi trovare pronti. “Sai chi sono loro?” gli chiede Enzo, e Di Marzio ribatte: “E tu lo sai chi sei tu?”. Sangue Blu non risponde subito, ma poi sgancia la bomba: “Tu sei l’Immortale di Secondigliano, vero?”. Il personaggio di Marco D’Amore risponde che l’Immortale è morto, ma l’altro non demorde, chiede se l’Immortale era uno dei suoi uomini, ma si sente rispondere con un’altra domanda: è così importante? “Sangue Blu. Questo sono io. E sono qui. Se devo combattere con te ho bisogno di sapere chi sei e chi sei stato”, dice Enzo, e a quel punto Ciro confessa: sì, quello era il suo nome.

 

Quando Enzo arriva a casa per prendere dei soldi, trova Carmela intenta a far studiare Cosimo. Lei ovviamente capisce che c’è qualcosa di grosso in ballo, gli chiede cosa sta succedendo, e gli ricorda che è tollerato solo se spaccia in piccole quantità lì vicino, senza dare fastidio. Lui sorride beffardo: “A furia di tenere la testa chinata mi sta venendo male al collo”, ribatte, e fa per andarsene, ma Carmela non molla: “Io e te respiriamo solo perché mamma chiese la grazia a Edoardo Arenella, non dimenticarlo. Avevo 14 anni quando mamma è morta, ho dato io la mia parola ad Arenella che sarebbe finito tutto lì. E ora dobbiamo mantenerla. Perché un uomo ha una sola parola.” “Tu non sei un uomo Carmela”, ribatte lui, e di nuovo fa per andarsene. Lei, però, non ha ancora finito: “Ma mi sono comportata da uomo. E da mamma. L’ho fatto per te, e continuo a farlo per Cosimo, perché tu hai la testa per aria.” Sangue Blu è furioso, perché si è trovato a dover sottostare a un patto per cui lui non ha mai dato la sua parola, ma sua sorella è categorica, quella era la volontà della madre, ed è questa cosa che ha salvato la vita a entrambi. “Quelli ti hanno ucciso il padre e non ti hanno neanche lasciato un corpo da sotterrare! Noi siamo figli di un fantasma, e i fantasmi non trovano pace.”, risponde lui, e lei è preoccupata: “Ma la guerra è la cosa peggiore Enzù, sai quando inizia, ma non puoi sapere quando finisce.” Enzo non risponde più: si gira, scende le scale, e raggiunge i suoi amici, già pronti in sella ai motorini accesi.

 

 

Gomorra 3, episodio 5: la recensione

 

Il quinto episodio della terza stagione di Gomorra – La serie ci porta dentro la vita di Enzo, e soprattutto ci dice qual è il piano di Genny, e il motivo per cui ha chiesto aiuto a Ciro: vuole fare la guerra agli altri boss di Napoli, colpevoli di aver affiancato e sostenuto Avitabile, e vuole toglierli di mezzo per prendersi tutta la città, e non starsene più confinato a Scampia e Secondigliano. Il giovane boss decaduto non ha solo intenzione di riprendersi tutto quello che è suo, ma addirittura vuole prendersi ogni cosa. E poi, ovviamente, dopo che sarà diventato abbastanza forte, sarà inevitabile lo scontro col suocero.

 

Questo capitolo di Gomorra 3 si apre in realtà con Enzo e i suoi che rubano un tir carico di avvitatoria a batteria. Ad aiutarli a incastrare l’autista c’è Maria, la ragazza di Sangue Blu, che condivide con lui lo stesso desiderio di rivalsa nei confronti della vita, e ovviamente la stessa ambizione. Fare la cameriera nel locale di Carmela le sta stretto, i suoi sogni sono più grandi, e forse finalmente ora potranno diventare realtà. L’entrata in scena di Ciro, vero e proprio mentore per il personaggio di Arturo Muselli, cambia completamente le carte in tavola: col suo appoggio, Enzo e gli altri riescono infatti per la prima volta a organizzarsi e a mettere in piedi qualcosa che va al di là della semplice coltivazione e spaccio di un po’ di erba.

 

Ovviamente il mentoraggio dell’Immortale non è un atto di bontà e non è disinteressato, semmai tutto il contrario: Enzo e i gli altri sono infatti una pedina nelle mani di Ciro e di Genny, una pedina fondamentale per dare il via alla guerra. Il tema della vendetta è trasversale: Genny vuole vendetta nei confronti dei boss di Napoli, colpevoli di averlo venduto ad Avitabile, ma anche Enzo vuole vendetta, sempre dagli stessi boss, in particolare da Don Arenella, che quasi sicuramente ha avuto un ruolo importante nella caduta in disgrazia della sua famiglia. Nonostante la rapina in banca e nonostante il passaggio dallo spaccio di marijuana a quello di cocaina, Sangue Blu non ha ancora oltrepassato la linea, non è ancora completamene perduto, e lo capiamo nel momento in cui decide di lasciare libero l’autista del camion. Il suo battesimo del fuoco non c’è ancora stato, ma di sicuro è vicino.

 

Entra in scena in questo episodio Valerio, il personaggio di Loris De Luna. Compare poco per ora, ma nei prossimi episodi avremo modo di vederlo in azione. Quello che vediamo è però il convergere di due mondi, quello dei vicoli, di chi ha sogni di gloria e a volte prende la strada più semplice per provare a farli diventare realtà, e quello di chi invece in quei sogni già ci vive, gente che nella vita non è mai dovuto scendere a compromessi, ma a cui manca qualcosa.

 

Degna di nota è l’interpretazione di Angela Ciaburri, interprete di Carmela. E’ una donna che ha visto e fatto cose che avrebbe preferito non dire e non vedere mai. Conosce bene la storia della sua famiglia, sa benissimo cosa e chi erano il padre e il nonno, ed è a conoscenza delle attività di spaccio di erba di Enzo. Conosce così bene il fratello che si accorge subito che qualcosa sta bollendo in pentola. Resta da capire se lo aiuterà e lo coprirà, dovesse essercene bisogno, e se, al contrario, per il bene del figlio Cosimo cercherà di allontanarsi dal fratello.

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