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Il Trono di Spade 7: la recensione del secondo episodio

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Linda Avolio

Non perde tempo questo secondo episodio della settima stagione de Il Trono di Spade, e, dopo il ritmo contenuto della premiére, Benioff e Weiss cominciano a spingere sull’acceleratore, regalandoci la prima battaglia, quella tra Euron e i nipoti, e mettendo in moto una serie di svolte che porteranno Jon a Roccia del Drago, al cospetto di Daenerys. Ritroviamo in Nata dalla Tempesta anche alcuni personaggi che non vedevamo da un po’: in attesa dei prossimi appuntamenti con la serie, leggi la recensione del secondo episodio (NB, ovviamente CI SONO SPOILER se non l'avete ancora visto!!)

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Stormborn, Nata dalla Tempesta: il secondo episodio della settima stagione de Il Trono di Spade riprende il racconto esattamente dal punto in cui si era interrotto, da quel “Cominciamo?” pronunciato da Daenerys. Siamo a Roccia del Drago, siamo nella famosa sala col tavolo intagliato da Aegon Targaryen centinaia di anni fa, e attorno a quel tavolo ci sono la Madre dei Draghi e i suoi fedeli consiglieri, Tyrion, Verme Grigio, Missandei e Varys. E’ notte, e sull’isola si sta abbattendo una violenta tempesta. Il Folletto e il Ragno Tessitore parlano della notte in cui venne alla luce l’ultima erede del Re Folle, ma Daenerys è nervosa, è impaziente…è frustrata: finalmente è tornata a casa, ma non si sente a casa. Roccia del Drago le sta stretta, mira al continente.

 

 

 

E’ al gioco dei troni che si sta giocando, e sul tavolo-scacchiere sono posizionate le pedine. “Se Viserys avesse avuto tre draghi e un esercito, avrebbe già attaccato Approdo del Re”, dice lei, ma Tyrion, che è la voce della ragione, risponde: “Conquistare Westeros sarebbe facile per te, ma non sei qui per essere la Regina delle Ceneri”. C’è bisogno di alleanze, c’è bisogno di convincere le altre grandi casate a sostenere la sua rivendicazione del trono. I Tyrell e i Martell, che hanno risposto alla chiamata di Varys, sono molto importanti, ma serve anche altro. Nel momento in cui vengono menzionate i nomi delle famiglie dell’Altopiano e di Dorne, ecco che sul volto di Daenerys compare un’ombra.

 

 

 

“Non ti ho mai ringraziato come si deve” dice Daenerys al Ragno Tessitore. Lei non sa se può veramente fidarsi di lui, d’altronde perché dovrebbe? Varys tradì suo padre Aerys, e tradì anche i Baratheon dopo la morte di Robert. Senza contare che inizialmente Varys appoggiò Viserys suggerendogli di dare sua sorella in sposa a Khal Drogo per avere la sua armata, e che poi fu proprio lui a mandare un assassino sulle tracce della giovane erede della dinastia Targaryen. La risposta del personaggio di Conleth Hill, che nel passato è stato a sua volta venduto e usato, è potente: “Vuoi sapere a chi sono fedele veramente? Non a re o regine, ma al popolo. A quel popolo che soffre quando è vittima di despoti e che prospera quando a comandare ci sono dei sovrani giusti. Quello stesso popolo che vorresti ti amasse!”. Daenerys apprezza la schiettezza del Ragno, arrivando addirittura a chiedergli “Giurami una cosa Varys. Se mai dovessi essere una delusione per il popolo, non cospirerai alle mie spalle, ma mi guarderai negli occhi come hai fatto oggi e mi dirai come stanno le cose”. Lui giura, ma lei non ha finito: “E io ti giuro questo: se mai mi tradirai, ti farò bruciare vivo”. La partita, però, non è ancora finita, e ad avere l’ultima parola è lui: “Non mi aspetterei niente di meno dalla Madre dei Draghi”.

 

 

 

A chiudere definitivamente questo duello verbale è Verme Grigio, che annuncia l’arrivo di una sacerdotessa rossa. Noi spettatori sappiamo benissimo che si tratta di Melisandre, che ritorna dal punto in cui è partita, e se da una parte non desideriamo altro che il momento in cui Ser Davos la ucciderà per vendicare la morte di Shireen, dall’altra non possiamo non renderci conto dell’importanza di questo personaggio nel quadro generale della narrazione. Presentata inizialmente come un’invasata seguace del Signore della Luce, pian piano abbiamo capito qual è il suo obiettivo: trovare la reincarnazione di Azor Ahai, il “Principe che fu promesso”, l’unica persona in grado di sconfiggere gli Estranei e scongiurare la Lunga Notte. Melisandre non sarà la più simpatica della serie, eppure, arrivati a questo punto, il suo ruolo è ancora più chiave.

 

La Madre dei Draghi la accoglie educatamente, le dice che un’altra sacerdotessa rossa è stata di grande aiuto per il popolo a Meereen, e nonostante le riserve di Tyrion e Varys, che hanno già avuto a che fare con lei, le permette di andare avanti col suo discorso. “Temo di non essere un principe”, le dice Daenerys, ma a questo punto è Missandei a fare luce su un aspetto molto importante: il nome utilizzato per indicare la reincarnazione di Azor Ahai in realtà non ha un genere definito in valyriano, dunque la traduzione corretta sarebbe “il principe o la principessa che fu promesso/a porterà l’alba”. “Credi alle profezie?” chiede Daney a Melisandre, e lei, astuta come sempre, dà la risposta perfetta: “Le profezie sono una cosa pericolosa. Credo che tu avrai un ruolo importante, proprio come qualcun altro. Il Re del Nord, Jon Snow”. Tyrion, che conosce il bastardo di Ned Stark (lui ovviamente lo definisce ancora così), capisce subito che Jon potrebbe essere l’alleato mancante, e convince la sua regina a mandare un corvo a Grande Inverno. Ovviamente non si tratterà di un incontro tra pari “Dì a Jon Snow che la sua sovrana lo convoca a Roccia del Drago. E che vuole che si inginocchi”.

 

 

 

E’ una Daenerys più dura quella che vediamo in questo episodio, una Daenerys che vorrebbe fare tutto e vorrebbe farlo subito, una Daenerys quasi arrogante, ma che, allo stesso tempo, deve avere la lucidità di fermarsi a riflettere, per scegliere la strategia più giusta e per studiare i suoi alleati. D’altronde il suo nuovo ruolo che glielo chiede: anche se a malincuore, l’idealismo deve fare spazio al pragmatismo che la guerra impone, perché la posta in gioco è troppo alta.

 

La scena successiva è ambientata a Grande Inverno. Jon ha ricevuto il messaggio di Tyrion. Si fida di lui, e il fatto che Daenerys potrebbe aiutarlo nella lotta contro gli Estranei grazie ai suoi draghi, come gli ricorda Ser Davos, è un bell’incentivo.

 

Ma andiamo prima ad Approdo del Re. “Se la figlia del Re Folle siederà sul trono, distruggerà il regno così come lo conosciamo. Porterà un’armata di selvaggi Dothraki e di Immacolati che raderà al suolo i vostri castelli, brucerà i vostri villaggi, stuprerà e metterà in schiavitù le vostre donne e massacrerà i vostri bambini senza pensarci due volte. Ecco come Olenna Tyrell vi ringrazia dopo secoli di lealtà”, dice Cersei di fronte a un gruppo non molto folto di nobili rimasti fedeli alla corona, tra cui per l’appunto numerosi rappresentanti delle casate che hanno sempre servito sotto i Tyrell. Peccato che i Tyrell ora siano dei traditori: da che parte decideranno di stare questi nobili? Soprattutto, da che parte deciderà di stare Randyll Tarly, il padre di Sam? L’uomo non vorrebbe andare in guerra, ma il discorso che gli fa Jaime, un discorso a metà tra il sincero invito a diventare uno dei suoi generali e la minaccia di alto tradimento, sembra fare il suo dovere.

 

 

 

In questo episodio ritroviamo anche l’inquietante Qyburn. A quanto pare l’ex Maestro non è stato con le mani in mano, come scopriamo in una scena ambientata nella cripta della Fortezza Rossa. Lì dove sono custoditi i teschi dei draghi appartenuti in passato ai Targaryen, tra cui il mastodontico Balerion, si nasconde un’arma che potrebbe rivelarsi letale per Drogon, Rhaegal e Viserion: una gigantesca balestra, capace di trapassare il cranio delle imponenti bestie. A questo punto l’intento degli autori ci sembra, purtroppo, chiaro: prepariamoci a dire addio almeno a uno dei figli di Daenerys.

 

 

 

Alla Cittadella, Ser Jorah è visitato dall’Arcimaestro Ebrose, accompagnato da Sam. Vediamo finalmente quanto si è esteso il morbo grigio, e le parole del vecchio saggio non lasciano nulla a intendere: la morte arriverà tra anni, ma la malattia si impossesserà molto prima della mente del cavaliere. Ebrose glielo dice chiaramente: è tempo di partire per le rovine dell’antica Valyria (è lì che finiscono gli uomini di pietra), ma a Ser Jorah sarà concesso ancora un giorno. E potrà viverlo come meglio crede. L’inquadratura si sposta sulla spada del personaggio di Iain Glein, facendoci intendere che forse il suggerimento di Ebrose è il suicidio, ma Sam, che si rende conto di trovarsi di fronte al figlio dello stimato Lord Mormont, non ha intenzione di darsi per vinto. Così, di notte, in gran segreto, si intrufola nella cella di Jorah, e gli propone un trattamento sperimentale che potrebbe dargli più tempo e rallentare la malattia. Il cavaliere accetta, nonostante il dolore: non può deludere la sua regina. Piccola nota a margine: questo Sam sempre più intraprendente ci piace, e anche tanto!

 

 

 

Ma torniamo a Roccia del Drago. Daenerys è insieme ai suoi alleati, bisogna pianificare le prossime mosse. Yara è per l’attacco immediato, e anche Ellaria, che vuole vendicare la morte di Oberyn e che rimarca il suo odio profondissimo nei confronti di tutti i Lannister, è dello stesso parere. “La città cadrà in un giorno”, dice la donna di ferro, ma Daenerys ha fatto suo l’insegnamento di Tyrion. “Non sono qui per essere la Regina delle Ceneri.”, dice con fermezza, ma Olenna Tyrell, la Regina di Spine, la ammonisce: “Non ti obbediranno se non avranno paura di te. Come pensi di impadronirti del trono, chiedendo per favore?”. La strategia della giovane Targaryen però è chiara: la Capitale sarà messa sotto assedio dagli eserciti dei Tyrell e dei Martell (questi ultimi attaccheranno dal mare, grazie alla flotta di Yara), e prima o poi cederà. Il vero centro nevralgico del potere di Westeros - Castel Granito, la sede della casata Lannister - , sarà invece attaccato dai Dothraki e dagli immacolati, che vi giungeranno dal mare, al comando di Verme Grigio.

 

 

 

L’incontro si conclude con un dialogo privato tra Dany e Lady Olenna. La prima dice di essere intenzionata a portare la pace nei Sette Regni, ma la seconda replica secca “Credi che avessimo raggiunto la pace sotto tuo padre? O sotto suo padre? O ancora sotto il padre di suo padre? La pace non dura mai, mia cara. Il tuo Primo Cavaliere è in uomo intelligente, e io ne ho conosciuti parecchi di uomini intelligenti, ma io sono sopravvissuta a ciascuno di loro. E sai come ho fatto? Li ho ignorati tutti. I lord di Westeros sono delle pecore. Tu sei una pecora? No, tu sei un drago. Comportati da drago!”.

 

Segue una scena che a livello narrativo non è propriamente necessaria ma comunque piacevole, quella in cui finalmente Verme Grigio e Missandei fanno l’amore. Il discorso del soldato, la risposta della ragazza, è tutto molto tenero, delicato. Dopo stupri e violenze di ogni genere è bello vedere due persone adulte e consenzienti che si rispettano e che provano sentimenti sinceri. Resta comunque forte la sensazione che questo sia l’addio definitivo del povero Verme Grigio alla sua amata: sarà veramente così?

 

 

 

Ritroviamo anche Arya, in viaggio verso la Capitale. La giovane di casa Stark si trova in una locanda familiare ai fan della serie, infatti è questione di pochi secondi ed ecco comparire il simpatico Frittella! Il ragazzo è rimasto lì, ha seguito un altro percorso di studi, per così dire, ed è diventato un cuoco degno di nota. I due chiacchierano, lui le chiede se ha incontrato “la lady enorme”, intendendo Brienne, e lei risponde di sì, ma è veramente di poche parole. Quando però lui le chiede “Che cosa ti è successo Arry?”, il volto di Maisie Williams, veramente notevole in questa prima parte di stagione, viene coperto da un improvviso velo di tristezza e di malinconia. E’ grazie a Frittella che Arya scopre che Grande Inverno non è più sotto i Bolton, ma è tornata in mano agli Stark. L’idea di riunirsi finalmente all’amato fratellastro è più forte del suo desiderio di vendetta, infatti inverte la direzione e si dirige verso nord. Ed è proprio nei gelidi boschi che ritrova un’altra vecchia conoscenza: la sua metalupa Nymeria, che, a quanto pare, ora è a capo di un branco. E’ solo grazie a lei che Arya non viene sbranata. La piccola, che poi ormai è piccola solo a livello anagrafico, di casa Stark non riesce a crederci, e con entusiasmo le dice “Vieni con me, torniamo a Grande Inverno!”, ma ormai Nymeria è un’altra. Arya lo capisce, e quel “It’s not you”, non sei tu, va interpretato così: ormai cara Nymeria mi rendo conto che anche tu, come me, non sei più quella che eri. Rivedremo la metalupa? Secondo noi sì, quantomeno ci speriamo!

 

 

 

Il Re del Nord, intanto, ha ricevuto un altro messaggio. Si tratta del corvo inviato da Sam. Jon riunisce i lord e comunica le sue intenzioni: andrà a Roccia del Drago per parlare con Daenerys e chiedere il suo appoggio. E ovviamente per il giacimento di vetro di drago. Come previsto, l’annuncio scatena il putiferio generale: Lyanna Mormont è contraria, la sua sorellastra è contraria, e quasi tutti i lord la pensano come loro. Yohn Royce, fedele agli Arryn da sempre, memore di Aerys II urla: “Non ci si può fidare di un Targaryen!”. Jon non ha nessuna reazione particolare, ma gli spettatori non possono non cogliere l’ironia del momento. Royce, infatti, non ha la minima idea di avere di fronte il figlio bastardo di Rhaegar, il che ci porta a farci una domanda: Jon scoprirà durante questa stagione di essere figlio di Lyanna Stark e di Rhaegar Targaryen? Bran glielo rivelerà quando e se si incontreranno? Ad ogni modo, la decisione è stata presa, ma Grande Inverno, durante l’assenza del suo re, sarà in buone mani: quelle di Sansa. Possiamo fidarci? Secondo noi sì, Sansa vuole bene al fratellastro, che tra l’altro è l’ultimo pezzetto della sua famiglia, e ci tiene all’indipendenza del nord, dunque starà ben attenta a Ditocorto. Il problema è che non si sta mai attenti abbastanza a Ditocorto.

 

 

 

Nella scena successiva, Jon è nella cripta di famiglia, di fronte alla tomba del padre. “Mi è dispiaciuto molto quando è morto. Tuo padre e io avevamo le nostre differenze, ma amava molto Cat. Come me. Non le piacevi molto, non è vero? Beh, ti ha decisamente sottovalutato”. E’ Lord Baelish a parlare. Continua: “Tuo padre e tuo fratello sono morti, e invece tu sei qui, il Re del Nord, l’ultima speranza contro la tempesta in arrivo”. “Non dovresti trovarti qui”, sono le uniche parole di Jon. Sul volto di Kit Harington si legge tutto il disprezzo che il suo personaggio prova nei confronti di quello di Aiden Gillen. La tensione si taglia col coltello, ed esplode nel momento in cui Ditocorto fa capire che avrebbe voluto sentirsi dire “Grazie” per aver ribaltato la situazione durante la Battaglia dei Bastardi, e nel momento in cui dice di amare Sansa quanto ha amato sua madre. A quel punto Jon non si contiene più, lo prende per il collo, lo sbatte al muro e chiude la conversazione con un secco “Prova solo a sfiorare mia sorella, e ti ucciderò io stesso”. Anche il buon Jon si è indurito. Per il Re del Nord è arrivato il momento di partire per Roccia del Drago: il futuro del mondo è nelle sue mani.

 



 

 

E arriviamo alla parte finale. Yara e Theon sono in viaggio verso Lancia del Sole. Stanno portando a casa Ellaria, e da lì caricheranno sulle loro navi l’esercito di Dorne, per andare ad assediare Approdo del Re. Tutto secondo i piani? Assolutamente no. In quella che è la prima sequenza di battaglia della settima stagione, vediamo avvicinarsi minacciosa la flotta di Euron. Il pirata delle Isole di Ferro abborda la nave dei nipoti, ed è il caos più totale. Capiamo subito che le Serpi delle Sabbie sono spacciate, e purtroppo capiamo anche che nonostante il suo coraggio e le sue capacità, Yara perderà contro lo zio. Il motivo è semplicissimo: Euron è completamente fuori di testa, e non ha paura di niente e di nessuno.

 

 

 

L’obiettivo del Re delle Isole di Ferro, il famoso regalo per Cersei, è ovviamente Ellaria, colpevole di aver ucciso Myrcella: per lei non si mette bene. Theon, completamente impotente contro un attacco così violento e improvviso, non può fare altro che gettarsi in mare: riuscirà a sopravvivere e ad avvisare Daenrys? Molto probabilmente il folle personaggio di Pilou Asbæk non arriverà a fine stagione, ma intanto creerà parecchio disturbo. Senza i soldati di Dorne, infatti, i piani della Madre dei Draghi devono essere rivisti, e devono essere rivisti in fretta. Spendiamo due parole anche sull’interpretazione di Gemma Whelan, interprete di Yara, che nel momento in cui viene “tradita” dal fratello fa un ottimo lavoro nel restituire tutte le emozioni provate dal suo personaggio. In genere ne Il Trono di Spade le morti dei personaggi coinvolti nelle storyline principali non avvengono mai fuori scena, dunque ci auguriamo che Yara sia ancora viva. Certo, essere nelle mani di un pazzo come Euron, però, non è il massimo…